MILANO - «Vju viniri ‘na cavalleria chistu è mè patri chi veni pi mia! Signuri patri, chi vinistivu a fari? Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari. Signuri patri, aspettatimi un pocu, quantu mi chiamu lu me cunfissuri». A memoria Salvatore Borsellino recita i versi de La baronessa di Carini.
La leggenda di Donna Laura Lanza è una storia siciliana i cui luoghi, il sangue, il dolore e il tradimento ricorda le più moderne storie di mafia. Il fratello del giudice Paolo Borsellino promette: «Quando smetterò di lavorare farò il cantastorie». Intanto racconta la storia del fratello: il giudice Paolo Borsellino, morto il 19 luglio 1992 a Palermo con gli agenti di scorta Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto è Antonino Vullo.
LA RABBIA - Impressionante la somiglianza dell'ingegnere Salvatore Borsellino con il fratello giudice antimafia. Sembrano due gocce d'acqua. Anche la voce sembra uguale. Salvatore, trasferitosi a Milano 27 anni fa, parla per «rabbia» dal suo studio in un ufficio alla periferia della città. Siede alla scrivania sotto la famosa foto di Toni Gentile dove Paolo e Giovanni Falcone si parlano sottovoce e sorridono. Dopo un silenzio mantenuto per sette lunghi anni, fino a quando la madre era in vita, Salvatore adesso parla. Anzi urla: «Mio fratello sapeva della trattativa tra la mafia e lo Stato. Era stato informato. E per questo è stato ucciso. La strage di via D'Amelio è una strage di Stato. Pezzi delle istituzioni hanno lavorato per prepararla ed eseguirla. Adesso che la verità sulla strage si avvicina, spero solo che non siano gli storici a doverla scrivere. Bensì i giornalisti. Io tra non molti anni raggiungerò mio fratello Paolo e non so se riuscirò a leggerla sui giornali».
LO SCENARIO - E disegna lo scenario di quel maledetto 19 luglio 1992. E inizia a sciorinare i dubbi e gli indizi. Tutto quanto è venuto a galla dai vari processi sparsi in giro per l'Italia di cui i giornali «parlano poco», dice lui. Innanzitutto le omissioni: la richiesta di negare l'autorizzazione alle auto a posteggiare in via D'Amelio è rimasta inevasa. Poi la telefonata del giudice alla madre che annunciava il suo arrivo in via D'Amelio intercettata dalla mafia. Il ruolo di Bruno Contrada e dei servizi segreti civili presenti a Palermo al momento del botto. L'incredibile sparizione dell'agenda rossa e il ruolo del capitano Arcangioli. Il castello Utveggio che domina il ruolo dell'esplosione. E, infine l'attacco all'onorevole Nicola Mancino che dice di non aver incontrato l'1 luglio del 1992 il giudice Borsellino: «Una menzogna - incalza Salvatore-. Mancino dice addirittura che non conosceva mio fratello. Come faceva il neo ministro dell'interno a non conoscere il giudice presente ai funerali di Falcone e che appariva in tutti i tg nazionali? La verità è che da quell'incontro mio fratello uscì sconvolto come testimonia il pentito Gaspare Mutolo». Ma l'onorevole Mancino smentisce la ricostruzione di Salvatore Borsellino e precisa la sua posizione attraverso una lettera al Corriere nella quale respinge le accuse e dice che Borsellino spaccia sempre come vera «una citazione monca».
IL PAPELLO - Intanto documenti inediti sono stati depositati giovedì da Massimo Ciancimino (figlio di Vito, ex sindaco di Palermo in odore di mafia morto alcuni anni fa) ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Il dichiarante ha consegnato al procuratore aggiunto Antonio Ingroia e al sostituto Nino Di Matteo carte che sarebbero state di suo padre Vito Ciancimino, morto nel 2002. Il verbale di interrogatorio e di acquisizione atti è stato secretato. Nei giorni scorsi Ciancimino jr aveva annunciato che avrebbe consegnato ai magistrati il «papello», il foglio sul quale Totò Riina avrebbe stilato la lista di richieste in favore di Cosa nostra, che sarebbe stata girata ad alcuni uomini delle istituzioni fra le stragi del 1992 di Falcone e Borsellino. Questo documento potrebbe provare l'esistenza di una «trattativa» fra la mafia e una parte delle istituzioni sui quali ha avviato un'inchiesta da diverso tempo la Dda di Palermo e sulla quale ha fornito molte dichiarazioni lo stesso Massimo Ciancimino.
