9 agosto 2010, Palermo. «Perchè prendersela con un bambino di appena cinque anni? Che senso ha inviare un proiettile di kalashnikov a mio figlio Vito Andrea? Basta, sono stanco. Non voglio più parlare con i magistrati. Sono questi i vantaggi di cui godrei?". Massimo Ciancimino non smette di piangere. Gira e rigira tra le mani il plico, in una custodia trasparente, contenente la lettera di minacce indirizzata al figlio Vito Andrea, che compirà sei anni a novembre. La busta è arrivata questa mattina, senza affrancatura, nell'abitazione palermitana di Massimo Ciancimino. Nella lettera il nome del bambino è scritto a caratteri cubitali su una busta piccola bianca: Vito Andrea Ciancimino. All'interno si vede in bella mostra il proiettile di kalashnikov e la scritta: 'Le colpe dei padri infami e traditori ricadranno sui figli. Lei e i suoi complici siete stati avvisati da troppo tempo. Lei e i suoi amici magistrati sarete la causa di tutto'.
«Qualcuno mi spieghi se sono questi tutti i vantaggi che ho ricevuto da quando ho iniziato a parlare con i magistrati e a rendere dichiarazioni - dice ancora Ciancimino junior, davanti alla sua abitazione con due agenti di scorta che lo guardano a vista - Io sono disposto a rinunciare alla mia scorta, ma mio figlio deve restare fuori da tutto questo. Che colpe ha?». Poi, Massimo Ciancimino, sempre con le lacrime agli occhi, si sfoga: «Da quando vengo interrogato, non ho mai chiesto un solo euro di rimborso per i biglietti aerei, eppure mi spetterebbero. Ma io non l'ho mai fatto. Da quasi due anni parlo con i magistrati e rispondo alle loro domande e sempre a mie spese. Per cosa? Per avere lettere di minacce per mio figlio, un bambino innocente di appena cinque anni?». A pochi metri di distanza c'è il bambino che cammina vicino alla madre. «Vedrete che non arriverà neppure un messaggio di solidarietà per mio figlio Vito Andrea - prosegue ancora Massimo Ciancimino - quando arrivano lettere di minacce a qualunque altra persona, ci sono tonnellate di messagi di solidarietà. Ma mio figlio non ne avrà, perchè deve pagare non so quali colpe. Sono stanco. È la verità, non ha più senso continuare il mio percorso. Ecco perchè non parlerò più con i magistrati».
Massimo Ciancimino vuole, infine, chiedere alla Feltrinelli di ritirare il suo libro 'Don Vitò dal commercio, pubblicato tre mesi fa, in cui il figlio dell'ex sindaco racconta la sua vicenda personale e i particolari inediti sulla cosiddetta trattativa tra lo Stato e la mafia nel 1992. «Basta - conclude - non voglio più saperne. Mio figlio deve restare fuori da tutto. È mio figlio. E ha cinque anni».
Fonte: Adnkronos
Ciancimino in Procura con lettera minacce
9 agosto 2010, Palermo. Massimo Ciancimino si è presentato in Procura a Palermo con la lettera di minacce e il proiettile di kalashnikov indirizzati al figlio Vito Andrea di cinque anni e arrivata questa mattina nella sua abitazione palermitana. Ciancimino junior si è recato nella stanza del pm
Antonino Di Matteo per mostrare la lettera minatoria contenente frasi contro il figlio e ha ribadito ai giornalisti presenti che non vuole più parlare con i magistrati che lo stanno interrogando da quasi due anni sulla cosiddetta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra.
Fonte: Adnkronos
Palermo, 9 agosto 2010: la lettera di minacce a Ciancimino
La redazione del sito 19luglio1992.com esprime la propria sentita solidarietà a Massimo Ciancimino e alla sua famiglia
Di seguito il
comunicato di
Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili:
9 agosto 2010, Firenze. "Siamo seriamente preoccupati per le minacce rivolte anche ai Magistrati nella lettera che è arrivata alla famiglia Ciancimino alla quale comunque esprimiamo solidarietà, perchè le minacce sono azioni vigliacche sempre ma quando sono rivolte ai bambini sono cose degne di un livello delinquenziale senza precedenti in questo Paese.
Pertanto invochiamo per la milionesima volta la verità completa sulle stragi del 1993, attraverso un pubblico dibattimento, il quale deve andare in porto il più presto possibile.
Non è la prima volta che il gruppo di fuoco di “Cosa Nostra” uccide bambini innocenti per suo interesse e per interessi di “altri”, infatti è già avvenuto in via dei Georgofili il 27 Maggio 1993.
Solo dando giustizia a quei poveri morti si potrà dare loro pace e si eviterà ad altri genitori di piangere sulla tomba dei loro figli."
Giovanna Maggiani Chelli