Davanti alle difficoltà non bisogna arrendersi.
Al contrario, devono stimolarci a fare sempre di più e meglio, o superare gli ostacoli per raggiungere i risultati che ci siamo prefissati.
Roma. "La lotta alla mafia si vince creando un forte contatto con la gente, ecco perché i magistrati partecipano a convegni e trasmissioni televisive. Ce l'hanno insegnato i nostri maestri, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino". Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia risponde così al guardasigilli Alfano, che ieri ha invitato i magistrati a stare meno in tv e più in Procura per combattere la mafia. Intervistato dalla Repubblica, Ingroia spiega che "in televisione, come nelle scuole, i magistrati parlano del difficile percorso della lotta alla mafia. Negli ultimi tempi - denuncia - abbiamo assistito a pericolosi cali di tensione sulla questione legalità. Del problema mafia non si parla mai abbastanza. E poi - aggiunge - in tv vanno gli imputati a parlare dei loro processi e non possono andare i magistrati a parlare di legalità?". Ingroia chiede ad Alfano di "fronteggiare la pesante carenza degli organici e porre dei rimedi alla riforma delle intercettazioni". Sulla recente apertura delle assemblee della magistratura ai movimenti della società civile, "l'Anm sta facendo un percorso per far comprendere a tutti che la giustizia é patrimonio della collettività", afferma. "E deve essere preoccupazione di tutti se non funziona".