E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio.
Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.
E dunque si faccia una bella commissione parlamentare d'inchiesta sulla stagione delle stragi di mafia. Siamo sinceri: chi tra gli antimafiosi non direbbe in astratto «finalmente!»? Solo che le cose hanno una loro concretezza… Solo che la proposta l'ha lanciata il senatore Marcello Dell'Utri. A settembre, se ancora non l'avrà fatto il Pdl, ci penserà lui a metterla nero su bianco. Ossia l'uomo che portò il boss assassino di Cosa Nostra Vittorio Mangano, da lui considerato "un eroe", a soggiornare nella villa di Arcore. Il parlamentare condannato in primo grado a nove anni di carcere per associazione mafiosa. Colui che, interrogato sull'esistenza della mafia, rispose plasticamente che, se esiste l'antimafia, vuol dire che esiste anche la mafia. Certo è vero, come egli argomenta, che «non si può stare a sentire parlare di accordo tra Stato e mafia come fosse un accordo tra Confindustria e sindacato». Ma da quando, ecco la domanda, il senatore considera la mafia un nemico mortale suo, degli italiani e dello Stato? Di nuovo la concretezza.
E in effetti chi ha studiato la materia sa che le indagini sulle stragi lambirono, da parte di più procure, l'impero berlusconiano. Senza giungere a conclusioni di rilievo penale, tanto da essere archiviate. Ma lasciando, nelle carte, tracce di una qualche episodica e inquietante prossimità, connessioni logiche, indizi e supposizioni possibili, che non fu certo un orchestratore occulto a gettare sulle scrivanie degli investigatori. Ora a quelle indagini potrebbero essere offerti nuovi scenari e connessioni dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, figlio di don Vito Ciancimino, il cervello politico storicamente più vicino ai corleonesi. E non occorre molto per capire che il contenuto delle sue dichiarazioni è il misterioso oggetto del desiderio di chi potrebbe esserne coinvolto, a qualunque titolo. Che un mondo assai articolato è in subbuglio. Totò Riina ha già detto la sua, in tono vagamente minaccioso. Una commissione d'inchiesta parlamentare, dotata degli stessi poteri della magistratura, avrebbe titolo a chiamare testimoni, a imporre deposizioni, a convocare gli stessi inquirenti. Potrebbe anche, per inesperienza, offrire la ribalta a deposizioni inattendibili, legittimare fior di depistatori per poi accusare di ogni peccato i magistrati. Insomma: se si vuole la verità su quella stagione oggi che le indagini si stanno riaprendo, l'inchiesta parlamentare è del tutto sconsigliabile. Sarebbe come dare alla politica (che ne può essere toccata) la possibilità di «buttarla in politica» e di indirizzare secondo i suoi interessi la ricerca della verità. Dati fatti e premesse, sarebbe una follia. Concretamente.
www.nandodallachiesa.it
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franco 73
- SONO ALLE STReTTE
|2009-08-23 11:59:09
Tutto cio e' lampante hanno paura sono alle strette pensano di essere scoperti e
cosi il sig.Dell'Utri e il suo fiero scudiero (dietro le quinte)vogliono
insabbiare tutto come al solito come hanno gia fatto anni fa con le inchieste su
stagi e bombe ,chiudendo il tutto e promuovendo chi ha chiuso le indagini in
ruoli alti nelle istituzioni...ma noi Italiani vogliamo la luce siamo stanchi di
tutto cio...VOGLIAMO LA VERITA' CHE QUESTA SECONDA REPUBBLICA E' NATA NEL SANGUE
DI QUELLE STRAGI....FRANCO
maxhki
- dotata degli stessi poteri della magistratura
|2009-08-22 22:19:05
"dotata degli stessi poteri della magistratura"
Ma io mi chiedo, può un tribunale indagare su un suo stesso membro? No, se ne deve occupare un tribunale diverso per avere maggiore imparzialità.
Ma allora questa commissione parlamentare non si può fare in questo parlamento, qui i principali sospettati di essere i mandanti esterni delle stragi sono il capo del governo e il burattinaio del partito di governo, quest'ultimo già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.
Con queste premesse può una commissione parlamentare essere imparziale e oggettiva? Non in questo parlamento, o almeno non se la maggioranza della commissione fosse formata da uomini del principale sospettato. Uomini che grazie alla legge elettorale porcata devono al principale sospettato il proprio seggio in parlamento e che devono pensare alla rielezione.
Secondo me non si può. A meno che la maggioranza dei componenti della commissione non fossero esponenti dell'opposizione.
O altrimenti se ne occupi un tribunale internazionale, che non sarebbe in conflitto con questa classe politica compromessa.
Se le due ipotesi non andassero bene, allora si lasci lavorare la magistratura ordinaria, altrimenti con questo parlamento si rischia di replicare la commissione d'inchiesta su Telekom Serbia, con testimoni fasulli e facchini che d'improvviso si ritrovano a essere conti.