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Leggo e piango: non è tempo di lacrime, non è tempo di piangere, è tempo di resistenza PDF Stampa E-mail
Rubriche - Le vostre lettere
Scritto da Maria Teresa   
Mercoledì 11 Agosto 2010 22:02
Caro Salvatore e cari ragazzi dell'agende rossa, intanto grazie! grazie! grazie! Mi sono iscritta qualche giorno fa e non avendo troppa dimestichezza, non ho saputo lasciare un commento alla notizia delle minacce al figlio Ciancimino. Vorrei sapere come si può fare per esprimere solidarietà a Massimo Ciancimino. Sono un'insegnante, sto utilizzando le mie vacanze studiando e leggendo. Sono partita dalla storia mistificata (anche quella!) dell'unità d'Italia per passare a quel: "Io non tacerò" del grande, immenso Caponnetto. Leggo e piango. Sottolineo, prendo appunti pensando ai miei alunni e ...piango. Salvatore lo ha detto in un incontro a Sant'Elpidio, l'ho ascoltato ieri sera: "Se qualcuno mi dice 'mi ha fatto commuovere' mi arrabbio con me stesso. Non è tempo di lacrime, non è tempo di piangere, è tempo di resistenza". Lo so e condivido in pieno. Ma la resistenza si fa insieme, ed è questo l'aspetto più terribile.

 

Siamo in molti ad essere scontenti, sconcertati, ma restiamo immobili.  L'indignazione c'è, per quanto mi riguarda da più di 30 anni, ma il passaggio dalla resistenza alla reazione è un'altra cosa. Non appena metto il naso fuori, trovo contrasti, litigi, incomprensioni persino tra chi dice di avere gli stessi scopi, lo stesso colore. Nell'attesa di una reazione collettiva da costruire, penso che, nonostante l'impegno della Gelmini a cancellare l'articolo 33 della Costituzione, utilizzerò il mio potere di insegnante. Quest'anno nell'affrontare il libro di storia con i miei ragazzi di terza media, capovolgerò il testo partendo da quell' unico capoverso di fine capitolo che recita così (trascrivo per intero il pezzo perché mi sembra molto interessante):

 

 

 

 

Mafia e criminalità organizzata diventano sempre più potenti. In questa situazione di crisi dei partiti e di debolezza dello stato si intensificano le attività criminali delle organizzazioni della malavita, da secoli potenti e attive in Sicilia (la mafia), in Campania (la camorra), in Calabria (la 'ndrangheta), in Puglia (la sacra corona unita). Segno di perdurante impotenza delle istituzioni dello stato furono l'assassinio a Palermo, nel 1982, in un agguato di mafia, del prefetto della città, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, e nel 1992, in due attentati successivi, dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che avevano fino ad allora diretto con successo le attività di un pool (gruppo organizzato di magistrati e poliziotti) antimafia.

 
 
 
Farò in modo che quella sparuta riga su Giovanni e Paolo diventi un progetto di vita.
 
Un abbraccio affettuoso e grazie per il vostro impegno,

Maria Teresa  




Comments:

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lucia cossu   |2010-08-12 01:17:03
Ciao Maria Teresa, forse una delle cose più terribili di questa repubblica
adesso è di voler far sentire soli chi come te e come me da tempo si oppongono
ogni giorno in ogni pensiero e azione e resistono attivamente e civilmente. Non
sei sola, non siamno sole, e anche se delle volte gli strumenti per unirsi
sentendosi alleati non fanno bene il loro lavoro siamo alleate e alleate con
tanti altri come noi che senza rumore visibile si comportano coraggiosamente da
persone civili per quanto duro e solitario e disperato questo possa sembrare.
Non sei sola e siamo tanti. Un abbraccio
lucia
Christina P   |2010-08-12 11:43:59
Cara Maria Teresa, sono le tue parole a commuovere. In questo paese sono ormai
pochi gli insegnanti che fanno del loro mestiere una missione. Gli unici momenti
in cui sento crescere forte in me la speranza e' quando sono insieme ai bambini,
ai ragazzi. Sono ricettivi, curiosi, spontanei ma spesso anche annoiati da un
sistema educativo che li rimpinza di nozioni sterili che nulla hanno a che
vedere con la vita reale. Ma questo, si sa, fa parte di una strategia che si
potrebbe definire "deculturalizzazione di massa". La scuola non e' piu'
la miccia che accende la scintilla della ragione, del pensiero, della fantasia.
Basta accorgersi del fatto che dopo pochi mesi i ragazzi dimenticano facilmente
un anno di lavoro scolastico. Non rimane nulla perche' la scuola non ha piu'
anima ne passione. Non si discute, non si chiede. I ragazzi ingurgitano materie
senza capire il senso del loro impegno. Ho insegnato inglese per quasi vent'anni
da lettrice di madrelingua esterna. Entravo in classe e mi colpivano gli occhi
spenti, la svogliatezza. Poi iniziavamo a parlare. Lasciavo ai ragazzi la
possibilita' di pormi qualsiasi domanda gli passava per la mente. Parlavamo
delle mie origini, del mio paese nativo, della mia famiglia. Poi loro
raccontavano la loro storia. Sulla lavagna scrivevo termini inglesi che venivano
fuori durante le nostre chiacchierate. Riuscivo ad introdurre aneddoti
grammaticali e nozioni che i ragazzi sorprendentemente ricordavano anche dopo
mesi. C'era un rapporto umano dove il problema disciplinare spariva man mano che
s'instaurava un rapporto di fiducia reciproco. Insegnavo inglese ma le lezioni
potevano riguardare tante sfere e tanti argomenti diversi; storici, scientifici,
letterari. Purtroppo con la Gelmini tutto questo e' finito. Con i tagli sono
spariti gli insegnanti esterni. Non lavoro piu' da due anni e i ragazzi mi
mancano terribilmente.
Ho divagato un tantino ma le tue parole mi hanno
ricordato il senso di questo mestiere. Spero tanto che il tuo scritto venga
letto da molti insegnanti e che riescano anche loro a capire che un ragazzo si
appassiona alla scuola nel momento in cui il suo maestro nutre egli stesso un
autentico entusiasmo ed una autentica passione per la sua materia, per la vita.
Solo cosi' potranno trovare uno scopo verso il quale lavorare con impegno e
amore. La disciplina ed il rispetto poi, non tardano ad arrivare. Grazie Maria
Teresa!
Christina Pacella

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