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Il Fatto non salva Dell'Utri dal processo PDF Stampa E-mail
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Scritto da Andrea Cottone   
Domenica 17 Gennaio 2010 18:50
La difesa porta in aula l'intervista a Borsellino e chiede di rifare tutto

Il colpo di scena annunciato dalla difesa di Marcello Dell'Utri si è sgonfiato in un elemento che “non risulta di alcuna utilità”: il senatore del Pdl non potrà annoverare Il Fatto Quotidiano fra i suoi eroi, al fianco di Vittorio Mangano. La Corte d'appello di Palermo ha rigettato la richiesta di acquisire “L'intervista nascosta”, come prova a dimostrazione che Dell'Utri fosse già indagato nel 1992 e che l'allora giudice istruttore, Leonardo Guarnotta, fosse incompatibile come presidente del collegio che ha poi condannato il senatore in primo grado. Il dvd con l'intervista, rilasciata a Fabrizio Calvi e Jean Pierre Moscardo da Paolo Borsellino il 21 maggio 1992, è stata distribuita da Il Fatto che “potrebbe diventare il mio nuovo eroe – ha detto scherzando Marcello Dell'Utri prima della decisione dei giudici – proprio come per me lo era Vittorio Mangano”.

Il collegio difensivo del senatore del Pdl si è presentato in aula con il dvd. Nel filmato si vede il magistrato attingere informazioni da alcuni documenti che poi consegna ai due giornalisti. “Dalle parole del dottor Borsellino si presume che già nel maggio del '92 c'era un procedimento a carico di Marcello Dell'Utri, Silvio Berlusconi e Vittorio Mangano” dice l'avvocato Alessandro Sammarco, che spiega come Borsellino parli di un’indagine con il vecchio rito processuale di cui si stava occupando Leonardo Guarnotta, presidente del collegio che ha giudicato Dell'Utri in primo grado. Una manifesta incompatibilità che porta la difesa a chiedere di rifare il processo nei confronti del senatore. Ci sarebbero poi delle differenze fra il video e la stessa intervista – ma in formato audio – depositata il 28 ottobre 2002. “Non esistono processi segreti ” risponde il pg Nino Gatto aggiungendo che “se c'è stato un procedimento a carico di Dell'Utri già nel '92, ci sarà una traccia nel registro”.

Quando i giudici entrano in camera di consiglio per decidere, Marcello Dell'Utri, presente all'udienza, si lascia andare ad alcune battute coi giornalisti. “Senatore, queste dichiarazioni di Ciancimino?” gli viene chiesto. “Non leggo Il Fatto risponde l'imputato. “Ma se il processo si blocca grazie al video de Il Fatto?” gli viene nuovamente chiesto. A quel punto, sorridendo, Dell'Utri risponde: “Allora non solo lo leggo, gli faccio anche una statua... se riusciamo a dimostrarlo, grazie al Fatto, non posso che pensare che questo giornale è un eroe”. Ma non andrà così.

“Non risulta di alcuna utilità” la prova che la difesa ha chiesto di ammettere, come non sono state giudicate “irrilevanti” le discrasie fra l'intervista audio depositata al processo di primo grado e quella video pubblicata dal Fatto . La difesa, secondo la Corte, ha avuto diverso tempo per obiettare una eventuale incompatibilità del giudice Leonardo Guarnotta. Dell'Utri non era indagato nel 1992 e questo è dimostrato dal semplice fatto che non ha mai ricevuto alcuna notifica in merito a un fascicolo aperto a suo nome. Guarnotta si è occupato del “maxi-quater”, le cui indagini sono iniziate nel biennio 1982-84. Dell'Utri non sarebbe mai finito in questo fascicolo mentre, con ogni probabilità, c'è finito Vittorio Mangano per il suo ruolo di capomandamento della famiglia mafiosa di Porta Nuova, a Palermo. Secondo lo stesso principio la Corte ha rigettato anche la richiesta dell'accusa di acquisire i verbali di interrogatorio del pentito Antonio Scarano, morto nel 2004. Quei documenti non servono a riscontrare il colloquio fra Spatuzza e Graviano perché Scarano non era presente, sostengono i giudici.

Si chiude così la fase dibattimentale e il pg Nino Gatto dalla prossima udienza, il 12 febbraio prossimo, dovrà riprendere la sua requisitoria interrotta prima dell'ammissione della testimonianza di Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro e dei fratelli Graviano. E col dibattimento chiuso, non sarà più possibile chiedere nuovamente di ammettere i verbali e la testimonianza di Massimo Ciancimino. Nino Gatto, a margine dell'udienza, ha rivelato che, in realtà, questi documenti non gli sono mai stati trasmessi dalla Procura di Palermo. Secondo il calendario stilato dalla Corte ad aprile potrebbe esserci la sentenza.


Andrea Cottone (il Fatto Quotidiano, 16 gennaio 2010)
 

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