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Trattative stato-mafia, arriva in Procura il "papello" delle richieste di Cosa Nostra PDF Stampa E-mail
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Scritto da Nicola Biondo   
Giovedì 15 Ottobre 2009 20:53
Non c’è nessuna intestazione, né una firma né ovviamente il destinatario. Quello che ormai viene chiamato “papello” è una lista di 12 punti, scritta a mano e a stampatello dal ghota di Cosa nostra. Ogni punto una richiesta allo stato per far cessare le stragi: si va dalla abolizione della legge sui pentiti a quella sulla confisca dei beni mafiosi, alla chiusura dei supercarceri come l’Asinara all’annullamento del decreto sul 41bis, il carcere duro. Una sorta di grande riforma della giustizia, una resa totale dello stato alla mafia dopo la strage di Capaci. E’ una fotocopia del papello quella che è stata consegnata ieri ai giudici palermitani dagli avvocati di Massimo Ciancimino, figlio di don Vito, tramite nell’estate del 1992 tra Cosa nostra e le istituzioni.

Per l’originale si dovrà attendere ancora ma la Procura di Palermo lo giudica un passo avanti importante nelle indagini.
Ma se il papello cattura l’ovvia attenzione mediatica, grande importanza viene data dai PM Nino Di Matteo e Antonio Ingroia ad alcuni fogli che riportano le considerazioni di Vito Ciancimino sulla trattativa. In essi Don Vito farebbe riferimento a due politici, Mancino e Rognoni (che hanno ripetutamente smentito qualsiasi coinvolgimento) e ricostruirebbe le fasi della trattativa con il Ros in modo assai diverso a quanto finora appurato in due sentenze. Considerazioni anche politiche quelle di Ciancimino riguardanti la necessità di dare vita ad un Partito del Sud prima delle elezioni del 1994.

Dall’aprile del 2008 Massimo Ciancimino fornisce ai Pm Di Matteo e Ingroia la sua versione dei fatti e una cospicua documentazione. La prima verifica che va fatta è se il papello è stato inviato prima o dopo la strage di via D’Amelio.
“Stiamo indagando su 10 anni di trattativa” dice Di Matteo. Indagini che vanno coordinate con la procura di Caltanissetta. Oggi interrogato Martelli. Ipotesi di falsa testimonianza Mori De Donno al Borsellino-ter.

Nicola Biondo (l'Unità, 15 ottobre 2009)

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gia70  - Andiamo piano...   |2009-10-16 10:44:29
Di un mafioso, figlio di un mafioso, non riesco a fidarmi del tutto, anzi.
Aspetto che Ciancimino fornisca il documento orignale e aspetto valutazioni di
merito sulla vicenda da parte dei magistrati. L'importante, e' che si sia
squarciata, almeno in parte,
quella densa e fitta nebbia che in 17 anni e'
sempre rimasta presente sulla verita' delle stragi. Esprimo tutta la mia
solidarieta' ai magistrati e alle forze dell'ordine che combattono in prima
linea il potere della criminalita' organizzata. P.S. Un caro saluto a Salvatore
Borsellino, il primo protagonista degli importanti sviluppi evidenziatisi in
questo ultimo periodo.
qwan  - domanda   |2009-10-16 13:21:46
Se è vero che alla fine del '92 Ciancimino esaurì il suo ruolo nella
trattativa e fu, secondo alcuni, sostituito da Dell'utri, cosa ci va a fare
Provenzano super-latitante a casa di Ciancimino a Roma agli arresti domiciliari
nel 2002? Va a fare una partita a briscola?
innocenti   |2009-10-16 14:28:22
a me invece appare davanti una situazione paradossale, con mafiosi che parlano e
politici in tenace atteggiamento di omertà....

Poi nel processo di primo
grado a dell'utri sono stati portati numerosi elementi e riscontri alle
dichiarazioni dei pentiti, anche quando parlano di lui come referente della
mafia nel 93/94.

la giustizia deve ancora scavare su queste vicende... ma
obiettivamente, a livello politico, i fatti mostrano una situazione vergognosa e
insostenibile.

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