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Inchiesta G8, nuove accuse al pm Toro: 'È lui la talpa' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Antonio Massari   
Domenica 22 Agosto 2010 20:00
'Così fu avvertito Balducci'. E al Parlamento la richiesta di procedere contro l'ex-ministro Lunardi

Un testimone ha confermato l’incontro, alla presenza di Balducci, nel quale venivano rivelati segreti dell’indagine. Si aggrava così la posizione di Achille Toro, l’ex procuratore aggiunto di Roma, accusato dai pm di Perugia di corruzione e rivelazione del segreto istruttorio. Il magistrato non partecipò direttamente all’incontro, ma l’ipotesi dell’accusa è chiara: Toro era la “talpa” in procura. C’è un fatto nuovo, quindi, nell’inchiesta sulla “cricca” del G8, che giovedì ha trasmesso al Senato, per la precisione alla Giunta per le autorizzazioni, la richiesta di poter procedere nei confronti dell’ex ministro Pietro Lunardi, anch’egli indagato, insieme con il cardinale Crescenzio Sepe, per corruzione. E il fatto nuovo – supportato da alcune testimonianze – sembra confermare che Toro, per il tramite di suo figlio Camillo, abbia informato Balducci – l’ex presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici, ai vertici della “cricca” – delle indagini che lo riguardavano.

Nelle telefonate intercettate dal Ros di Firenze si parla di un “incontro” tra Camillo Toro ed Edgardo Azzopardi. “Ci dobbiamo vedere ?”, chiede Azzopardi. “Sì cazzarola …”, risponde Toro. “Senti ci vediamo .. ci vediamo alle 11… vengo dove sono venuto ieri”. “Va bene”, conclude Toro. I pm di Perugia Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi in questi mesi hanno interrogato sia l’avvocato Azzopardi, sia il braccio destro di Balducci alle Infrastrutture, Massimo Sessa. E proprio da quest’ultimo sarebbero giunte le conferme di un “incontro” nel quale Balducci sarebbe stato informato delle indagini che lo riguardavano. L’ipotesi è che Toro abbia rivelato a suo figlio Camillo segreti d’indagine. Questi, a sua volta, li avrebbe poi raccontati ad Azzopardi che, infine, avrebbe rivelato il tutto a Balducci. Fin qui, la pista investigativa tracciata dalle intercettazioni, fin quando un testimone ha confermato l’incontro, al quale era presente, e il contenuto delle conversazioni. Fatto doppiamemente rilevante: rafforza la competenza della procura di Perugia per l’inchiesta che vede, tra gli indagati, anche il cardinale Sepe, l’ex ministro Pietro Lunardi, il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso e l’imprenditore Diego Anemone.

La vicenda che riguarda Lunardi è nota. Nel 2004 compra un palazzetto in via dei Prefetti a Roma. L’acquisto avviene con la società di famiglia, la Immobiliare San Marco Spa, che compra l’immobile da  Propaganda Fide, per 3 milioni, 600 mila euro in contanti, il resto con un mutuo. Propaganda Fide era diretta da Sepe, cardinale vicino a Balducci, che di lì a poco Lunardi nomina Presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici. Si scoprono però due fatti sospetti. L’appartamento acquistato dai Lunardi vale almeno il doppio. E pochi mesi dopo l’acquisto – siamo nel 2005 – i ministeri dei Beni culturali e delle Infrastrutture -  guidato da Lunardi – stanziano 5 milioni di euro a Propaganda Fide per restaurare la sede della Congregazione e per una pinacoteca mai realizzata. Secondo i pm perugini, nell’acquisto del palazzo, Balducci ebbe un ruolo decisivo. E da giovedì gli atti sono al Senato che deciderà se autorizzare la procura a procedere sul parlamentare Lunardi che ieri ha commentato: “Non è certo un rinvio a giudizio, sono tutte accuse da verificare”.

Antonio Massari (Il Fatto Quotidiano, 22 agosto 2010)




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