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Tribunale blindato per Spatuzza. Attesi 200 giornalisti da tutta Europa PDF Stampa E-mail
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Scritto da Ettore Boffano   
Giovedì 03 Dicembre 2009 13:16
altTORINO - Quando il furgone blindato transiterà davanti al portone d'ingresso, Gaspare Spatuzza potrà scorgere la targa della strada di Torino che ospita il Palazzo di Giustizia: via Falcone e Borsellino. E sarà dunque lì, in quel luogo intitolato alla memoria più tragica dell'antimafia, che domani mattina il pentito ripeterà davanti alla corte d'Appello di Palermo le sue verità su Marcello Dell'Utri e sulle stragi mafiose. Le stesse che hanno già messo assieme le mille pagine di verbale inviate dalla procura di Firenze alla corte palermitana assieme al testo dei confronti tra Spatuzza e i suoi ex capimandamento di Brancaccio, Filippo e Giuseppe Graviano.

La corte, presieduta da Claudio dall'Acqua, è in trasferta a Torino per motivi di sicurezza legati proprio a questa deposizione che ha sconvolto i tempi del processo: la sentenza era prevista per fine anno e in primo grado Dell'Utri era stato condannato a 9 anni per concorso esterno in Cosa Nostra. Una decisione che ha imposto agli uffici giudiziari piemontesi una rapida riorganizzazione dell'intero Palazzo (intitolato a un'altra vittima della mafia, il procuratore capo di Torino Bruno Caccia): ieri sera, alla procura generale erano già arrivati 102 tra e-mail e fax per l'accredito di altrettanti giornalisti. Carta stampata e soprattutto tv, anche dalla Francia, dalla Germania e dall'Inghilterra: entro domani, però, quel numero potrebbe raddoppiare.

E mentre a Firenze la procura chiede il regime di protezione definitiva per Spatuzza ("Se noi abbiamo fatto la richiesta che ha dato adito al regime provvisorio e lo abbiamo ritenuto attendibile - ha commentato il procuratore capo Giuseppe Quattrocchi - pensate che lo lasciamo appeso e non chiediamo il regime definitivo?"), nel capoluogo subalpino si succedono le riunioni. L'ultima è di ieri mattina, guidata dal procuratore generale Marcello Maddalena: polizia, carabinieri, polizia penitenziaria e vigili urbani.
La sede scelta per il dibattimento è la "maxiaula 1", una delle tre strutture sotterranee allestite per i superprocessi. La stessa che ha già ospitato l'appello del "delitto di Cogne", il processo contro i vertici della Thyssen Group e quello per le vittime dell'Eternit (un record europeo, con migliaia di parti civili): e proprio l'esperienza nell'organizzazione di grandi eventi giudiziari avrebbe determinato la "trasferta" da Palermo. L'aula è rivestita di legno chiaro, lo stesso degli arredi: a destra ci sono le gabbie per gli imputati con i vetri antiproiettile. Tutta la tribuna del pubblico sarà riservata ai giornalisti e, se ci sarà anche una forte affluenza di curiosi, saranno allestiti collegamenti in teleconferenza nella seconda maxiaula. Per il momento, però, sono solo due le richieste di accreditamento del pubblico: quelle di uno studente di giurisprudenza e di un pensionato.

Alle 8 del mattino, giornalisti e cittadini comuni potranno cominciare a passare i controlli al metal detector del varco d'ingresso principale. Oltrepassata però la porta della maxiaula, ogni decisione sulla sicurezza dipenderà dal presidente e dal sostituto procuratore generale, Antonino Gatto. Autorizzando, ad esempio, le eventuali riprese tv, anche se Spatuzza parlerà al microfono nascosto da un paravento. A partire già da questa sera, sarà bloccata la corsia sud di via Cavalli, la strada che costeggia le maxiaule sotterranee.

