Increase Font Size Option 6 Reset Font Size Option 6 Decrease Font Size Option 6
Home Documenti Altri documenti Basta morti di Stato
Basta morti di Stato PDF Stampa E-mail
Documenti - Altri documenti
Scritto da Lino Aldrovandi   
Sabato 18 Gennaio 2014 23:11
di Lino Aldrovandi - 17 gennaio 2014

Che dire delle morti ingiustificate di tanti nostri fratelli avvenute quando questi erano in mano dello Stato. In mani sicure. Era un drogato, era una persona particolare, era un extracomunitario, era un delinquente. “E’ morto perché se l’è cercata”.

Orribile, disgustoso e disumano. Una violenza e un insulto all’intelligenza di una mentalità purtroppo sempre più presente nei discorsi di tanta gente, troppa gente, cittadini il cui orticello osano pensare che non sarà mai toccato.

Anch’io avevo il mio orticello fiorente, con tanti frutti che dovevano solo maturare per esseri raccolti.

Uno di questi frutti me lo hanno strappato per sempre e con esso anche la gioia di vivere.

Ora sopravvivo.
Quanti orticelli, quanti fiori sradicati. Quanti figli uccisi senza una ragione da chi troppe volte mentre li prende in consegna con il dovere di proteggerceli, e ce li riconsegna morti.

Straziante e inconcepibile in un paese del diritto assistere poi ai processi, quando poi si fanno, dove sono le stesse famiglie delle vittime troppo spesso a subirli. Derise, violentate e offese ogni volta, colpevoli soltanto di pretendere verità e perché no anche un poco di sacrosanta giustizia.

L’uso della violenza fuori dai casi consentiti delegittima lo Stato, gli fa perdere il consenso sul quale soltanto può reggersi come Stato di diritto… Interesse primario degli organi titolare del relativo potere è dimostrare che l’uso è sempre legittimo e l’abuso puntualmente represso…
Un concetto chiaro e incontestabile, presente tra l’altro nelle motivazioni della sentenza di condanna di I° grado del giudice Caruso, emessa contro chi uccise il mio bene più prezioso, ma che vale per tutti i casi di malapolizia e di malagiustizia di questo nostro paese.
Cosa hanno insegnato la Diaz, Bolzanetto, Genova 2001, Cucchi, Uva, e ci vorrebbero ore per elencarli tutti… e Voi qui questa sera ne siete una parte di queste ingiustizie.

Esiste maledettamente un corporativismo molto forte che difende a prescindere nonostante l’evidenza dei fatti.

Non si possono difendere i delinquenti.
Non si possono difendere gli assassini.

Dalle storie che ho conosciuto, sorge spontanea una domanda (domanda che si pose anche il Giudice Caruso nella sentenza di I° nel processo a chi uccise Federico): “gli apparati dello Stato, compresi gli organi di giustizia, sono effettivamente in grado di garantire a tutti i diritti fondamentali dell’individuo, quando questi siano offesi?” Il povero, il disgraziato, l’ultimo della classe, ma anche il terz’ultimo, il quart’ultimo e così via se le cose non cambieranno, principalmente nella mentalità, rimarranno sempre inascoltati, sempre vittime di un sistema.
A chi giova questo sistema?
La mancata giustizia o l’ingiustizia non farà altro che provocare l’effetto di sfiduciare i cittadini e specialmente i più giovani, verso le istituzioni.
Ho sempre pensato che i cittadini e le istituzioni sane o meglio “normali” dovrebbero essere un’unica cosa, per costruire insieme, per impedire che il cancro dell’antidemocrazia abbia il sopravvento.

Queste maledette storie facciano in modo di illuminarci tutti, per un percorso che sia di rispetto, di dignità, di condivisione di quei valori tanto violentati della nostra costituzione. Servirà soltanto un poco di onestà intellettuale, lasciando magari da parte i colori più sbiaditi, le parti a “prescindere”, gli interessi privati o di casta, e alla resa dei conti, avendo sempre viva l’immagine meravigliosa dei nostri figli, raccogliere quella che io definisco piccola giustizia perché la vera giustizia sarebbe quella di rivederli ritornare.

I figli sono la nostra speranza, sono il nostro futuro. Non possiamo uccidere la speranza e il futuro.
Dal libro “Aldro” dedicato a Federico dalla scrittrice ferrarese Francesca Boari, di un ipotetico suo pensiero finale:
“Sorridi, ingoia l’inerzia, la pigrizia, l’omertà, l’incapacità di chi non ha capito niente, cammina come sempre ti ho visto fare a testa alta e fiera, come se tu dovessi essere la donna più felice del mondo. Perché in fondo cosa ti manca mamma?
Ecco, lo sento il tuo respiro abbandonarsi al sonno, finalmente la pace. Non c’è rumore in questa casa, nessuno parala, qualcuno singhiozza ancora perché non sa che sono tornato, alla fine ce l’ho fatta ad aprire quella porta e fuori ci lascio loro, senza occhi, senza viso, a camminare zoppi in mezzo al fango.
“Ti copro papà e anche tu Stefano, stai tranquillo, dormi sereno, domani sulla tua bicicletta ci salirò anche io e sarò talmente leggero che mi potrai portare sempre con te. Senza accorgerti, senza sapere, io ci sarò, eccome che ci sarò”.
Concludo con un abbraccio mio e di Patrizia a tutti Voi con uno in particolare a Rossana .. e al gruppo di ACAD.
Vicino ai vostri cuori.
Vicino alla vostra anima.
Dalla parte della vita.
Contro le ingiustizie.
Perché non accada mai più a nessun figlio.


Lino Aldrovandi (Bergamo, 17 gennaio 2014)





Bergamo - 17 gennaio 2014





 

Comments:

Commenti
Cerca RSS
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!

3.26 Copyright (C) 2008 Compojoom.com / Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."