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Presidio della Memoria, trascrizione degli interventi di Antonio Mancini e Liliana Centofanti PDF Stampa E-mail
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Scritto da Adriana Castelli   
Giovedì 18 Marzo 2010 10:51
Antonio Mancini e Lilly Centofanti, stringendo l’Agenda Rossa,  sono intervenuti sul palco allestito a piazzale Collemaggio, poco prima del videointervento di Salvatore Borsellino.

Vi proponiamo la trascrizione dell'urlo di dolore di Antonio e della denuncia di Lilly

Trascrizione dell’intervento di Antonio Mancini:

"Buonasera a tutti, cercherò di essere brevissimo. Allora, prima di tutto volevo cominciare con la breve genesi della manifestazione, per far capire come siamo arrivati a trovarci in così tanti: io e Lilli siamo amici da poco dopo la tragedia del sisma aquilano, e allora un giorno Lilli si avvicina e mi chiede: "Guarda, Antonio, il 6 di ogni mese a L’Aquila facciamo la fiaccolata, il Presidio della Memoria. Perché non portiamo un po’ di gente a L’Aquila?" Allora eravamo partiti col portare poche associazioni culturali, e poi abbiamo deciso che qui, oggi, ci dovevano essere tutti i movimenti e tutte le associazioni che lottano per gli ideali comuni, che sono quelli di Giustizia, di Legalità, di Libertà che dovrebbero esserci nel nostro Paese. Quindi oggi, nel mio intervento, voglio approfondire tre concetti fondamentali che sono l’Eroismo, la Solidarietà e la Giustizia.
Voi, quando si parla di Eroismo, a chi vi riferite? Per me eroe senz’altro è Giovanni Falcone, come lo è Paolo Borsellino, ma come lo sono tutte le vittime che abbiamo visto oggi, che avevano la sola colpa di vivere la loro vita tranquillamente.
Io ci tengo a una cosa: noi, i nostri eroi non li vogliamo morti, non li vogliamo chiamare eroi dopo che sono morti, li vogliamo vivi tra di noi.
A questo punto  voglio approfondire il discorso di Solidarietà che io collego molto al discorso di Giustizia perché, appunto, Solidarietà non significa mandare il pacco di pasta due giorni dopo il sisma, o fare la gara a chi manda più SMS per racimolare soldi da stanziare per le vittime, o a chi versa più lacrime ai funerali del magistrato che è stato ucciso. Solidarietà è tutt’altra cosa, Solidarietà appunto significa chiedere Giustizia,  chiedere, informarsi e informare le persone e ascoltare l’urlo di disperazione che arriva dalle persone coinvolte dalle tragedie
Ma purtroppo questo in Italia non accade. In Italia non accade, quindi io lo voglio gridare qui che se lo Stato è assassino, il popolo è complice con il proprio disinteresse.
Il popolo è complice di questi omicidi di Stato! E il popolo è complice tutti i giorni.
Perché se noi mandiamo i condannati per mafia nel Parlamento, noi siamo complici.
Perchè se noi continuiamo a votare persone che a casa avevano i mafiosi, il popolo è complice.
Perché se il popolo ne sa più di Federico di Uomini e donne piuttosto che della Manifestazione delle carriole, ogni giorno le uccide quelle persone.
Se il popolo sa quante se n’è passate l’ultima troia del Grande fratello, scusate il termine, e non sa di tutti gli scenari che ci stanno dietro la tragedia aquilana, allora il popolo è complice di questi omicidi.

E allora, a questo punto, io voglio pormi un quesito: quante altre vittime ci dovranno essere in Italia prima di vedere questa bandiera candida, prima di poter dire che la nostra bandiera non è più sporca di sangue, di questo sangue?
Allora io, dopo questo sfogo, scusate ma avrò un’immagine di questa giornata, e l’immagine è quella di genitori che, alla Casa dello studente, lasciavano le mimose sotto le immagini delle ragazze per la festa della donna, ed è stata un’immagine per me durissima, e io spero che da questa manifestazione tutti usciamo con la consapevolezza che siamo noi, che siamo ancora vivi, che dobbiamo lottare, che dobbiamo informarci e informare le persone che purtroppo sono ancora scettiche, affinché queste vittime che non ci sono più possano avere Giustizia.>>