Fonte: Repubblica.it (Ettore Boffano, 3 Dicembre 2009)
 

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stostretto  - Toto Truffa. Riina si sente truffato.   |2009-12-03 18:18:28
Perché il quotidiano della famiglia Berlusconi Il Giornale continua a titolare
che il presidente del consiglio è indagato dalla procura di Firenze per
mafia?

Il vicedirettore dello stesso quotidiano lo svela al pubblico durante la
puntata di exit del 2 dicembre.

Sembra evidente, dice Alessandro Sallusti, che
Berlusconi sia sotto tiro da parte delle magistratura e che l’annotazione del
suo nome sul registro degli indagati sia inevitabile.

Il motivo è da ricercare
secondo lo stesso, nella manovra offensiva di cosa nostra nei confronti del
governo.

Insomma la magistratura sta facendo il gioco della mafia. Del resto
dice il giornalista, la mafia agisce isolando, denigrando, attaccando chi la
combatte.

Quindi secondo lo stesso impiegato della famiglia Berlusconi, così
come capitò a Falcone e Borsellino, il povero Silvio Berlusconi da anni è
oggetto della campagna d’attacco delle famiglie siciliane.

Occorre allora
ricordare a Sallusti, che se è vero che la mafia agisce in vari modi, creando
terra bruciata attorno ai propri obiettivi (Falcone diceva che si muore quando
si resta soli) e poi ricorrendo alla violenza, ma non persegue una strategia di
denigrazione avvalendosi dello strumento giudiziario per più di dieci anni per
distruggere un nemico.

La mafia esegue le condanne e non le demanda alla
magistratura.

Del resto non risulta che prima delle stragi del 1992 Falcone e
Borsellino fossero stati tirati in ballo da pentiti o da indagini di procure
strumentali.

Alle minacce ed al tentativo di isolamento seguirono le
stragi.

Insomma si cerca di far passare Berlusconi per una vittima per il suo
alto impegno contro la mafia.

Nella stessa trasmissione arriva l’intervista
all’avvocato di Riina.

Il suo accento toscano non aiutava a rappresentare una
“minaccia mafiosa”, ma in modo chiaro e diretto ha parlato chiaramente di
una Truffa.

Questi uomini che sanno di finire la propria vita in carcere
(parlando di Riina e co.) si sentono truffati.

Truffati da chi? Truffati per
cosa?

Da qualcuno che li ha ingannati ricavandone un profitto.

Da qualcuno che
aveva sottoscritto un Patto senza però rispettarne i termini?

Qualcuno che ha
ricevuto qualcosa senza corrispondere la contropartita?

L’avvocato lascia
intendere che ci sarà da aspettarne delle belle.

Vale la pena ricordare il
contenuto del decreto di archiviazione sulle prime indagini sui mandati delle
stragi del ’93 avviate dal Tribunale di Firenze del novembre del
1998.

Berlusconi e Dell’Utri hanno “ intrattenuto rapporti non meramente
episodici con soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista
realizzato” sottolineando che esiste “una obbiettiva convergenza di
interessi politici di Cosa Nostra rispetto ad alcune qualificate linee
programmatiche della nuova formazione (Forza Italia): art. 41 bis, legislazione
sui collaboratori di giustizia, recupero del garantismo processuale…”.

Il
GUP aggiunge poi che “l’ipotesi iniziale (contro Berlusconi e Dell’Utri)
ha mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità” ma è scaduto “il
termine massimo delle indagini preliminari”.

Questo viene depositato nel 1998
quando non c’era ancora nessun Spatuzza e nessun Ciancimino.

Questo quanto
attestato dalle carte processuali. Questa obiettiva convergenza forse era
l’oggetto del Patto. Un Patto prevede un rapporto di dare-avere. Richieste e
Papelli.

Questo è il motivo per cui non servono quotidiani a disegnare
l’immagine di una vittima della mafia. Questo è il motivo per cui
l’avvocato di Riina, pur senza i folcloristici tratti tipicamente siciliani,
ha lasciato intuire che qualcuno non aveva rispettato i patti.

e. d. scimone.

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