Trattativa Stato-mafia: Napolitano deporrà? Intanto censuriamo Cancemi! |
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Scritto da Lorenzo Baldo | |||||||||
Giovedì 10 Ottobre 2013 21:41 | |||||||||
di Lorenzo Baldo - 10 ottobre 2013
Palermo. Sotto gli occhi di una piccola delegazione di magistrati venuti a seguire il processo sulla trattativa Stato-mafia dall’Estonia e dalla Spagna (all’interno di uno scambio interculturale) si è consumata un’ennesima udienza del cosiddetto procedimento “Bagarella + 9”. In una sorta di botta e risposta si sono susseguiti gli interventi degli avvocati degli imputati e dei pm Roberto Tartaglia e Nino Di Matteo. Gli avvocati si sono opposti ad alcune richieste della Procura e allo stesso modo i magistrati si sono opposti ad alcune istanze delle difese. Tra queste merita particolare attenzione la richiesta del difensore di Mori e Subranni. L’avvocato Milio si è opposto all’acquisizione dell’audio (contenuto in un Cd) relativo all’intervista del nostro direttore, Giorgio Bongiovanni, al primo pentito della “Cupola” di Cosa Nostra Salvatore Cancemi (deceduto il 14 gennaio del 2011). Quell’intervista era confluita in un libro dal titolo eloquente: “Riina mi fece i nomi di…” (Massari ed.), nel quale lo stesso ex boss di Porta Nuova affrontava i temi più delicati della sua collaborazione: dal ruolo di Dell’Utri e Berlusconi nelle stragi, fino alla mancata cattura di Bernardo Provenzano. Una cattura che sarebbe stata possibile lo stesso giorno nel quale Salvatore Cancemi si era consegnato ai carabinieri della caserma Carini di Palermo. Latitante per anni, all’alba del 22 luglio del 1993 aveva deciso di costituirsi ai carabinieri ponendo così fine ad una carriera mafiosa durata vent’anni. Quella mattina lo stesso Cancemi avrebbe dovuto incontrarsi con Carlo Greco, il capo del mandamento di Santa Maria di Gesù assieme a Pietro Aglieri, per poi raggiungere Bernardo Provenzano in una località segreta. Di fatto una volta in caserma aveva consegnato ai carabinieri un pizzino ricevuto da Greco, con il quale gli si comunicava un appuntamento per la mattina di quello stesso giorno con Provenzano. “Dopo aver chiesto di avvisare il Capitano ‘Ultimo’ – aveva raccontato Cancemi a Bongiovanni – dissi ai carabinieri che io avevo, per quella mattina alle sette, un appuntamento con Provenzano; quindi se volevano potevano prenderlo. All’inizio non mi hanno creduto, perché altri pentiti avevano dichiarato che non si sapeva se era ancora vivo”. (…) “Poi mi hanno fatto un buco nei pantaloni, ancora li conservo, per mettermi una microspia nella tasca in modo che io salissi in macchina con Carlo Greco. E li facessi arrivare a Provenzano. Ma tutto si è risolto in una bolla di sapone. E intanto l’orario dell’appuntamento è passato”. “Perché secondo lei non hanno voluto prendere Provenzano?”, aveva chiesto Bongiovanni al pentito. “Questo io non lo so – aveva replicato l’ex boss –. So che questa è la realtà, è oro colato!”. Parole come pietre che a detta dell’avv. Milio non dovevano essere acquisite agli atti di questo processo in quanto contenevano “valutazioni dell’autore”. E’ evidente che le parole di Totò Cancemi, nonostante la sua prematura scomparsa, preoccupano ancora gli avvocati di alcuni imputati. Allo stesso modo il legale di Mori ha invece chiesto di acquisire un articolo di Antimafia Duemila sul verbale di interrogatorio di Liliana Ferraro relativo al suo incontro con Giuseppe De Donno, richiesta alla quale si è opposta la Procura. ARTICOLI CORRELATI Morto Salvatore Cancemi, il primo pentito della ''cupola'' di Cosa Nostra Trattativa: parla Riina, “Sono stati loro a venire da me” Colle Center – ciò che non viene detto dall’informazione sulle intercettazioni di Mancino Trattativa Stato-mafia, si entra nel vivo. I pm vogliono sentire Napolitano Comments:
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