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Il nostro caro Contrada PDF Stampa E-mail
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Scritto da Leonardo Bianchi   
Domenica 20 Aprile 2008 19:50

Contrada costretto a bere la cicuta, come Socrate. Contrada, nuovo caso Tortora. Contrada martire, vittima della malagiustizia politicizzata. Contrada che è l’ennesima vittima della Dia, la direzione investigativa antimafia. Contrada che a settantasette anni è in carcere. Contrada vuole uscire, sette mesi di pena scontata ed è subito libertà. Contrada chiede la grazia, anzi chiede la revisione del processo, anzi chiede grazie per l’interessamento. Contrada dead man walking. Eutanasia per Contrada. Contrada che negli anni settanta è stato minacciato dalla cosa nostra. Contrada che temeva per la sua incolumità. Contrada che infine rimane a Palermo. Contrada che aveva siglato un pactum sceleris con l’organizzazione criminale più pericolosa al mondo. Contrada che faceva un doppio gioco estenuante, alle dipendenze dello Stato e al servizio dello stato sotterraneo.

 

Contrada dietro la legge. Contrada che aiutava la latitanza di mafiosi. Contrada che non disdegnava regalie e prebende. Contrada che incontrava personalmente i boss. Contrada e Riina, Riccobono, Gambino, Bontate, Greco, Musso, Inzerillo, Greco. Contrada rivelava segreti d’indagine agli uomini d’onore, li avvertiva delle perquisizioni, perquisiva male, non perquisiva affatto. Contrada che faceva fuggire all’estero Oliviero Tognoli (riciclatore di denaro sporco per conto della cosa nostra), il quale poi, interrogato in Svizzera da Carla del Ponte, si rifiutò di mettere a verbale il nome di Contrada poichè troppo terrorizzato da quest’ultimo. Contrada che intanto era passato al Sisde, il servizio segreto civile. Contrada che era molto chiaccherato. Contrada sul quale giravano voci inquietanti, volavano sguardi preoccupati, gravavano sospetti. Contrada guardato con diffidenza da Falcone. Contrada del quale Boris Giuliano non si fidava affatto. Borsellino che non appena sentiva il nome di Contrada diceva che “può bastare pronunciarlo a sproposito per morire”. Contrada che non agiva per fini personali.


Contrada
è sempre stato un servitore dello Stato. Il soldato Contrada, deputato ad obbedire agli ordini. Contrada, vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare. Il Sisde che aveva un ufficio nel castello Utveggio, sul monte Pellegrino a Palermo, coordinato da Contrada. Contrada e le ombre terrificanti, lunghissime, avvolgenti, inquietanti, mozzafiato, sconvolgenti. Contrada e la strage di via D’Amelio. Contrada e la Fiat 126 che esplode, dilaniando corpi, lamiere e speranze di un brandello di popolo che aveva incominciato a sperare. Contrada che il 19 luglio del 1992 era in barca con due amici, mentre alle ore 16, 58 minuti e 20 secondi scoppiava la bomba e tremava l’Italia. Contrada che in un minuto e 40 secondi viene a sapere tutto dell’attentato, quando le prime volanti arrivarono sulla Palermo martoriata dalla strategia stragista mafiosa solamente dopo 10 minuti. Contrada che non si riesce a capire come abbia fatto a sapere tutto subito. L’ufficio operativo del Sisde comandato da Contrada che si trovava in un ottimo punto d’osservazione su via D’Amelio, ed il telecomando che ha azionato l’ordigno non è mai stato trovato, e subito dopo la strage il suddetto ufficio ha chiuso i battenti, evidentemente avendo esaurito il suo compito naturale, e se si è un pelo maliziosi, ecco. Contrada e la zona grigia. Contrada e le convergenze parallele. Contrada in mano alla cosa nostra, arruolato nel fantomatico terzo livello. Contrada ed il concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso ex art. 416-bis c.p.
 

