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L'accusa del pentito Spatuzza: "Berlusconi e Dell'Utri referenti della mafia" PDF Stampa E-mail
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Scritto da Repubblica-ed.Palermo   
Venerdì 23 Ottobre 2009 15:34

Ghedini, ha già annunciato iniziative contro Spatuzza: "Dichiarazioni prive di ogni fondamento e di ogni possibile riscontro"

Il pentito Gaspare Spatuzza ha raccontato ai pm di Palermo che la trattativa tra la mafia e lo Stato si protrasse almeno fino al 2003-2004. Quanto ai referenti politici sarebbero stati Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri. A informare Spatuzza del dialogo avviato con pezzi delle istituzioni era stato, ha precisato il pentito, il boss palermitano Giuseppe Graviano.

Graviano, di cui Spatuzza era braccio destro, gli avrebbe parlato in due occasioni dell'esistenza della trattativa. La prima, dopo la strage di Firenze del '93, durante un colloquio che i due ebbero a Campofelice di Roccella, in provincia di Palermo.

«Voglio precisare - racconta Spatuzza nei verbali depositati oggi al processo d'appello nei confronti del senatore Dell'Utri - che quell'incontro doveva essere finalizzato a programmare un attentato ai carabinieri da fare a Roma. Noi avevamo perplessità perché si trattava di fare morti fuori dalla Sicilia. Graviano per rassicurarci ci disse che da quei morti avremmo tratto tutti benefici, a partire dai carcerati. In quel momento io compresi che c'era una trattativa e lo capii perché Graviano disse a me e a Lo Nigro se noi capivamo qualcosa di politica e ci disse che lui ne capiva».


Questa affermazione, ha aggiunto il collaboratore di giustizia, «mi fece intendere che c'era una trattativa che riguardava anche la politica. Da quel momento io dovevo organizzare l'attentato ai carabinieri ed in questo senso mi mossi. Io individuai quale obiettivo lo stadio Olimpico». Il pentito si riferisce al progetto di attentato, poi fallito, da fare fuori dallo stadio romano in cui sarebbero dovuti morire oltre 100 carabinieri.

Il secondo incontro tra Graviano e Spatuzza, in cui si sarebbe parlato di rapporti tra mafia e politica è datato gennaio '94. I due si sarebbero visti al bar Doney, in via Veneto a Roma. «Graviano - racconta Spatuzza - era molto felice, disse che avevamo ottenuto tutto e che queste persone non erano come quei quattro "cristi" dei socialisti. La persona grazie alla quale avevamo ottenuto tutto era Berlusconi e c'era di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri».
 

«Io non conoscevo Berlusconi - aggiunge - e chiesi se era quello di Canale 5 e Graviano mi disse sì. Del nostro paesano mi venne fatto solo il cognome, Dell'Utri, non il nome. In sostanza Graviano mi disse che grazie alla serietà di queste persone noi avevamo ottenuto quello che cercavamo. Usò l'espressione "ci siamo messi il Paese nelle mani"».

Dopo l'incontro, Spatuzza ricevette il via libera per l'attentato all'Olimpico, che, secondo i magistrati, avrebbe dovuto riscaldare il clima della trattativa. L'attentato poi fallì e non si riprogrammò perché i Graviano vennero arrestati. Secondo il pentito, la prova che la trattativa sarebbe proseguita fino al 2004 si evince da un colloquio avuto con Filippo Graviano, fratello di Giuseppe, proprio in quell'anno.

I due si videro nel carcere di Tolmezzo, in cui erano detenuti. «Graviano mi disse - racconta - che si stava parlando di dissociazione, ma che noi non eravamo interessati. Nel 2004 ebbi un colloquio investigativo con Vigna, finalizzato alla mia collaborazione che, però, io esclusi. Tornato a Tolmezzo ne parlai con Graviano che mi disse: "se non arriva niente da dove deve arrivare è bene che anche noi cominciamo a parlare con i magistrati"».

Secondo Spatuzza: «fino al 2003-2004, epoca del colloquio a Tolmezzo con Graviano, era in corso la trattativa. Questo il senso della frase di Graviano».

Il pentito, che collabora con i magistrati dall'estate del 2008, motiva così il fatto di avere reso queste dichiarazioni solo nei mesi scorsi: «Non ho riferito subito le cose riguardanti Berlusconi perché intendevo prima di tutto che venisse riconosciuta la mia attendibilità su altri argomenti ed anche per ovvie ragioni inerenti la mia sicurezza e per non essere sospettato di speculazioni su questo nome nella fase iniziale, già molto delicata, della mia collaborazione».

Le dichiarazioni di Spatuzza, che riguardano anche il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, sono state depositate agli atti del processo d'appello contro il parlamentare in corso a Palermo.

L'avvocato di Silvio Berlusconi, Niccolo Ghedini, ha già annunciato iniziative contro Spatuzza: "Le dichiarazioni rilasciate da tale Spatuzza nei confronti del Presidente Berlusconi - sono del tutto prive di ogni fondamento e di ogni possibile riscontro".

 


la Repubblica-ed.Palermo, 23 ottobre 2009

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Fabio  - Ma Berlusconi sapeva già tutto?   |2009-10-24 01:16:47
ma Berlusconi quando disse che le procure di Palermo e Milano lavorano contro di
noi, vuol dire che gia' sapeva che c'erano indagini che lo riguardavano? ma chi
informa il premier che ci sono indagini su di lui? Gia' sapeva che qualche
pentito faceva il suo nome? qualcuno ha una spiegazione?
rmazzol2003  - La Giustizia in Italia.   |2009-10-24 19:17:43
La Giustizia, nella lotta contro le mafie mi appare, PURTROPPO, come un pugile
che combatte sul ring ma al quale il suo allenatore gli ha preventivamente
legato una mano dietro la schiena......

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