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I soldi di Berlusconi finanziarono la Dc? PDF Stampa E-mail
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Scritto da Silvia Cordella   
Mercoledì 15 Settembre 2010 17:21
Palermo. “Acquisto tessere periodo ’79 – ‘83”.  Così l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino avrebbe descritto nel suo “registro contabile” quelle somme di denaro che, in quegli  stessi anni, sarebbero arrivate a Palermo per finanziare la corrente politica di Giulio Andreotti. È ciò che starebbe emergendo da alcuni documenti che la signora Epifania Silvia Scardino, moglie di don Vito, ha consegnato quest’estate ai magistrati della Dda di Palermo Nino Di Matteo e Paolo Guido. Nelle carte in cui sono contenute le “entrate” dell’ex sindaco, oltre ai pagamenti incassati da Giuseppe Ciarrapico e Gaetano Caltagirone (due imprenditori vicini anche loro alla corrente andreottiana) comparirebbe anche il famoso assegno di 35 milioni di vecchie lire che l’allora imprenditore milanese Silvio Berlusconi avrebbe staccato in favore dell’ex sindaco del “sacco” di Palermo. Un finanziamento, a quanto pare non dovuto a pagamenti di natura imprenditoriale ma al finanziamento del partito andreottiano in Sicilia. Sebbene non fosse chiara la natura di quell’assegno, in realtà, già nel 2004 tracce della sua esistenza erano state rinvenute in una telefonata intercettata tra Massimo Ciancimino e sua sorella Luciana.
Era il 5 marzo 2004, i due fratelli parlando fra loro di una manifestazione che si sarebbe dovuta svolgere a Palermo per festeggiare i dieci anni dalla nascita di Forza Italia, avevano accennato alla prova di un presagibile rapporto d’affari tra il loro padre e il “Presidente”. A cominciare il dialogo era stata Luciana: “Eh… il 27 marzo, a Palermo … per i dieci anni di vittoria di Forza Italia, viene Silvio Berlusconi. È stata scelta Palermo perché è la sede più sicura … eh … previsione …. In previsione saremo 15 mila …”. Massimo: (…) “E, digli che c’abbiamo un assegno suo, se lo vuole indietro ..”. Luciana: (ride) “Chi, il Berlusconi?”. Massimo: “Si, ce l’abbiamo ancora nella vecchia carpetta di papà…”. Luciana : “Ma che cazzo dici”. Massimo: “Certo”. Luciana: “del Berlusca”. Massimo: “Si, di 35 milioni, se lo si può glielo diamo”. Ad ascoltare queste parole i magistrati di allora potevano solo immaginare di trovarsi di fronte a qualcosa di molto più ampio. Oggi, se i pm trovassero i riscontri alle causali di versamento annotate dal politico democristiano, potrebbero trovarsi ad indagare su un vecchio capitolo mai del tutto approfondito come quello dei finanziamenti occulti ai partiti da sempre foraggiati, in nome del “mutuo soccorso”, da imprenditori insospettabili.  E questo, dopo gli investimenti di don Vito su Milano 2, attraverso il banchiere Roberto Calvi e i costruttori mafiosi Bonura e Buscemi, potrebbe essere l’ennesimo tassello a dimostrazione del fatto che per ragioni d’affari le vite del Premier e quella del vecchio politico democristiano di Palermo condannato per mafia si siano incrociate. In riferimento a ciò, la Procura è attualmente impegnata ad approfondire il contenuto di un “pizzino” che don Vito nel 2001 scrisse a Bernardo Provenzano in relazione a una mazzetta che in occasione delle elezioni politiche di quell’anno avrebbe dovuto così essere distribuita: “Dei 100 milioni ricevuti da Berlusconi, 75 a Benedetto Spera e 25 a mio figlio Massimo”. Ed ancora “Caro Rag. (Ragioniere alias Provenzano)  bisogna dire ai nostri amici di non continuare a fare minchiate… e di risolvere i problemi giudiziari…”.

Silvia Cordella (Antimafiaduemila.com, 14 settembre 2010)





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Maurizio   |2010-10-11 18:05:53
Forse per personale ammissione dello stesso Berlusconi, ma non ricordo a memoria
se sia così, ma mi pare che Berlusconi steso in qualche occasione abbia ammesso
che in passato tra gli anni settanta ed ottanta abbia finanziato chi più chi
meno un pò tutti i partiti, DC compresa. Allora si faceva così.

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