Il procuratore Ingroia ha detto che il caso Contrada non è un caso di “infedeltà individuale”, ma che va inserito “in un sistema di connivenza tra Stato legale e Stato illegale”. Contrada e l’antistato. Contrada e l’arresto nel 1992. Contrada e i 31 mesi di carcerazione preventiva. Contrada e l’inizio del processo. Contrada ed il primo grado. Contrada ed il secondo grado. Contrada e la Cassazione, che rigetta. Contrada ed il nuovo appello. Contrada e la condanna definitiva a 10 anni di reclusione, cioè 7, sancita dalla Suprema Corte. Contrada, “sta morendo in carcere”. Contrada e la pietà cristiana. Contrada che non può morire in carcere, per di più militare. Contrada che non può neppure rimanerci, in carcere. Contrada e la trattativa tra Stato e mafia, nell’era delle bombe del dialogo. Contrada e l’attentatuni. Contrada ed i segreti indicibili, i coni d’ombra, i buchi neri a cavallo tra prima e seconda Repubblica. Contrada e la transizione politica sigillata con il sangue. Contrada ed il battesimo della seconda repubblica avvenuto in un fiume di sangue. Contrada ed il cruore che sgorga a fiotti copiosi dalle istituzioni straziate. Contrada e gli strazi delle vittime, i volti rigati dei parenti, la rabbia dell’uomo qualunque, la rassegnazione, la vita schifosa, la morte lasciva. Contrada, uomo d’onore di Stato. Contrada ed i ricatti incrociati. Contrada ed il costante e pervasivo inquinamento della vita politica. Contrada che se parla, è finita per tutti quanti si sono trovati invischiati in quell’abietta convergenza, cioè tutti quelli che adesso sono al potere. Contrada che deve essere graziato. Contrada scambiato come un prigioniero, un recluso eccellente in una guerra tra bande ciniche, spietate, non meno sanguinarie dei rozzi pastori e contadini e analfabeti e animali che materialmente hanno piazzato le bombe ed ammazzato a più non posso.
 

Contrada e la notte della repubblica. Contrada e la ragnatela nera, sottile ed inestricabile in cui è avvolta la democrazia, abilmente tessuta in decenni di vergogne, di accordi sottobanco, di stragi di Stato, di depistaggi, di grandi vecchi, di mani invisibili, di urla agghiaccianti di innocenti, di agnelli sacrificali votati ad un insulso martirio, di servitori dello Stato bastonati e trucidati senza pietà da altri pezzi di Stato, cioè dallo Stato stesso. Contrada e la voragine delle nefandezze senza fine. Contrada è Contrada, e Contrada è lo stato italiano. Contrada, e così sia.
 

(Fonte: La Privata Repubblica. Liberamente ispirato da “Il mio Beckett” di Liliane Giraudon, traduzione di Andrea Raos - Pubblicato anche su MenteCritica, tempo fa)

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Fabio  - Contrada e l'Addaura   |2008-04-21 20:07:41
Contrada fa parte delle menti "raffinatissime" di cui parla Giovanni
Falcone in riferimento al fallito attentato all'Addaura?
Secondo Luca
Tescaroli, il pm che se ne occupo', SI!!
Pero' è stato allontanato dalla
Sicilia perchè stava indagando troppo a fondo e si satva occupando dei mandanti
occulti e ora sta nel Nord Italia, secondo me questo magistrato si stava per
avvicinare alla verità....

Contrada: “Con l’Addaura non c’entro,
querelerò Tescaroli”.
Nella requisitoria svolta ieri a Caltanissetta al
processo per il fallito attentato dell’Addaura contro Giovanni Falcone, il pm
Luca Tescaroli ha ribadito la propria tesi sul coinvolgimento di Bruno Contrada
nell’episodio. E questo nonostante che tra il 1992 e il 1993 – dopo lunghe
indagini sul caso Addaura e sul presunto ruolo di Contrada – ben tre Pm
(Carmelo Petralia, Ilda Boccassini e Fausto Cardella) abbiano chiesto
l’archiviazione all’ufficio del Gip. “I tre magistrati non riscontrarono
nulla a mio carico – ricorda Contrada – e non capisco Tescaroli perché
continui a tirarmi in ballo. Sono in combutta con Berlusconi, con Forza Italia?
Tescaroli sta forse cercando ‘entità’ o altro? Appena quattro mesi fa, il
30 maggio scorso, il dottor Tescaroli ha interrogato ancora una volta in
Svizzera il giudice istruttore Lehman, che il giorno della scoperta
dell’ordigno all’Addaura si trovava con Falcone. E che cosa ha confermato a
Tescaroli, per la terza volta, Lehman? Che l’industriale bresciano Oliviero
Tognoli gli disse che le informazioni sulle proprie vicende giudiziarie non gli
erano pervenute da me, ma da un funzionario della polizia di Stato: tale Cosimo
Di Paola, compagno di scuola di Tognoli”. Pure il generale Mario Mori, già
comandante del Ros dei carabinieri, interrogato a Palermo da Antonino Ingroia e
Guido Lo Forte, ribadì che Falcone non aveva mai sospettato di Contrada. Per
questa dichiarazione, Mori è stato indagato per falsa testimonianza dalla
procura di Palermo, ma il fascicolo è stato recentemente archiviato. “Per me
la misura è colma – conclude Contrada – querelerò Tescaroli”.