NUOVE INCHIESTE - Sulla stessa vicenda sarebbero state avviate altre inchieste dalle procure di Milano e Firenze, legate alle stragi del 1993. Titolari di una di questa indagine sono il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, e il sostituto di Firenze Giuseppe Nicolosi che hanno già interrogato più volte il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. Lo stesso hanno fatto i magistrati di Caltanissetta sull'attentato a Falcone nella villa dell'Addaura. Ma, come sottolinea all'Adnkronos il procuratore capo di Caltanissetta, Sergio Lari, «è una vicenda troppo delicata», quindi «no comment». Lari insieme con i procuratori aggiunti Domenico Gozzo e Amedeo Bertone hanno ascoltato l'ex ministro Vincenzo Scotti e l'ex premier Giuliano Amato per avere informazioni su alcuni agenti dei servizi segreti, ma su uno in particolare. Un uomo sfregiato, con una «faccia da mostro». Non si conosce il suo nome ma si sa che ha il viso deformato. A parlare di lui è stato, di recente, anche Massimo Ciancimino. Ciancimino junior ha spiegato ai magistrati che lo 007 sarebbe stato in contatto con il padre Vito da alcuni anni, fino alla cosiddetta «trattativa» che avrebbe voluto firmare il boss mafioso Totò Riina con lo Stato in cambio dell'abolizione del carcere duro. E proprio a pochi giorni dal 17° anniversario della strage di via D'Amelio il mistero sulla morte di Borsellino si infittisce sempre di più.
Mancino: «Salvatore Borsellino fa sempre una citazione monca»
«Se ci fosse stato l’incontro, perché avrei dovuto nasconderlo?»
ROMA - Egregio Direttore, nell’imminenza dell’anniversario della strage mafiosa di via D’Amelio nella quale caddero il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, mi trovo, mio malgrado, di nuovo messo sotto accusa da Salvatore Borsellino che, dopo un lungo silenzio di oltre dodici anni dall’accaduto, da qualche tempo crede di avere individuato una mia presunta responsabilità morale nell’attentato, che afferma ma non prova. Questa volta lo strumento usato per quella che non esito a denunciare come una aggressione personale, è una videointervista pubblicata oggi, senza che a me sia stata data l’opportunità di replicare, sul sito «Corriere.it».
