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Home Documenti ''A Fondi c'e' la mafia'' e il governo rimuove il prefetto
''A Fondi c'e' la mafia'' e il governo rimuove il prefetto PDF Stampa E-mail
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Scritto da Pietro Salvato   
Domenica 20 Dicembre 2009 20:09

Trasferito d’ufficio il prefetto Frattasi che aveva chiesto lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del comune laziale, guidato dal centrodestra. Ecco un altro modo “concreto” di come il governo combatte la mafia. Il prefetto Bruno Frattasi l’aveva denunciato in ben due dettagliate relazioni, poi inviate al Ministero dell’Interno. L’Amministrazione comunale di Fondi, comune laziale, in provincia di Latina, guidato da una giunta di centrodestra è soggetta ad “infiltrazioni di stampo mafioso”.Vi furono ben 17 arresti e un’ inchiesta durata due anni condotta dai pm De Martino e Curcio della Procura Antimafia, che riguardava la gestione del mercato ortofrutticolo e diversi appalti “sospetti” assegnati in tutta la zona.
 

Era stato arrestato pure l’assessore comunale ai lavori pubblici Riccardo Izzi (Pdl), dopo che le indagini avevano accertato precise collusioni tra diversi funzionari comunali e una cosca della ‘ndrangheta. Secondo l’inchiesta al vertice dell’organizzazione, c’erano i fratelli Carmelo Giovanni Tripodo, Antonio Venanzio Tripodo, figli del boss don Mico. Questi ultimi gestivano il Mof (il mercato ortofrutticolo tra i più grandi d’Italia) e riuscivano ad ottenere favori nell’assegnazione di appalti da parte del comune di Fondi. L’indagine dell’antimafia aveva permesso di individuare una fitta rete che avrebbe portato ad individuare collusioni con i funzionari del comune di Fondi sia per la gestione del Mof sia per l’affidamento di appalti per servizi funebri, traslochi, pulizie, disinfestazioni. Il tutto in cambio di soldi, partecipazione ai dividenti, favori e aiuti, nel caso dell’ex assessore Izzi, per la campagna elettorale dove risultò primo tra gli eletti. Per quanto riguarda il Mof, il gruppo sarebbe stato in grado anche di dettare i prezzi dei prodotti e quali società potevano operarvi. Elementi pesanti che avevano portato il prefetto Frattasi a chiedere inequivocabilmente lo scioglimento del consiglio comunale. Il governo, lo stesso governo che si vanta di aver arrestato (mica gli inquirenti e le forze dell’ordine…) almeno “8 mafiosi al giorno” – dati mai verificati da alcun organismo terzo – ma che guarda caso, però, ha fatto per mesi orecchie da mercante sull’intera vicenda.


FILA E FONDI - Come scrive nel suo articolo su Giornalettismo, Luca Rinaldi  del 4 ottobre scorso, “dopo la segnalazione di Frattasi al ministero dell’Interno, il ministro, aveva inoltrato la richiesta al Consiglio dei Ministri, il quale solitamente approva la richiesta di scioglimento. Per Fondi, non funziona e, dulcis in fundo ci si mette di mezzo pure l’approvazione del pacchetto sicurezza, proprio quello che dovrebbe consentire alle forze del bene di sconfiggere quelle del male: a seguito delle nuove norme inserite, il ministero dell’interno dovrà presentare una nuova domanda in linea con la nuova normativa del multiforme pacchetto sicurezza”. L’escamotage trovato diventarono, quindi, le improvvise (e per la verità assai sospette) dimissioni del sindaco Luigi Parisella, l’intera giunta comunale, nonché di tutti i consiglieri della maggioranza di centrodestra. Scrive ancora Rinaldi: “Il segnale è piuttosto chiaro e facilmente interpretabile, soprattutto alla luce del fatto che il Consiglio dei Ministri aveva deciso di far slittare la decisione sullo scioglimento alla prossima settimana. Ci si chiede allora perché il governo non sia intervenuto prima sciogliendo il comune per mafia, permettendo ai suoi amministratori di agire indisturbati all’interno del territorio, consolidando i rapporti tra istituzioni e criminalità organizzata, nonostante le prove fornite dai magistrati”.