Trascrizione dell’intervento di Lilly Centofanti:

"Non è la prima volta che mi capita di parlare apertamente e non sto qui a ricordare i motivi per i quali sono oggi su questo palco. Mi viene più semplice parlare degli studenti perché, in fondo, anch’io sono una studentessa, una studentessa fuori sede.
A L’Aquila c’erano 25.000 studenti, e dopo la tragedia del 6 aprile pare che questi 25.000 studenti siano stati considerati forse solo come 25.000 fonti di guadagno. Vorrei sapere da voi, ma forse, più che da voi, da chi veramente non c’è oggi per altri motivi che non sono, appunto, il fatto i non aver potuto essere presenti qui. Vorrei sapere effettivamente se noi studenti, e mi rivolgo ai ragazzi, ci sentiamo numeri oppure siamo persone, siamo numeri oppure meritiamo di avere un futuro migliore e meritiamo anche di poter credere nei nostri sogni: perché quello che è successo a L’Aquila è stato che qualcuno ha investito sui sogni altrui e li ha spezzati senza nessuna pietà. E’ stata operata una devastazione del territorio così come delle vite.
L’Aquila è stata smembrata, ci sono 19 new town, sono 19 quartieri dormitorio, il problema è che i quartieri dormitorio di solito sono nei grandi centri abitati: qui L’Aquila dov’è? Non c’è più, non c’è più niente.
Penso che questa giornata debba servire a farci capire che un paese che non è in grado di cercare Giustizia e di volerla per le sue vittime, di cercare la Verità e di pretenderla, è un Paese che non sa neanche più quali sono i suoi diritti, non è in grado più di difendersi, e quindi penso che rimarremo tutti quanti indifesi di fronte anche ad atti aberranti quali il “processo breve” ad esempio, perché se non sappiamo che cosa ci spetta non siamo neanche in grado di andare a manifestare il dissenso. Quindi l’informazione e la coscienza civile credo che debbano veramente rinascere in queste occasioni, spero che non sia l’unica.
La Protezione civile si era impegnata… quattro sono i compiti della Protezione civile.
-La previsione, che c’è stata a quanto pare, perché si sapeva che sarebbe arrivata una scossa, però, a quanto pare, tutti erano allertati fuori, fuorché gli Aquilani, fuorché gli studenti fuori sede, tutte quelle persone che sono morte e delle quali si tenta di non lasciare alcuna traccia.
-Il ripristino, la prevenzione… non c’è stata alcuna prevenzione, anzi si doveva tornare a casa e si doveva stare tranquilli. Ora io credo che qui non si sta parlando di gente che ha ucciso perché aveva fame, si sta parlando di gente che ha lucrato e che sta tentando di  far passare per fisiologiche quasi, quelle morti. Questi morti erano inclusi in un bilancio, in un bilancio economico, in un bilancio di speculazione. Ora, se vogliamo veramente evitare che ci sia un’altra L’Aquila, ma così come un’altra Viareggio, un’altra tragedia come quella della TyssenKrupp o così come tante altre tragedie che oggi purtroppo abbiamo visto - perché qui si parla di prevenzione, si sa tutto, però poi ci ritroviamo sempre a fare Comitati vittime “di qualcosa” e, in realtà, Comitati vittime di un’illegalità che ormai ha pervaso l’intero Paese - credo, se vogliamo evitare che tutto questo si ripeta, questo significa che, qui mi rivolgo soprattutto a noi giovani perchè forse c’è un sistema che ha fallito, ci dobbiamo assumere la responsabilità di pretendere Giustizia e di viverla, di tramandarla, di insegnarla.
Perché un Paese che non è in grado di seppellire i propri morti – e non ci servono funerali di Stato, perché a me personalmente non servono queste lavate di faccia quando sapevo che mio fratello si poteva salvare, e come lui altre 308 persone -  un paese che non è in grado di rendere Giustizia ai propri morti ma li uccide ogni giorno 3e non è in grado di dare loro degna sepoltura non è un Paese civile.
Grazie a tutti."
 

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