Scrive Luca Tescaroli in Perché fu ucciso Giovanni Falcone (Rubbettino
edizioni): “In primo luogo, va evidenziato che Giovanni Falcone e Carla Del
Ponte erano gli unici soggetti che avevano raccolto informalmente la
dichiarazione di Oliviero Tognoli sul ruolo di Bruno Contrada
nell’agevolazione della sua fuga. È indiscutibile che siano stati i soli
testimoni diretti dell’accaduto. V’è poi da rilevare come appaia davvero
singolare che Falcone e la Del Ponte, che avevano costituito un’asse
investigativa di rara efficacia nella lotta al riciclaggio, dovessero essere
colpiti congiuntamente, nel corso del mese di giugno del 1989, mentre Carla Del
Ponte si trovava a Palermo, unitamente ad altri membri di una delegazione
elvetica e, segnatamente, nel corso del programmato bagno al mare, calendato per
il pomeriggio del 20 giugno 1989, poi non tenutosi per il protrarsi degli
interrogatori programmati per quel giorno. In terzo luogo, mette conto
evidenziare che la c.d. strage di Capaci si colloca in un momento estremamente
delicato della collaborazione di Gaspare Mutolo: questi aveva deciso di pentirsi
ma non aveva ancora formalizzato le sue dichiarazioni ad alcun magistrato,
aveva, però, rappresentato al dott. Falcone di essere in possesso di notizie
concernenti la collusione del dott. Contrada con ambienti mafiosi”. Vi sono
degli elementi emersi nell’ambito dei procedimenti relativi al fallito
attentato all’Addaura e alla strage per cui è processo, sui quali occorre
soffermarsi e riflettere per verificare se e in quale misura, nel loro insieme,
siano idonei ad individuare ragioni nell’eliminazione del magistrato (
Giovanni Falcone, ndr). Innanzitutto, va rivelato che la dott.ssa Carla del
Ponte e il delegato con il grado di Capitano, Clemente Gioia, hanno riferito di
un’indicazione fornita da Oliviero Tognoli (soggetto coinvolto nell’indagine
“Pizza Connection” per aver contribuito al riciclaggio di danaro provento
del traffico di stupefacenti), in epoca successiva al ruolo svolto dal dott.
Bruno Contrada nell’agevolare la sua latitanza. In particolare, la dott.ssa
Del Ponte ha dichiarato che, a margine di un interrogatorio da lei condotto
durante la mattina del 3 febbraio 1989, il Tognoli, a specifica domanda di
Falcone, aveva indicato nel suddetto funzionario la persona che lo aveva
avvertito dell’imminente esecuzione di un mandato di cattura nei suoi
confronti, mentre soggiornava all’albergo ‘ Ponte’ di Palermo”.
Fabio  - Contrada e l'Addaura 2   |2008-04-21 20:12:13
Pure il generale Mario Mori, già comandante del Ros dei carabinieri,
interrogato a Palermo da Antonino Ingroia e Guido Lo Forte, ribadì che Falcone
non aveva mai sospettato di Contrada. Per questa dichiarazione, Mori è stato
indagato per falsa testimonianza dalla procura di Palermo, ma il fascicolo è
stato recentemente archiviato. “Per me la misura è colma – conclude
Contrada – querelerò Tescaroli”.



