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Salvatore Borsellino: 'Fatemi sentire le telefonate Mancino-Napolitano' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza   
Mercoledì 10 Aprile 2013 17:42
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza - 10 aprile 2013

Palermo.
Le quattro telefonate top secret tra Napolitano e Mancino? Salvatore Borsellino è convinto che, in quelle conversazioni con il capo dello Stato, Mancino abbia parlato di lui e della querela per diffamazione presentata nei suoi confronti. Per questo motivo, il fratello del giudice ucciso in via D’Amelio ha chiesto di ascoltare le registrazioni destinate per decreto alla distruzione. La richiesta è stata formalizzata ieri dal suo legale, Fabio Repici, che ha presentato un’istanza al gip Riccardo Ricciardi (il giudice che, obbedendo alla sentenza della Consulta, ha stabilito la distruzione dei file delle telefonate, per il momento sospesa dal ricorso in Cassazione di Massimo Ciancimino) per ottenere le trascrizioni di quei colloqui riservati, indispensabili a Borsellino per esercitare il proprio “diritto di difesa’’. Nella richiesta, l’avvocato Repici ricorda che il suo assistito è parte civile, come leader delle Agende Rosse, nel procedimento sulla trattativa, è parte offesa nel processo-quater sulla strage di via D’Amelio (dove ha ottenuto la citazione in aula di Napolitano come testimone) ed è indagato per diffamazione dalla procura di Roma, su querela di Mancino. Quest’ultimo, ritiene ora Borsellino, parlando al telefono con il capo dello Stato, potrebbe aver fatto riferimento proprio a quella querela, presentata il 7 dicembre 2011 alla procura di Roma. E per questo il suo legale vuole ascoltare i file destinati alla distruzione, convinto che possano essere utili alla difesa.
L’avvocato Repici fa riferimento alle affermazioni di Mancino che, parlando al telefono con il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio, accenna alla querela contro Borsellino e riferisce di averne discusso con l’aggiunto di Roma Nello Rossi. Ma il legale cita anche la deposizione al Csm dello stesso Rossi che, sapendo di esser stato intercettato, ammette di avere parlato con Mancino (conversazioni mai captate dai pm di Palermo) che gli annuncia proprio di aver querelato Borsellino. Repici cita infine anche un editoriale del direttore di Panorama che, lo scorso settembre, rivelando presunte indiscrezioni sul contenuto delle telefonate top secret del capo dello Stato, fa riferimento a “critiche a parenti di familiari di mafia’’. Ora Borsellino ritiene che il suo diritto di difesa non può soccombere “ai pretesi principi di diritto enunciati dalla Consulta’’: la stessa valutazione dell’avvocato Roberto D’Agostino, difensore di Massimo Ciancimino, che col suo ricorso in Cassazione ha fermato la distruzione dei file audio. La sesta sezione della Suprema Corte si pronuncerà il 18 aprile. Nell’udienza di ieri, a Caltanissetta, nel processo Borsellino quater hanno deposto le figlie di Rita Borsellino, all’epoca residenti entrambe in via D’Amelio. Cecilia Fiore ricorda di avere notato due fusti di latta davanti al portone dello stabile dove esplose l’autobomba, e ha ricordato che la sua estetista era una condomina, “la signora Vitale’’, il cui marito venne arrestato per mafia e indicato da alcuni pentiti come uno dei “basisti’’ dell’attentato. Nella deposizione successiva, la sorella Marta Fiore ha ricordato di avere notato, qualche giorno dopo la strage, le serrande dell’abitazione dell’estetista abbassate, a differenza delle altre, e di avere dedotto che la famiglia non fosse in casa il giorno dell’attentato. Due periti, infine, hanno chiarito il “giallo del blocco motore’’: lo hanno individuato nelle immagini televisive dello stesso giorno dell’attentato, fugando ogni dubbio.

Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza (tratto da: Il Fatto Quotidiano)

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