Oggi si aggiunge un altro possibile e per certi versi inquietate tassello. Infatti, il Consiglio dei ministri ha “promosso a più alto incarico”, il prefetto di Latina, Bruno Frattasi. Si occuperà d’ora in poi dell’Ufficio di coordinamento delle forze di polizia. Al suo posto è stato nominato Antonio D’Acunto in arrivo da Crotone. Ora D’Acunto dovrà “organizzare” il voto a Fondi, previsto per il prossimo mese di marzo. Compito arduo, poiché è più che concreto il rischio che vengano rieletti gli stessi indicati come collusi con i clan, dato che il commissariamento e le necessarie indagini sulle intese segrete tra politica e mafia sono state, di fatto, tutte bloccate. Il commiato di Frattasi è stato eloquente: “E’ un momento delicato per questa città, occorre tenere alta l’attenzione eppure quando mi guardo intorno sono solo”. Il riferimento è chiaro: all’intera area del basso Lazio, dove pure il potente clan camorrista dei casalesi ha attecchito e messo radici. Questo, intanto è successo a Fondi, e questo è quanto è poi successo nel Consiglio dei ministri. Come dicono a Napoli (e magari pure a Fondi) “Zitto, zitto ‘into o’mercato”…

Tratto da: giornalettismo.com e antimafiaduemila.com
 

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gnesi arturo  - com'è triste Fondi   |2009-12-21 00:01:04
C’è stato sul comune di Fondi, un aspro dibattito che ha coinvolto
direttamente il Parlamento e il capo del Governo Silvio Berlusconi ha negato lo
scioglimento del consiglio comunale nonostante la richiesta avanzata dal
Prefetto di Latina e suffragata dalle inchieste della Direzione Nazionale
Antimafia.
Un impero di affari dove l’impunità è la regola predominante e
la complicità di parte della politica un modus vivendi che ha inaridito il
cuore della città tanto da rendere il declino morale una sorta di processo
irreversibile.
Mentre sono state rese pubbliche le trame di interessi che hanno
unito alcuni amministratori pubblici ed esponenti della criminalità
organizzata, tanto che anche il ministro Maroni si è pronunciato più volte a
favore dello scioglimento del consiglio comunale, c’è stata da parte
dell’opinione pubblica un preoccupante disinteresse quasi che la gestione e
l’utilizzo delle risorse dello Stato fossero altra cosa rispetto alla vita
quotidiana.
C’è stato il silenzio dell’associazionismo cattolico , quello
dei pastori delle anime che hanno avuto paura di denunciare quel consenso
clientelare e ricattatorio sul quale alcuni hanno costruito la loro fortuna
politica, c’è stata la noncuranza delle associazioni imprenditoriali che al
contrario avrebbero dovuto auspicare un futuro meno prigioniero ed ostaggio dei
ricatti della mafia.
C’è una certa politica che non ha alcuna voglia di
mettere al servizio dell’etica e della moralità il potere acquisito dal
mandato elettorale ma preferisce sostenere un sistema dove la legalità non ha
ancora il diritto di cittadinanza e la trasparenza non vince la logica dei
comitati d’affari che tengono sotto sequestro la libertà e la
democrazia
Per queste ultime però ha lottato il capitano Fedele
Conti.
Erano bastati un paio di mesi nel 2006 per rendersi conto che benché
comandante della Guardia di Finanza di Fondi, aveva in pratica le mani legate
e non gli veniva consentito altro se non la sottomissione a quella logica
dominante di illegalità e di impunità che doveva permettere ancora ai
potenti di continuare a fare i propri affari.
Fedele Conti aveva capito che
questa variegata consorteria era forte e resistente e che nessuno aveva il
coraggio o l’interesse a rompere questi delicati equilibri perché venivano
messi a repentaglio il potere, gli affari, le carriere e gli investimenti
patrocinati dalle robuste presenze sul territorio di forti e riverite famiglie
dei clan della ‘ndragheta.
Altro che depressione e delusione d’amore, la
scomparsa del capitano della guardia di finanza è maturata in questo diabolico
contesto sociale dove la politica del silenzio , delle amicizie e delle
collusioni sembra sovrastare quella che invece è al servizio della città e a
tutela del diritto e della crescita delle persone.
Chissà cosa sarebbe
successo se lo avessero aiutato , forse avremmo scritto un’altra storia se
qualcuno non l’avesse scoraggiato o addirittura ostacolato o minacciato.

Fedele Conti non è stato corrotto da nessuno e non voleva essere un pezzo di
un sistema sociale che aveva sepolto gli ideali di giustizia e di legalità per
i quali lui aveva indossato la divisa.
Lo scioglimento del comune di Fondi
sarebbe stato un atto di giustizia ad un uomo che molti hanno voluto
dimenticare in fretta ma al quale noi continueremo a voler bene.

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