Tescaroli scripsit. Scrive Luca
Tescaroli in Perché fu ucciso Giovanni Falcone (Rubbettino edizioni): “In
primo luogo, va evidenziato che Giovanni Falcone e Carla Del Ponte erano gli
unici soggetti che avevano raccolto informalmente la dichiarazione di Oliviero
Tognoli sul ruolo di Bruno Contrada nell’agevolazione della sua fuga. È
indiscutibile che siano stati i soli testimoni diretti dell’accaduto. V’è
poi da rilevare come appaia davvero singolare che Falcone e la Del Ponte, che
avevano costituito un’asse investigativa di rara efficacia nella lotta al
riciclaggio, dovessero essere colpiti congiuntamente, nel corso del mese di
giugno del 1989, mentre Carla Del Ponte si trovava a Palermo, unitamente ad
altri membri di una delegazione elvetica e, segnatamente, nel corso del
programmato bagno al mare, calendato per il pomeriggio del 20 giugno 1989, poi
non tenutosi per il protrarsi degli interrogatori programmati per quel giorno.
In terzo luogo, mette conto evidenziare che la c.d. strage di Capaci si colloca
in un momento estremamente delicato della collaborazione di Gaspare Mutolo:
questi aveva deciso di pentirsi ma non aveva ancora formalizzato le sue
dichiarazioni ad alcun magistrato, aveva, però, rappresentato al dott. Falcone
di essere in possesso di notizie concernenti la collusione del dott. Contrada
con ambienti mafiosi”. Vi sono degli elementi emersi nell’ambito dei
procedimenti relativi al fallito attentato all’Addaura e alla strage per cui
è processo, sui quali occorre soffermarsi e riflettere per verificare se e in
quale misura, nel loro insieme, siano idonei ad individuare ragioni
nell’eliminazione del magistrato ( Giovanni Falcone, ndr). Innanzitutto, va
rivelato che la dott.ssa Carla del Ponte e il delegato con il grado di Capitano,
Clemente Gioia, hanno riferito di un’indicazione fornita da Oliviero Tognoli
(soggetto coinvolto nell’indagine “Pizza Connection” per aver contribuito
al riciclaggio di danaro provento del traffico di stupefacenti), in epoca
successiva al ruolo svolto dal dott. Bruno Contrada nell’agevolare la sua
latitanza. In particolare, la dott.ssa Del Ponte ha dichiarato che, a margine di
un interrogatorio da lei condotto durante la mattina del 3 febbraio 1989, il
Tognoli, a specifica domanda di Falcone, aveva indicato nel suddetto funzionario
la persona che lo aveva avvertito dell’imminente esecuzione di un mandato di
cattura nei suoi confronti, mentre soggiornava all’albergo ‘ Ponte’ di
Palermo”.
Fabio  - Contrada e L'Addaura 3   |2008-04-21 20:13:53
Vi sono degli elementi emersi nell’ambito dei procedimenti relativi al fallito
attentato all’Addaura e alla strage per cui è processo, sui quali occorre
soffermarsi e riflettere per verificare se e in quale misura, nel loro insieme,
siano idonei ad individuare ragioni nell’eliminazione del magistrato (
Giovanni Falcone, ndr). Innanzitutto, va rivelato che la dott.ssa Carla del
Ponte e il delegato con il grado di Capitano, Clemente Gioia, hanno riferito di
un’indicazione fornita da Oliviero Tognoli (soggetto coinvolto nell’indagine
“Pizza Connection” per aver contribuito al riciclaggio di danaro provento
del traffico di stupefacenti), in epoca successiva al ruolo svolto dal dott.
Bruno Contrada nell’agevolare la sua latitanza. In particolare, la dott.ssa
Del Ponte ha dichiarato che, a margine di un interrogatorio da lei condotto
durante la mattina del 3 febbraio 1989, il Tognoli, a specifica domanda di
Falcone, aveva indicato nel suddetto funzionario la persona che lo aveva
avvertito dell’imminente esecuzione di un mandato di cattura nei suoi
confronti, mentre soggiornava all’albergo ‘ Ponte’ di Palermo”.
zeitblom  - re: Contrada e L'Addaura 3   |2008-04-21 22:37:11
Vi sono degli elementi emersi nell’ambito dei procedimenti relativi al
fallito attentato all’Addaura e alla strage per cui è processo, sui
quali occorre soffermarsi e riflettere per verificare se e in quale misura,
nel loro insieme, siano idonei ad individuare
ragioni nell’eliminazione del magistrato ( Giovanni Falcone, ndr).
Innanzitutto, va rivelato che la dott.ssa Carla del Ponte e il delegato con
il grado di Capitano, Clemente Gioia, hanno riferito di
un’indicazione fornita da Oliviero Tognoli (soggetto coinvolto
nell’indagine “Pizza Connection” per aver contribuito al
riciclaggio di danaro provento del traffico di stupefacenti), in epoca
successiva al ruolo svolto dal dott. Bruno Contrada nell’agevolare la sua
latitanza. In particolare, la dott.ssa Del Ponte ha dichiarato che, a
margine di un interrogatorio da lei condotto durante la mattina del 3
febbraio 1989, il Tognoli, a specifica domanda di Falcone, aveva
indicato nel suddetto funzionario la persona che lo aveva avvertito
dell’imminente esecuzione di un mandato di cattura nei suoi
confronti, mentre soggiornava all’albergo ‘ Ponte’
di Palermo”.

il caso contrada è importantissimo
per questo
bisogna affidarsi a ciò che è assolutamente certo

io vorrei
tanto sapere chi rispose alla telefonata delle 17 del 19 luglio 1992

cosa si dissero?
Come mai la sede di utveggio fu smantellata poco dopo?

chi fermò Genchi nelle indagini sulle utenze telfoniche del castel
Utveggio?
come mai quel giorno domenica c'era qualcuno e le altre
domeniche no?
Con chi parlò scaduto ( o scotto) coinvolto nella
strage d'amelio, al castel utvegio?

è assurdo come i sostenitori
di contrada eludano continuamente queste domande

La pietà cristiana pe
r Contrada e le sue soffferenze è fuor di dubbio, ma la carità non
può essere distinta dalla verità
soprattutto Queste verità.

Ciao
zeitblom   |2008-04-21 23:13:58
è assurdo come i sostenitori di contrada eludano continuamente queste
domande

La pietà cristiana pe r Contrada e le sue soffferenze è fuor di
dubbio, ma la carità non può essere distinta dalla verità
soprattutto
Queste verità.

Ciao

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