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Mafia, Salvino Madonia indagato per l'attentato a Falcone all'Addaura PDF Stampa E-mail
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Scritto da Redazione de   
Sabato 19 Dicembre 2009 11:31
Il 21 giugno del 1989 un ordigno fu piazzato vicino alla villa del giudice. Già condannati Riina come mandante, Salvatore Biondino e Antonino Madonia come esecutori

PALERMO
- Oltre vent'anni dopo il fallito attentato dell'Addaura al giudice Giovanni Falcone c'è un nuovo indagato. La Procura di Caltanissetta ha iscritto nel registro degli indagati il boss mafioso Salvino Madonia, ritenuto tra i responsabili del fallito attentato del 21 giugno 1989, da cui il magistrato si salvò solo grazie al rinvenimento dell'ordigno piazzato a pochi passi dalla sua villa sul mare. La notizia è stata data dall'agenzia AdnKronos.

Salvino Madonia, 53 anni, è stato condannato come esecutore materiale dell'omicidio di Libero Grassi, l'imprenditore palermitano che si era ribellato al racket del pizzo ucciso nell'agosto del 1990. Il procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari, che interpellato non smentisce, ha disposto alla Direzione investigativa antimafia degli accertamenti tecnici da effettuare sulla muta da sub utilizzata per sistemare i 58 candelotti di esplosivo sugli scogli vicino alla villa del giudice poi ucciso nella strage di Capaci. I magistrati stanno chiarendo "alcuni passaggi importanti senza tralasciare nulla".

A portare i pm di Caltanissetta sulla pista di Salvino Madonia sarebbe stato un nuovo collaboratore di giustizia. Falcone non era però l'unico obiettivo di Cosa nostra: secondo le rivelazioni fatte dal pentito di mafia Antonino Giuffrè, quel giorno avrebbero dovuto morire anche altri due giudici: gli svizzeri Carla Dal Ponte e Claudio Lehman. Secondo il collaboratore di giustizia, i boss avrebbero appreso da un infiltrato che i due magistrati elvetici sarebbero stati ospiti quel giorno nella villa di Falcone che li aveva invitati a fare un bagno.

Al processo d'appello per l'attentato, terminato solo nel 2003 davanti alla Corte d'Appello di Caltanissetta, il boss Totò Riina è stato condannato come mandante, Salvatore Biondino e Antonino Madonia come esecutori. La sentenza definitiva è stata emessa dalla Corte di Cassazione nel 2004.

Fonte: la Repubblica, 18 dicembre 2009

 

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