Increase Font Size Option 6 Reset Font Size Option 6 Decrease Font Size Option 6
Home Documenti Il pentito, la talpa e l'intimidazione ad Ingroia
Il pentito, la talpa e l'intimidazione ad Ingroia PDF Stampa E-mail
Documenti - Altri documenti
Scritto da ANTIMAFIADuemila e Pippo Giordano   
Giovedì 15 Aprile 2010 09:42
Palermo. Il collaboratore di giustizia Manuel Pasta, che da qualche settimana sta riempendo pagine e pagine di verbali ascoltati dai magistrati della Dda di Palermo, avrebbe anche riferito dell'intenzione di Cosa nostra di rialzare la testa con un'intimidazione eclatante che aveva come obiettivo un personaggio simbolo dell'impegno antimafia, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia.
Secondo Pasta si voleva danneggiare l'auto privata della famiglia di Ingroia e dare un segnale preciso allo Stato e alla procura che aveva messo sotto scacco i mandamenti un tempo in mano ai Lo Piccolo. Poi il progetto non fu realizzato per l'opposizione dello stesso Pasta, circostanza che testimonierebbe il peso specifico del collaborante all'interno dell'organizzazione criminale e l'importanza delle sue ammissioni.

La redazione di
ANTIMAFIADuemila, a fronte di tale notizia, esprime la propria vicinanza al dottor Ingroia e chiede agli organi competenti di tenere sempre alto il livello di attenzione affinché si faccia tutto il possibile per tutelare la sicurezza dei pm impegnati nella lotta alla mafia.

Da: ANTIMAFIADuemila

 


Le talpe, ignobili individui


Al neo collaboratore di giustizia Manuel Pasta, già appartenente alla “famiglia” di Lo Piccolo, viene attribuita la dichiarazione secondo la quale “una talpa ci informava dei blitz”. Ci risiamo!

Ci sono uomini che si definiscono tali solo perché i loro genitori così li hanno registrati all’anagrafe; ci sono uomini che ritengono di essere tali per il semplice fatto che alla mattina indossano i pantaloni. Non sanno, invero, che di uomini non hanno assolutamente nulla. O meglio, sanno di non essere degli uomini e ciononostante ostentano la loro miserevole appartenenza al genere umano: tra questi ignobili individui si annoverano le “talpe”.

Nel corso della mia attività investigativa, purtroppo, ho convissuto con siffatta specie di personaggi. La certezza che nel nostro Ufficio, la Mobile palermitana ma anche come poi si è accertato alla DIA, c’erano delle talpe, era comprovata da tanti “fallimenti”, dai tanti blitz andati a vuoto.

Spesso, io, Cassarà e Montana, nel trarre le conseguenze dei fallimenti, ci chiedevamo: “… chi li avrà avvisati”. Facevamo irruzione negli appartamenti con la sicurezza di catturare il mafioso, ed invece trovavamo cibi ancora caldi e sigarette fumanti.

Oppure, come avvenne una notte quando una nutrita schiera di killer si mise sulle tracce mie e di Cassarà per assassinarci. Ci salvammo per una favorevole coincidenza. Un pentito facente parte del gruppo di fuoco racconterà poi che sapevano tutto di noi, tipo di auto colore e targa. Eppure quell’uscita notturna non era stata né programmata né resa nota a nessuno.

Le “talpe” sono esseri spregevoli e non c’è nessuna scusante che possa giustificare il tradimento dell’amicizia, della lealtà. Neanche il baratto della propria vita serve a giustificarlo, perché un uomo deve saper morire con dignità. L’onore di un giuramento fatto, non può essere infangato e disatteso.

E, rivolgendomi a costoro, chiedo: ma con quale animo e con quale dignità vi presentate al lavoro, come fate ad avere il coraggio di sorridere al vostro collega che vi sta accanto? Tra voi e colui che si è impossessato furtivamente dell’Agenda Rossa di Borsellino, non c’è differenza: siete dei vigliacchi ed individui immorali.

Il sentimento di amicizia e di lealtà è stato per me il baluardo dei miei comportamenti e lo è per la totalità degli appartenenti alla Forze dell’Ordine, che lavorano con dignità e coraggio: sono sicuro.

Io posso affermare che aver rifiutato i danari di Cosa Nostra mi ha reso un uomo libero: libero al tal punto che quando rientravo a casa potevo baciare i miei figli con la consapevolezza di aver agito con onestà.

L’onestà mi è stata trasmessa dai miei genitori e a loro va tutto il mio ringraziamento: gli stessi insegnamenti li ho trasmessi ai miei figli e sono orgoglioso di aver tramandato questi valori.

Voi, traditori, potete fare altrettanto? Credo proprio di no!

Ed oggi, quando vado al cimitero ad omaggiare, Cassarà, Falcone, Borsellino e tanti altri, dico loro con sguardo sereno “sono qui, amici, non vi ho mai tradito”.

Pippo Giordano


Da BlogSicilia.it



 

Comments:

Commenti
Cerca RSS
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!

3.26 Copyright (C) 2008 Compojoom.com / Copyright (C) 2007 Alain Georgette / Copyright (C) 2006 Frantisek Hliva. All rights reserved."