Nella videointervista Salvatore Borsellino ripete senza modifiche le sue accuse. La ricostruzione dei fatti si ricava dall’interrogatorio che Gaspare Mutolo rese il 21 febbraio del 1996 nell’aula del processo celebrato a Caltanissetta per la strage di via D’Amelio. Senonchè Salvatore Borsellino cita sempre, e anche nel video riportato oggi dal Corriere.it, una sola parte di quella testimonianza, in cui il magistrato dice al pentito che deve allontanarsi per andare al Viminale. Sono in possesso delle pagine processuali. Sono un po’ lunghe. Cito, perciò, dal volume «L’agenda rossa di Paolo Borsellino», di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, ed. Chiarelettere, pag. 146. «Sai, Gaspare, debbo smettere perché mi ha telefonato il ministro, ma…manco una mezz’oretta e vengo». Salvatore Borsellino cita continuamente questa frase, ma mai ricorda quel che Paolo Borsellino disse allo stesso Mutolo al suo ritorno dal Viminale. Se proseguiamo nella lettura de «L’agenda rossa», nella stessa pagina 146, possiamo leggere il seguito del racconto di Mutolo: «Quindi (Paolo Borsellino) manca qualche ora, quaranta minuti, cioè all’incirca un’ora, e mi ricordo che quando è venuto, è venuto tutto arrabbiato, agitato, preoccupato, ma che addirittura fumava così distrattamente che aveva due sigarette in mano. Io, insomma, non sapendo che cosa (…) Dottore, ma che cosa ha? E lui, molto preoccupato e serio, mi fa che viceversa del ministro, si è incontrato con il dott. Parisi e il dott. Contrada…»
Dunque, è lo stesso magistrato a non confermare l’incontro con il ministro, ed è la stessa fonte – Gaspare Mutolo – a testimoniarlo. Ma Salvatore Borsellino fa sempre una citazione monca, e dà a me del bugiardo. Se ci fosse stato l’incontro, perché avrei dovuto nasconderlo? Che cosa si sarebbero dovuti dire due persone che non avevano mai avuto rapporti tra di loro il primo giorno dell’insediamento di un ministro al Viminale? Che non si sarebbero dovute tenere trattative con la mafia? E chi le avrebbe tenute? Uno che proprio quel giorno era arrivato al Viminale per assumere la responsabilità di dirigere ordine e sicurezza pubblica? Via! Per ricondurre alla giusta dimensione l’atteggiamento di quel Ministro dell’Interno del governo Amato nei confronti della mafia, si ricostruiscano dalle cronache del tempo impegni, decisioni, azioni di contrasto contro la criminalità organizzata, applicazione dell’art. 41 bis, allestimento delle carceri di massima sicurezza dell’Asinara e di Pianosa, scioglimento di oltre 60 Consigli comunali inquinati dalla mafia e da altre organizzazioni malavitose: tutte iniziative portate avanti con fermezza ed intransigenza dal Ministro Mancino”.
Nicola Mancino
Vice Presidente
del Consiglio Superiore
della Magistratura
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framanc
- 19 Luglio
|2009-07-19 13:41:43
Consentitemi una riapparizione sul Forum, che ho sempre seguito e mai abbandonato.
Oggi su due miei siti e su altri forum e blog con cui collaboro è stato inserito quanto segue:
19 Luglio 2009. Giorno di lutto duplice.
Il19 Luglio 1992,dopo Giovanni Falcone, viene ucciso a Palermo il Giudice Paolo Borsellino e la sua scorta dai poteri occulti mafia-servizi-Stato, chissà? Il fatto mi fece litigare di brutto, quasi alle mani, con alcuni, forse siculi, presenti nell'Hotel di Abano ove mi trovavo, affermanti che ciò capita a chi non si fa i c... propri.
19 Luglio 1943: primo bombardamento terroristico americano su Roma con oltre 1000 aerei e 3000 tonnellate di bombe, con migliaia di morti. Io putroppo c'ero, il palazzo ove nacqui e vivevano i miei nonni venne distrutto pressoché totalmente.
Un saluto a voi e alla signora Vanna che mi ha assistito come notizie primarie ed attuali per un anno intero.
Nonna Abelarda
- 19 luglio 1992 - 19 Luglio 2009
|2009-07-19 13:51:46
L'Italia non meritava il Tuo sacrificio, il Vostro Sacrificio.
Erano trascorsi 57 giorni dalla terribile morte del Tuo amico Giovanni, di sua moglie, degli agenti della scorta.
Un enorme cratere nell'asfalto e tutto quel sangue versato affinchè si capisse chi era il più forte.
Dicesti: "Devo fare in fretta, ora tocca a me".
Cercasti di salvare la vita ai tuoi angeli custodi, provocando la piovra, uscendo da solo.
Ma non ti lasciarono solo quei ragazzi: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina.
Fu lo Stato a lasciarti solo, così come aveva fatto col tuo amico Giovanni.
Qualche giorno prima un carico di esplosivo era partito da Roma:
era per te, tu lo sapevi.
