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Mannino: "Io ispiratore? Balle pazzesche" PDF Stampa E-mail
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Scritto da Redazione Rainews24   
Sabato 17 Marzo 2012 17:08
"Balle pazzesche. La ricostruzione fantastica, da piccolo romanzo d'appendice poliziesca, stupisce soltanto per l'arditezza della perversione intellettuale. L'input della trattativa della quale in atto devono rispondere davanti a un Tribunale il gen. Mori e il col. De Donno sarebbe riconducibile alla 'mia paura' che avrebbe interessato prima il compianto maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli e poi non so chi. Adesso da vittima di minacce di Cosa nostra divento ispiratore di trattative". Lo dice il deputato Calogero Mannino, indagato per la presunta trattativa tra Stato e mafia, commentando quanto riportato da 'il Fatto", secondo cui l'ex ministro dopo la sentenza della Cassazione sul maxi-processo a Cosa nostra avrebbe riferito al maresciallo Guazzelli: "Ora o uccidono me o Lima".

I presunti dialoghi tra Mannino e Guazzelli, che venne assassinato tre settimane dopo l'omicidio di Lima, ora sono al vaglio dei pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, che ritengono interessanti i verbali del figlio del maresciallo, Riccardo Guazzelli, che avrebbe confermato che il padre era il tramite tra Mannino e Antonio Subranni, all'epoca capo dei Ros, e che Paolo Borsellino, facendo una confidenza alla moglie Agnese, avrebbe etichettato come 'punciutu'.

"Tutte le dichiarazioni ufficiali dei carabinieri e funzionari di polizia che ho incontrato in quel tempo sono state vagliate nel lungo processo che mi e' stato fatto - afferma Mannino - E' semplicemente ridicolo, o meglio lo sarebbe se non fosse questo intento accusatorio mosso da una palese inimicizia, certamente frutto di turbe della mente".

Mannino da' la sua chiave di lettura di quanto avvenne nel '92. "La conversione in legge del decreto legge presentato dal governo Andreotti, del quale ero ministro, e' avvenuta il 4 agosto del 1992. Quindi - sostiene - nel tempo in cui qualcuno trattava sul 41 bis, io con i deputati della Dc lo votavamo, mentre il Pds si asteneva e altri partiti di sinistra votavano contro. Quindi sul 41 bis la mia posizione e' chiara".

Il parlamentare ricorda che "alla fine del 1992 venivo coinvolto in un'inchiesta dopo le dichiarazioni di un imprenditore agrigentino, per cui e' stato avviato il processo di tangentopoli: dopo cinque anni, sono stato pienamente assolto". "Le decisioni di non applicazione del 41 bis sono tutte, secondo precise acquisizioni giudiziarie - prosegue Mannino - della seconda parte del 1993. Riguardano decisioni del governo Ciampi e del ministro Conso".

"Ma come si fa a dimostrare cio' che e' evidente a chi persevera in un disegno calunnioso e persecutorio - conclude - Dovrebbero avere l'onesta' intellettuale di riconoscere che sono stato vittima di un disegno criminale di Cosa nostra, ed invece fantasticano di altro. Oltre a mantenere questo pregiudizio di inimicizia credo che vogliano contribuire a creare e rafforzare la confusione. In questo modo se c' e' stata trattativa la si copre. Ma della trattativa il sottoscritto e' stato vittima. Cio' che non poterono i criminali di Cosa nostra, poterono altri...".

I verbali del figlio di Guazzelli non sono stati acquisiti al processo al gen. Mori ma sono stati richiesti dai pm che indagano sulla presunta trattativa Stato-mafia. Lo scorso febbraio alla Camera Mannino, che e' indagato per la presunta trattativa, aveva detto che lui frequentava "gente di Stato" tra cui lo stesso Guazzelli. L'ex ministro ha sempre smentito di aver riferito al maresciallo Guazzelli: "Ora o uccidono me o Lima" dopo la sentenza della Cassazione sul maxiprocesso palermitano a Cosa nostra.


Redazione Rainews24, 17 marzo 2012






 

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