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Salvatore Borsellino: "Mancino e Mori mentono" PDF Stampa E-mail
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Scritto da Floriana Rullo   
Mercoledì 21 Ottobre 2009 09:20
 
altDopo l'audizione in tribunale di Mario Mori sull'inesistenza della trattativa tra Stato e Mafia, Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso nella strage di Via D'Amelio risponde, attraverso il quotidiano online Affaritaliani.it, all'ex colonnello dei Ros.

"Di Mario Mori penso la stessa cosa che posso pensare di Nicola Mancino. Queste persone continuano a negare l'esistenza di una trattativa quando invece esistono svariati riscontri sul fatto che questa trattativa ci sia stata. Sinceramente per qualche ragione a noi sconosciuta, non fanno altro che mentire. E' assurdo che ancora ci sia qualcuno che continui a negare l'esistenza della trattativa. E questo vale sia per Mancino che per Mori. Il fatto che ci sia stata e' stata accertata da vari riscontri. Anche grazie alle persone che finalmente dopo anni parlano. E poi, le sue parole smentiscono ciò che ha detto Grasso".

E su Luciano Violante, ex presidente dell'Antimafia, afferma:


"Bisognerà aspettare e vedere se tra qualche anno non ricorda altro visto che ha una memoria ad orologeria. Dovrebbe spiegare perché quando gli e' stata offerta la collaborazione e l'audizione con Ciancimino lui abbia aspettato fino al suo arresto e non l'abbia sentito prima. Ma non mi sembra che le sue parole confermino quelle dette da Mori".

Ed infine:

"In questo momento, visto l'improvviso ritorno di memoria di molti, mi aspetto che in altri parlino. Evidentemente ci sono tante persone che prima di essere sentiti sotto altre vesti dai magistrati hanno deciso di ricordare ciò che avevano sepolto per vari motivi nel baratro della loro memoria".

MORI - Non ci fu nessuna trattativa tra la mafia e lo Stato. Lo ha detto il prefetto Mario Mori, ex comandante del Ros dei carabinieri. L'alto ufficiale ha reso dichiarazioni spontanee davanti ai giudici del Tribunale di Palermo nel processo che lo vede imputato di favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra, assieme al colonnello Mauro Obinu, per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nel 1995. Mori ha spiegato di aver incontrato piu' volte l'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, ma ha negato che vi sia stata una trattativa sul cosi' detto 'papello', le richieste dei boss allo Stato, messe nero su bianco da Toto' Riina. "Incontrai piu' volte Vito Ciancimino e cercai piu' volte contatti con la commissione Antimafia senza che avessi obbligo di farlo. Proprio gli incontri con Vito Ciancimino furono la prova che una trattativa con Cosa Nostra non ci fu", ha affermato Mori, e ha aggiunto: "Ogni trattativa del genere e questa in particolare che implicava una resa vergognosa dello stato a una banda di criminali assassini sarebbe stata impensabile". Sui misteri della presunta trattatva Mafia-Stato e' stato ascoltato come testimone Luciano Violante, all'epoca presidente della commissione parlamentare Antimafia. Nell'ottobre del 1992 - ha detto il parlamentare del Pd - Vito Ciancimino aveva manifestato all'allora colonnello del Ros dei carabinieri Mario Mori l'intenzione di incontrarlo: "Mori mi parlo' di Ciancimino tre volte e in un'occasione mi porto' il libro 'Le mafie'. Dissi che doveva fare una richiesta ufficiale alla commissione". "Non diedi allora particolare peso alla cosa - ha proseguito Violante - perche' molti chiedevano di parlare con me, tra gli altri Cutolo e Vittorio Mangano. Solo ora che ho sentito Massimo Ciancimino parlare con i pm e sui giornali, ho capito"

GLI INCONTRI TRA MORI E CIANCIMINO -
Furono quattro gli incontri tenuti nel 1992 fra il prefetto Mario Mori, all'epoca colonnello e vicecomandante del Ros e Vito Ciancimino. A dirlo e' stato lo stesso Mori nelle dichiarazioni spontanee rese oggi davanti alla quarta sezione del Tribunale di Palermo, dov'e'imputato di favoreggiamento aggravato per la mancata cattura di Provenzano nel 1995. Mori ha precisato di avere instaurato questo rapporto confidenziale in un "gravissimo momento attraversato dalla societa' italiana iniziato nella primavera di quell'anno, 1992.

Nella qualita' di responsabile operativo del Ros - ha affermato- volli dare un nuovo impulso all'attivita' investigativa". Il primo incontro fu il 5 agosto del '92, dunque poco dopo la strage di via D'Amelio del 19 luglio, il secondo nello stesso mese, il terzo e il quarto tra il primo e il 18 ottobre del '92. Mori ha precisato che il primo ottobre gli venne consegnata, in due copie, la bozza di un libro intitolato "Le mafie". E ha aggiunto che in piu' di un'occasione il padre di Massimo Ciancimino ed ex sindaco mafioso gli chiese di essere ascoltato dalla commissione Antimafia. "Mi specifico' che l'audizione si sarebbe svolta senza condizioni, mentre invece in altre precedenti richieste aveva posto condizioni varie".

Fonte: Affaritaliani (Floriana Rullo, 21 ottobre 2009)

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