Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla.
Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare. Paolo Borsellino
L'affetto dei lettori per i giornalisti: è cominciata la tre-giorni a Pietrasanta
S’accendono le candeline, tante e diverse, più di mille per il primo compleanno del Fatto. Mille come le persone che s’alzano in piedi, di scatto, appena Salvatore Borsellino agita l’Agenda rossa. E cala il silenzio, persino le zanzare tacciono, nella pineta del parco la Versiliana. Pietrasanta festeggia il Fatto Quotidiano e i bagnanti lasciano il sole per una fresca ombra, lasciano il mare per ridere con Luca Telese, Stefano Disegni, i ragazzi di Spinoza.it e il gruppone della satira.
La prima fotografia di un compleanno: Tommaso e la sorella Letizia, un bambino e una bambina, due colori e una poesia sull’informazione che Tommaso, nient’affatto timoroso, recita con espressione al pubblico di un teatro all’aperto che sembra la Woodstock in miniatura.
La signora Letizia e suo marito arrivano dalle montagne di Pistoia, masticano l’accento bolognese mischiato al toscano, tradiscono la fretta: “Inizia tra due ore? Bene. Siamo qui per fare una passeggiata e respirare la vostra aria”.
Ogni passo un Fatto: il libro degli ospiti, le magliette, il quotidiano, le sigle e le facce. E i giornalisti. Marco Lillo scherza con Telese: “Ho un’inchiesta sulle tue proprietà immobiliari”. E nel teatro passano le immagini di “Sotto scacco”, il documentario di Udo Gumpel e Lillo, vent’anni di rapporti tra mafia e politica, di domande senza risposte.
Video e parole: Salvatore Borsellino, Roberto Scarpinato, Marcello Ravveduto, Lirio Abbate de L’espresso, Sandra Amurri e Antonio Massari discutono di mafia, modificano toni e luce a ogni ricordo, la gente applaude, ascolta, freme. E riflette. Pensa che qualcosa può cambiare se qualcuno vuole cambiare, anche se stesso. Pensa al sindaco di Pietrasanta, Domenico Lombardi, e al predecessore che vantava le sue foto in manette: “Dopo tre giorni mi hanno chiesto le dimissioni. Forse me le chiederanno – scherza Lombardi – persino per il compleanno del Fatto. Ma io non pongo barriere, voglio essere il sindaco del confronto, non della censura”.
Carlo Tecce (il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2010)