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Indagato per aver fotografato un bene in rovina confiscato alla mafia PDF Stampa E-mail
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Scritto da Mario Portanova e Duccio Facchini   
Mercoledì 22 Settembre 2010 09:20

Duccio Facchini di Qui Lecco Libera ha fotografato la pizzeria Wall Street che fu del boss della 'ndrangheta Coco Trovato. Per questo è finito sotto inchiesta

C’è un bene pubblico, confiscato alla ‘ndrangheta, che gli amministratori pubblici hanno lasciato andare in malora per quindici anni. C’è un ragazzo che ha voluto denunciare lo scandalo pubblicando sul web quattro fotografie. Indovinate chi è finito sotto inchiesta penale? Il ragazzo.


Si chiama Duccio Facchini, ha 22 anni, è uno studente e fa parte dell’associazione Qui Lecco Libera. Due settimane fa, Facchini ha scavalcato un cancello ed ha scattato quattro foto della pizzeria Wall Street, ex quartier generale del clan di ‘ndrangheta capeggiato da Franco Coco Trovato, il boss del lecchese attualmente all’ergastolo. Senza neppure toccare i lucchetti alle porte, si è limitato a immortalare le erbacce e la ruggine che assediano il grande ristorante sequestrato nel 1993 e confiscato definitivamente nel 1996. In questi 14 anni, la pubblica amministrazione non ne ha fatto nulla. Frigo, bancone e altre costose attrezzature sono ormai inutilizzabili, l’edificio mostra segni di degrado.

Il bene era stato assegnato al Comune di Lecco, che aveva messo in campo un progetto di tipo sociale, senza mai arrivare alla fase dell’attuazione concreta. Nel 2009, la Prefettura ha acquisito il bene, che intende destinare a deposito, ricambiando il Comune con un’altra pizzeria e un appartamento, anche questi confiscati ai Trovato. “Solo che che questi due immobili sono gravati da ipoteche per un milione e mezzo di euro, con grave danno per il Comune”, spiega Facchini. Da qui l’iniziativa di Qui Lecco Libera, che ha raccolto 2390 firme al grido di “Salviamo la Wall Street”.

Ma il 20 settembre, quattro giorni dopo aver pubblicato le foto, Facchini è stato convocato dalla Digos, su segnalazione della Prefettura, come persona informata sui fatti. “Il funzionario mi ha chiesto se avessi scattato io le foto. Ho risposto di sì e allora, come da procedura, sono diventato automaticamente indagato”. L’accusa: articolo 633 del codice penale. Che recita: “Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da euro 103 a euro 1.032”.

Facchini, però, quel bene non l’ha occupato e profitto non ne ha tratto. E nemmeno l’amministrazione, che invece avrebbe avuto i titoli per farlo.

di Mario Portanova (
ilfattoquotidiano.it, 21 settembre 2010)

Foto e informazioni su
www.quileccolibera.net




Indagati per cittadinanza


Indagato ai sensi dell’articolo 633 del Codice Penale. Così la Prefettura di Lecco, nella persona del neo Prefetto, il dottor Marco Valentini, ha deciso di alzarsi il pallone e realizzare un rocambolesco goal nella propria porta. Un gesto che voleva “arginare” l’operato di qualche cittadino “non idoneo” che in realtà s’è trasformato nell’opposto. Quattro foto galeotte costituirebbero, secondo i sagaci che han convinto il Prefetto a procurarsi repentine figuracce, la prova del reato. Facchini è entrato nel bene “Wall Street”, questa volta l’abbiamo beccato. Messaggio ai segugi: sarebbe bastato sollevare la cornetta, farsi un giretto presso la nostra sede, leggere un giornale locale. E’ da anni che denunciamo il degrado del bene di via Belfiore. E’ da anni che ne prendiamo atto, ne documentiamo la devastazione, ne certifichiamo l’abbandono, ne proponiamo vie d’uscita. Non c’era alcun bisogno di imbastire l’ennesima sceneggiata, con tanto di registro degli indagati e reati ipotizzati. Non c’era alcun bisogno di buttare tempo prezioso – e farlo buttare (soprattutto). Quali sono i veri problemi del nostro territorio? A sentire il Vice-Questore Guglielmino sarebbero le mie “grida sediziose” contro il Ministro La Russa (archiviato dopo un’imbarazzata lettura delle carte). Secondo la Prefettura invece sarebbero le mie “invasioni”. Quale sarebbe stato il mio “profitto” e quale l’”occupazione”?

Ha scritto molto bene Mario Portanova su “Il Fatto”: Facchini, però, quel bene non l’ha occupato e profitto non ne ha tratto. E nemmeno l’amministrazione, che invece avrebbe avuto i titoli per farlo.

Non ho rotto lucchetti, non ho danneggiato alcunché. La responsabilità che mi assumo è limpida quanto la sfacciataggine di chi mi accusa. Nessuno potrà convincermi del contrario. Resto pertanto convinto che fotografare la vergogna di via Belfiore fosse (e continui ad essere) un servizio utile nei confronti della cittadinanza, un diritto e un dovere di cronaca che oltrepassasse fuor di dubbio la pretesa (lesa) maestà di chissà quale Ente!

Nel teatrino del rovesciamento quotidiano, chi documenta il più totale disinteresse delle Istituzioni nei confronti di un bene confiscato alla ‘Ndrangheta di Franco Trovato (diritto e dovere di cronaca) viene perseguito. Chi, in questi anni, ha di fatto alimentato e generato la situazione fotografata gode di una felice “impunità” civile e morale. Un paradosso che a dire il vero non stupisce affatto.

Al contrario rimarranno stupiti i pretendenti al trono: si vada pure avanti a suon di querele: noi andremo avanti, armati di precisione e di buon senso, allergici ad atteggiamenti borbonici.

Duccio Facchini – Qui Lecco Libera

PS: Per sostenerci attivamente clicca QUI.










 

 

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