Increase Font Size Option 6 Reset Font Size Option 6 Decrease Font Size Option 6
Home Documenti Altri documenti Nel 1992 Mannino si salvò due volte. I boss preferirono uccidere Borsellino
Nel 1992 Mannino si salvò due volte. I boss preferirono uccidere Borsellino PDF Stampa E-mail
Documenti - Altri documenti
Scritto da Sandra Amurri   
Lunedì 02 Aprile 2012 09:29
Dopo le audizioni in commissione parlamentare Antimafia del Procuratore di Palermo Francesco Messineo, la politica sa tutto sulla trattativa Stato-mafia che vede indagati l’onorevole Calogero Mannino e il generale dei carabinieri Subranni, mentre altri nomi sarebbero ancora coperti da segreto. Come confermato dal presidente dell’Antimafia, Giuseppe Pisanu: “Ringrazio il procuratore Messineo e il suo vice, dottor Di Matteo, per la collaborazione che ci hanno offerto, che ci aiuta a procedere in questa fatica non irrilevante nel cercar di fare ciò che non è compito loro, ma nostro, cioè chiarezza politica sulla drammatica vicenda delle stragi di mafia”. Per ora si odono le solite voci che distruggono il ragionatore (i magistrati) non potendo distruggere il ragionamento, che vorrebbe dire fare pulizia dentro i propri partiti.   MESSINEO in audizione: “Pezzi essenziali dello Stato pensarono a come prevenire le iniziative stragiste della mafia non attraverso la repressione giudiziaria, ma attraverso qualche accomodamento con l’altra parte”. L’inizio è il 30 gennaio, fine del maxi-processo,e il 12 marzo, uccisione del deputato Salvo Lima definito da Messineo “una punizione per avere fatto delle promesse che poi non vennero mantenute”. Al suo posto “doveva essere ucciso il ministro Mannino come esterna al maresciallo Guazzelli: ‘Ora o uccidono me o Lima’. Lo ripete anche a Mancino, a Contrada e al generale Subranni. Mannino si sente braccato, ma non si rivolge ai magistrati. Chiede e ottiene, presso il ministero e la sua segreteria politica, cinque colloqui, mai consacrati in un verbale, con il capo del Ros Subranni e con Contrada del Sisde.
La sua paura è confermata anche da un articolo pubblicato dall’Espresso, a firma Antonio Padellaro, che faceva riferimento a un colloquio avvenuto l’8 luglio del 1992. Il ministro Mannino avrebbe dichiarato di essere stato avvicinato e di aver ricevuto pressioni affinché si battesse a favore di misure meno restrittive e meno afflittive per i mafiosi. Egli avrebbe detto di ritenersi in pericolo di vita, di avere una gran voglia di parlare, ma di avere ricevuto dai carabinieri il consiglio di non esporsi”.  Dunque Mannino si salva per ben due volte: la prima quando a lui “preferiscono” Lima, la seconda, quando, dopo la strage di Capaci, Riina manda Salvatore Biondino a dire a Brusca di interrompere i pedinamenti di Mannino perché l’omicidio è stato sospeso. E poco dopo uccidono Borsellino.   DI MATTEO continua: “Il ministro dell’Interno Scotti e il capo della polizia Parisi, lanciano l’allarme istituzionale indirizzando circolari a prefetture, questure, ai comandi dell’Arma del Paese, allarme di una campagna di destabilizzazione delle istituzioni che la mafia avrebbe intenzione di condurre, anche attraverso l’eliminazione dei ministri Mannino e Vizzini, e del presidente del Consiglio Andreotti. Dopo 20 anni la Procura di Palermo deve attendere che la documentazione riservata venga declassificata. Da quel momento inizia l’isolamento di Scotti. Subisce due irruzioni nella sua abitazione privata a Roma che non denuncia su espresso consiglio del capo della polizia” e infine viene sostituito da Mancino: fatto che ieri ai pm l’ex premier Giuliano Amato, che si è detto all’oscuro della trattativa, ha definito “ prassi politica”.   MESSINEO: “Il capitano De Donno prospetta a Liliana Ferraro la possibilità di avviare un rapporto di collaborazione con Vito Ciancimino chiedendo un sostegno politico. La Ferraro riferisce al ministro Martelli che lascia cadere la cosa anche perché il contrasto alla mafia sarebbe dovuto passare dal Ros alla Dia”. Questo spiegherebbe l’interesse del Ros ad ascriversi il merito di una tregua mafiosa? Per Messineo la missione del capitano De Donno è “inspiegabile; un capitano dei carabinieri non va a parlare con un funzionario del Ministero della giustizia per comunicare che i carabinieri intendono avviare un rapporto di collaborazione con un mafioso del calibro di Ciancimino, chiedendo un sostegno politico”. Al ministro Martelli subentra Conso. “Il capo del Dap Niccolò Amato viene sostituito con Capriotti, vice Di Maggio senza che ne abbia i requisiti. Capriotti, invia al ministro una memoria per l’allentamento del 41-bis e il non rinnovo del provvedimento che potrebbe costituire un segnale di distensione. A chi lo Stato doveva dare questo segnale di distensione? Non certo ai detenuti. Seguono altre stragi e quello che Ciampi definisce un tentativo di golpe. Ci si attenderebbe da parte dello Stato un irrigidimento; invece il ministro Conso decide di non prorogare il regime del 41-bis per molti boss detenuti. Il 17 febbraio 1993, familiari di boss detenuti indirizzarono un esposto, dai contenuti minacciosi, al presidente della Repubblica Scalfaro, e per conoscenza, anche ai ministri dell’Interno e della Giustizia, al Papa, al vescovo di Firenze. Lettera inviata al Dap dal ministero dell’Interno. In dibattimento, il segretario generale della Presidenza della Repubblica, consigliere Gifuni, ha detto che la lettera non risulta negli archivi del Quirinale”. Un altro mistero è il rapporto mafia-appalti inviato da Liliana Ferraro, su ordine di Falcone, alla Procura di Palermo, diretta da Giammanco, mai ritrovata. Paolo Borsellino disse: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”. Si sono messi d’accordo: ”Nessuno ammetterebbe mai di aver promosso o partecipato a una trattativa, perché potrebbe refluire in responsabilità penali, ma soprattutto per l’ovvio motivo di aver fatto una cosa eticamente riprovevole”, conclude Messineo all’Antimafia. Eccola la ragion di Stato: salvezza dei molti in cambio del sacrificio di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e otto agenti di scorta.

Sandra Amurri (Il Fatto Quotidiano, 31 marzo 2012)








Comments:

Commenti
Cerca RSS
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!

3.26 Copyright (C) 2008 Compojoom.com / Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."