Era una domenica mattina e volevi salutare colei che ti aveva donato la vita. Premesti il tasto del citofono, ma non facenti in tempo a vedere il volto amato.
Ad attenderti c'erano coloro che la vita te l'hanno tolta. Un'enorme esplosione ha cancellato tutto: il tuo coraggio, il tuo attaccamento a dovere, il tuo ideale di un'Italia migliore.
"E' tutto finito" disse il tuo amico Caponnetto: un vecchio cuore stanco e una maschera di dolore.
L'agenda rossa che portavi sempre con te: rubata, come ti è stata rubata la vita. Conteneva troppi segreti.
La copertina (guarda il destino) aveva il colore del sangue. Il sangue sparso da te e dai tuoi angeli custodi.
Il sangue che non sarà mai vendicato.
La piovra continua a nutrirsi di sangue e i suoi tentacoli si sono moltiplicati e rafforzati.
Oggi dietro maschere pietose
si nascondono le iene.
etienne
- Stefano Sales...
|2009-07-19 19:09:08
Stefano Sales etienne è uno username che intendo modificare utilizzando come username stefanosales Penso alla sofferenza del giudice dott. Paolo Borsellino vedendo quanto orribilmente accaduto al suo migliore amico giudice dott. Giovanni Falcone con la sua frase di dolore;devo fare in fretta; ritendo logico ritenere che due orribili attentati come Capaci Giovanni Falcone e la sua scorta e via D'Amelio Paolo Borsellino e la sua scorta sia fondamentale un appoggio esterno!!! . 5 QUINTALI DI TRITOLO a Capaci e 100 KILOGRAMMI DI TRITOLO in via D'Amelio!!! 4,184 x 10 alla sesta entalpia di combustione e 6800 metri al secondo velocità di detonazione 2 boati spaventosi!!! tritolo cristallo solido giallo pallido INSENSIBILE AGLI URTI NON ESPLODE A FIAMMA LIBERA !!! Inoltre tecnologia MOLTO COMPLESSA fulminato di mercurio; servirebbe (e presumo SIA SERVITO) un gruppo di azione con un ottimo addestramento militare
Come dice Salvatore Borsellino parlate di mafia, ma parlatene
Si continua a parlarne e leggiamo mi permetto di suggerire leggete COME OVVIAMENTE STO FACENDO IO Gian Carlo Caselli LE DUE GUERRE Roberto Scarpinato IL RITORNO DEL PRINCIPE (che parla di sepolcri imbiancati) Giovanni Falcone in collaborazione con Marcelle Padovani COSE DI COSA NOSTRA (... i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere) a mio parere non ha voluto difendere o volontariamente ha isolato e aggredito FRANCESCO LA LICATA Storia di Giovanni Falcone GIUSEPPE AYALA I MIEI ANNI CON FALCONE E BORSELLINO L'AGENDA ROSSA DI PAOLO BORSELLINO Giuseppe Lo Bianco Sandra Rizza Leone Zingales Rocco Chinnici PARIDE LEPORACE TOGHE ROSSO SANGUE ...il giudice ragazzino Carlo Vulpio Roba Nostra ELIO VELTRI ANTONIO LAUDATO MAFIA PULITA guardiamo i numerosi film... IL CAPO DEI CAPI ULTIMO ; segnalo la celebre frase: sfortunato quel paese a cui sono necessari degli eroi di Bertold Brecht leggiamo IL GIORNO DELLA CIVETTA e IL PRINCIPE Nicolò Macchiavelli figura "IL PRINCIPE" a cui correttamente si ispira correttamente il libro IL RITORNO DEL PRINCIPE
L'orrore dei 100k di tritolo in via D'Amelio e dei 5 quintali di tritolo di Capaci e la complessa tecnologia utilizzata in entrambi i casi a mio parere indica con certezza che vi è stato un appoggio esterno da parte di frange alte e/o altissime dello Stato delle istituzioni
Stefano Sales aderisco LIBERA ASSOCIAZIONI, NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE sono un Neurologo