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Aldrovandi, la famiglia voleva chiamare Genchi come consulente PDF Stampa E-mail
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Scritto da Estense.com   
Lunedì 12 Ottobre 2009 10:57
L’ex consulente di De Magistris: ''Un onore stringere la mano ai genitori''

“Non ho mai avvertito così forte l’onore di indossare – o di aver indossato - la divisa della polizia, come quando ho stretto la mano a Patrizia Moretti e Lino Aldrovandi”. Sono le parole che Gioacchino Genchi, l’ex consulente del pm Luigi De Magistris, ha detto dal palco della sala Boldini. Chiamato a Ferrara per partecipare a un incontro su “Stato a mafia”, l’ex vice questore ha voluto prima di tutto recarsi personalmente a conoscere i genitori di Federico, il 18enne morto tragicamente lo scorso 25 settembre 2005 durante una colluttazione con quattro agenti di polizia condannati in primo grado per omicidio colposo.


Genchi ha contattato gli Aldrovandi e si è fermato a casa loro per un the nel pomeriggio. “Ho portato loro l’affetto di tanti poliziotti democratici – ha detto poi in pubblico - e di cittadini che hanno visto nella loro storia un momento di riscatto della verità, una giustizia che finalmente ha trionfato”.


Genchi ha ripercorso brevemente le tappe iniziali della vicenda, ‘premiando’ Ferrara, dove “l’amministrazione, il suo ex sindaco Sateriale e il sindaco attuale, la società civile e la comunità sin da subito hanno preteso che si facesse chiarezza sulla morte di Federico. È nel nome di questa civiltà che ho accettato l’invito a venire a Ferrara. Gli essere umani si possono dividere sulle ideologie e sui temi etici come aborto, eutanasia o testamento biologico, ma non possono avere divisioni quando si parla di verità e giustizia, che sono alla base del concetto stesso di libertà e democrazia”.


A margine del convegno viene fuori anche una novità, di cui nessuno aveva ancora parlato fino ad oggi: Genchi fu contattato per entrare come consulente nel processo Aldrovandi. È Lino, il padre di Federico, a confermarlo: “Ci ha detto che gli sarebbe piaciuto collaborare per l’accertamento della verità e che ci sarebbe stata anche questa possibilità, che era stato contattato, ma ormai era trascorso il tempo massimo per lavorare sulle registrazioni telefoniche”.


“Lui è uno di quei poliziotti che ci fanno sentire la vicinanza delle forze dell’ordine – aggiunge Patrizia Moretti -. È assurdo che lui sia stato sospeso dal servizio e altri invece no, anche dopo una condanna per omicidio colposo”.



Fonte: estense.com, 12 ottobre 2009

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