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G8, colpo di spugna sulle violenze di strada PDF Stampa E-mail
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Scritto da Marco Preve   
Sabato 08 Giugno 2013 16:56
di Marco Preve - 8 giugno 2013

Colpo di spugna sui cosiddetti fatti di strada del G8 del 2001. In questi giorni sono stati notificati ai rispettivi avvocati le richieste di archiviazione per ben 222 denunce di altrettanti manifestanti che chiedevano giustizia per essere stati pestati, oppure denunciati o arrestati senza alcun motivo o addirittura con false imputazioni. Paradossalmente la "resa" ai tempi della prescrizione porta proprio la firma di tre dei quattro pm che hanno dedicato dieci anni della loro vita a individuare i responsabili del più grande black out dei diritti verificatosi in Italia: l'irruzione alla scuola Diaz e la caserma lager di Bolzaneto.

I pubblici ministeri Patrizia Petruzziello, Francesco Cardona Albini e Vittorio Ranieri Miniati (il pm Enrico Zucca è oggi in organico alla procura generale) nella richiesta di archiviazione depositata al gip in queste ore spiegano di essere giunti a questa conclusione dopo essere stati impegnati per tutti questi anni ad istruire processi di maggiore gravità come la Diaz, Bolzaneto, ma anche due episodi accaduti in piazza Manin. Indagini nelle quali spesso i pm hanno dovuto incaricarsi del ruolo investigativo solitamente svolto dagli organi di polizia giudiziaria.

I tre pm spiegano così di non aver avuto la possibilità di farsi carico anche di queste attività istruttorie, che avrebbero richiesto un impegno materialmente impossibile da soddisfare. Probabilmente, è la tesi di alcuni avvocati delle parti offese, se diversi anni fa, gli allora responsabili della procura avessero adottato una diversa ripartizione delle decine di fascicoli, oggi alcuni degli episodi denunciati potrebbero avere dei responsabili, ma si tratta di pure ipotesi.

Quel che è certo è che restano impuniti decine di abusi, violazioni e falsi. Nei giorni successivi al vertice del luglio 2001, mentre esplodevano gli scandali per la notte cilena della Diaz e la deriva fascista della prigione di Bolzaneto, tantissimi manifestanti presentavano esposti per le botte ricevute in strada o per contestare falsi verbali di arresto o denuncia.

Uno dei pochi casi di violenze di strada che sono arrivati a sentenza è quello relativo ad un episodio di piazza Manin che, a marzo, ha visto condannare a due anni, con la condizionale, Luca Cinti, funzionario del Reparto Mobile di Bologna, imputato di aver detto il falso nel processo a quattro poliziotti accusati di aver arrestato illegalmente due studenti spagnoli durante il G8. Dopo l'indagine del pm Francesco Albini Cardona i quattro sono stati condannati in Cassazione a quattro anni ciascuno.

I giudici dell'appello nel 2010 avevano trasmesso in Procura gli atti relativi a Cinti ipotizzando la falsa testimonianza. Il poliziotto parlò di scontri in piazza con l'arresto di due persone mentre facevano resistenza. Secondo quanto sostennero i giudici nel processo d'appello "oltre a quello dei due spagnoli non vi fu nessun altro arresto in piazza Manin". Nella motivazione della sentenza i giudici dissero: "E' falsa la circostanza secondo cui gli arresti dei due spagnoli sarebbero avvenuti in un contesto di scontri tra manifestanti e polizia. Dai filmati si vede benissimo come gli arrestati si siano diretti a mani nude verso i poliziotti".

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