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Fabio Repici: 'Troppe omissioni nelle indagini sulla morte di Attilio Manca' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Sabrina Mechella   
Domenica 08 Agosto 2010 09:05
Caso Attilio Manca, l'avvocato Fabio Repici: "Troppe omissioni nelle indagini, l'archiviazione grave colpo alla giustizia"

VITERBO - Morte di Attilio Manca, aspettando la decisione del gip Salvatore Fanti, l’avvocato Fabio Repici, legale della famiglia del giovane urologo, spiega perché archiviare l’inchiesta, come ha richiesto il pubblico ministero Renzo Petroselli, sarebbe un grave colpo alla giustizia. La mattina del 12 febbraio del 2004 Attilio Manca, medico 34enne siciliano in servizio all'ospedale viterbese Belcolle, viene trovato cadavere nella sua abitazione.

L'autopsia effettuata dal medico legale affermerà che si è trattato di overdose da eroina. Il dottore, pur non essendo tossicodipendente abituale, di tanto in tanto assumeva alcune dosi di stupefacenti, recuperate sul mercato romano. In un primo momento si pensa alla morte accidentale o al suicidio ma la famiglia di Manca rifiuta categoricamente questa tesi, convinta che si tratti di omicidio. Fin dall'indomani del ritrovamento del cadavere di Manca, originario di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) i congiunti avevano espresso molti dubbi sulla possibilità che il giovane dottore, mancino, potesse essersi iniettato la dose con la mano destra.

La famiglia è convinta che Manca sia stato ucciso perché testimone scomodo dell'operazione alla prostata alla quale fu sottoposto in Francia, a Marsiglia, il super boss della mafia Bernardo Provenzano. Dieci gli indagati nell’inchiesta, tra cui amici e colleghi viterbesi dell’urologo, ma anche il cugino Ugo Manca, rappresentato dall’avvocato Franco Bertolone. Adesso l’inchiesta è sospesa, aspettando la decisione del gip Salvatore Fanti, che dovrà decidere se archiviare, come chiedere il pm Renzo Petroselli, oppure se continuare le indagini come sostiene la famiglia del medico scomparso.

Fabio Repici accusa senza mezzi termini la Procura viterbese, accusandola di “omissioni e abnormi inerzie di indagine”. “Sono molti i motivi per cui questa inchiesta non deve essere archiviata” spiega Repici “prima tra tutte le rilevazioni delle impronte digitali mai compiute sulle due siringhe trovate in casa di Attilio Manca, indagini che potrebbero ancora essere eseguite. Abbiamo chiesto alla Procura che fossero acquisiti agli atti i tabulati telefonici dei cellulari di Ugo Manca, (cugino di Attilio e indagato nell’inchiesta ndr) e anche questo adesso non è più possibile per decorrenza dei termini, anche si potrebbe ancora richiedere alla Procura distrettuale antimafia siciliana la trasmissione degli atti riguardanti questo tipo di indagine, se esistenti. Non è stata mai verificata la natura dello squarcio sul pavimento della casa in affitto di Attilio, danno causato da un peso da palestra trovato rotto. I genitori di Manca hanno risarcito il danno alla proprietaria dell’appartamento, anche questa teste ignorata dalla Procura”.

“In merito ai registri delle presenze dell’ospedale Belcolle, secondo i quali Manca sarebbe stato in servizio negli stessi giorni in cui Provenzano si sarebbe operato in Francia, risulta invece che l’urologo si sarebbe assentato dal lavoro nei giorni a ridosso del Natale 2003. Il boss mafioso si era operato a novembre dello stesso anno e poi era rientrato in Sicilia; è molto probabile che avesse voluto un medico specializzato che lo visitasse nel post operatorio. E ancora: che cosa ha fatto Attilio Manca nelle ultime 24 ore di vita? Nessuno lo sa, solo una vicina di casa ha sentito sbattere la porta di ingresso del medico la sera alle 22 dell’11 febbraio: se ne deduce che Manca stesse rientrando a casa – anche se il suo telefonino risulta essere rimasto sempre nell’abitazione – oppure qualcuno stava uscendo. Ma la vicina di casa non è mai stata sentita dalla Procura, così come gli stessi genitori del morto. Manca si sarebbe drogato in casa: ma risultano solo le siringhe e l’eroina necessita una certa preparazione. Non è stato trovato nulla. E poi, chi ha venduto la droga all’urologo? Due giorni dopo la sua morte, la squadra mobile di Viterbo individua un soggetto, che sostiene essere il suo procacciatore di eroina. Questa persona non sarà mai indagata, sebbene possa essere ritenuta responsabile della morte per overdose di Manca”.

L’avvocato nella sua requisitoria dello scorso 15 luglio, ha avuto parole molto dure nei confronti della Procura viterbese. “Non credo di essere stato duro nei confronti di Petroselli” replica il legale “semmai è il pm che ha sempre cercato in ogni modo di infangare la figura di Attilio Manca, dipingendolo come un povero drogato deluso dalla vita”. Cosa succederà dopo il pronunciamento del gip? “Se deciderà di archiviare andremo avanti, trovando altri nuovi elementi per far riaprire il caso. Se, come mi auguro, l’indagine rimanesse aperta, allora auspico che il capo della Procura di Viterbo affidi a un altro pubblico ministero il caso”.
 

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Francesco Grasso  - MMMA!!!!!!!   |2010-08-08 13:18:22
Gli elementi che si desumono dalla Stampa,peraltro mai smentite da parte
avversa, depongono con chiarezza incontrovertibile a favore dell'omicidio.
Pertanto dell'assoluta necessità del dibattimento.
Le norme penali di rito
soggette al principio del "favor rei" favoriscono il reo,
MA
ESCLUSIVAMENTE PER QUANTO RIGUARDA LA FASE DEL DIBATTIMENTO,
ovvero per
l'applicazione delle norme e delle pene più favorevoli.
Nelle indagini
preliminari
INVECE
prevale il principio costituzionale

"DELL'OBLIGATORIETA' DELL'AZIONE PENALE"
che
IMPONE
per casi
certamente meno concreti in senso dell'omicidio il
DIBATTIMENTO!
Non si
possono comprendere pertanto ,le ragioni di tre richieste di archiviazione.
Se
fose vero quanto si legge nelle notizie giornalistiche(ma ciò va desunto
eslusivamente dagli atti)e pertanto si argomenta in senso astratto
si potrebbe
ipotizzare la grave negligenza e imperizia,l'abuso d'ufficio(323 c.p.)
finalizzata alla corruzione in atti giudiziari(319 ter c.p.), si potrebbe
ipotizzare ancora il concorso nel reato(110 e 416 bis c.p.) e perfino il
concorso formale (81 c. p.) non certo l,'archiviazione.

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