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La mafia non doveva intercedere per la liberazione di Moro PDF Stampa E-mail
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Scritto da Redazione Rainews24   
Martedì 12 Gennaio 2010 19:12

12 gennaio 2010 - Esponenti dei Servizi Segreti fecero pressioni sull'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino perche', qualora alla mafia fosse stato chiesto di intercedere per la liberazione dell'onorevole Aldo Moro, lui convincesse il boss Bernardo Provenzano a non intervenire. E' una delle rivelazioni contenute nei verbali di interrogatorio di Massimo Ciancimino, figlio di don Vito, depositate agli atti del processo al generale dei carabinieri Mario Mori, ex vicecomandante del Ros accusato di favoreggiamento alla mafia.
Interrogato dai pm della dda di Palermo il 21 giugno del 2008, Ciancimino racconta dei rapporti tra il padre ed esponenti dei Servizi. "I rapporti con i Servizi - spiega il teste - mio padre li ha sempre avuti". E prosegue: "I Servizi hanno avuto un ruolo sempre chiave, specialmente dopo il sequestro Moro. La prima volta che si e' parlato di Servizi, realmente, all'interno di Cosa Nostra, avvenne nel sequestro di Aldo Moro. Perche', una volta sempre in occasione di appunti che prendevo per la stesura di questo mio ipotetico libro, mio padre mi disse che era stato pregato per ben due volte, di non dar seguito a delle richieste pervenute per fare pressione su Bernardo Provenzano perche' si attivassero per potere interferire, per quantomeno aiutare lo Stato nella ricerca del rifugio di Moro".

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Poi spiega meglio: "Mio padre diceva che tali richieste potevano pervenire al suo paesano Riina da altri gruppi o esponenti politici, se cio' fosse avvenuto, mio padre doveva convincere il Provenzano a non immischiarsi in questo affare".
Ad ulteriore chiarimento il pm domanda: "Dunque per ben due volte sarebbe stato chiesto a suo padre di intervenire su Provenzano a impedire o ad evitare che vi fossero interventi di Cosa Nostra per liberare Aldo Moro, giusto?". "Perfetto", risponde Massimo Ciancimino.
 "Un momento in cui ci fu un grande movimento dei Servizi Segreti con mio padre - racconta Massimo Ciancimino - fu nel 1980. Non mi posso scordare: 19 giugno 1980. Mi ricordo che proprio quella sera ci fu la strage di Ustica".
"Mio padre - spiega - fu chiamato subito e si incontro' uno o due giorni dopo col ministro Ruffini. Mi disse che era successo un casino e che doveva vedere, fece andare a chiamare l'onorevole Lima, fece andare a chiamare altre situazioni, altri personaggi, e quando ho chiesto a mio padre realmente cosa fosse successo, mi racconto' che gia' allora, il primo momento, si seppe della storia dell'aereo francese che per sbaglio aveva abbattuto il DC9 e che bisognava attivare un'operazione di copertura nel territorio affinche' questa notizia non venisse per niente".
"E qualora ci fosse stato bisogno di interventi di qualsiasi tipo - conclude - loro dovevano poter contare su mio padre".
"Loro chi?", chiede il pm al teste.
"I Servizi", risponde Ciancimino.


Da Rainews24

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