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Dell'Utri 'mafioso' cacciato dalla folla. Quel re sempre piu' nudo PDF Stampa E-mail
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Scritto da Monica Centofante   
Martedì 31 Agosto 2010 18:33
Alla fine ha dovuto gettare la spugna e abbandonare la kermesse letteraria da uomo sconfitto.
Il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, condannato in appello a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, un epilogo così di certo non se lo aspettava.
Incurante del numero di iscritti al gruppo “No a Dell'Utri a Parolaio” che su facebook era cresciuto gradualmente, superiore ai primi venti di polemica che già soffiavano nei giorni scorsi e come sempre sicuro di sé, pronto a presentare in anteprima nazionale i suoi presunti, probabilmente falsi, diari di Mussolini che a breve verranno pubblicati da Bompiani.
Ieri sera però, alla rassegna libraria di Como, nella cornice di piazza Cavour, niente è andato come pensava. E alle 18.00 dopo la presentazione dell'amico giornalista Armando Torno non è riuscito neppure ad aprire bocca di fronte a una nutrita folla di rappresentanti della società civile che agli organizzatori ha chiesto conto di quella presenza: “Vi sembra giusto aver invitato qui un condannato in appello a sette anni per mafia?” ha gridato qualcuno, la voce sovrastata da uno scrosciare di applausi. E poi slogan, cori e striscioni degni di un “uomo d'onore”: “Vergogna”, “mafioso”, “devi andare in carcere”, “Marcello, baciamo le mani”. A gridare non sono sparuti gruppi di “estremisti”, ma gente comune, di tutte le età, uniti pacificamente nella loro protesta. Tra loro rappresentanti dell'Anpi (l'associazione nazionale partigiani) di Como e del Comitato locale per la difesa della Costituzione che esibiva un foglio sul quale erano riportati i nomi di vittime della portata del generale Carlo Alberto dalla Chiesa contrapposti al mafioso Vittorio Mangano, al secolo “l'eroe”.
Qualcuno teneva invece in mano l'agenda rossa, il simbolo della lotta combattuta da tempo da Salvatore Borsellino - il fratello del giudice assassinato nel 1992, che chiede verità e giustizia sulla strage di Via D'Amelio - e intonava il coro che lo scorso 19 luglio ha nuovamente riempito di speranza la stessa Via D'Amelio e le strade di Palermo: “Fuori la mafia dallo Stato”.
Poi alcuni contestatori, fermati dalla scorta del senatore, sono saliti sul palco, come arma alcuni volantini sui quali era stampata la parte finale della condanna a Dell'Utri in appello.
Sotto quel palco uno di loro sventolava un libro, “Dossier Mangano”, un regalo per il senatore.
Alla fine, dopo mezz'ora di contestazione gli organizzatori si sono rivolti al pubblico presente - circa novecento persone in tutto, il doppio dei posti a sedere - chiedendo la possibilità di andare avanti, ma la risposta è stata un coro di “no” mentre alcuni anziani al senatore gridavano: “Devi andare via da Como”.
A Dell'Utri, vinto, non è rimasto che abbandonare il tendone, facendosi largo tra il disprezzo del pubblico.
Un segnale, molto forte, dei tempi che cambiano. E del re che è sempre più nudo.

Monica Centofante (Antimafiaduemila, 31 agosto 2010)




 

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Francesco Grasso  - L'ORDINE NATURALE DELLE COSE   |2010-08-31 22:46:46
Sicuramente il diritto d'espressione,per la sua rilevanza,non può e non deve
essere negato a nessuno.
Nel caso in questione
si tratta di evento
eccezionale,così come accade nei casi eccezionali.
NEL CONTESTO
di un Popolo
che non dà segni di vita,privo di capacità di intendere e volere,senza
memoria, senza cultura,senza dignità,in grado di argomentare ,al massimo ,di
calcio o di sesso spicciolo,oppresso in forma totale da una "ragnatela
dell'illegalità" sterminata e potentissima,
SI CONCRETIZZA
un nucleo che
mostra
SEGNI DI VITA!!!!
Nulla di strano.
Tutto ciò rientra nell'Ordine
naturale delle cose.
Contro gli eventi naturali ,nulla è possibile,
prima o poi
accadono.
E' SOLO QUESTIONE DI TEMPO!

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