Barcellona Pozzo di Gotto. Nuovi sviluppi nell’indagine scaturita dall’informativa Tsunami redatta dai Carabinieri di Barcellona sugli intrecci tra malavita e colletti bianchi nella città del longano. Un’inchiesta che si era arenata sino al giorno del suicidio del professor Adolfo Parmaliana che nel suo testamento faceva proprio riferimento a quei fascicoli tenuti nel cassetto. Adesso la Procura di Reggio Calabria, cui l’informativa è stata trasmessa per competenza territoriale visto il coinvolgimento di alcuni magistrati del distretto messinese, ha formalizzato l’avviso di conclusione indagini nei confronti di Rocco Sisci, ex procuratore capo al tribunale di Barcellona. L’accusa ipotizzata è quella di rivelazione di segreto d’ufficio. In pratica, secondo Federico Perrone Capano e Giuseppe Pignatone, pubblici ministeri di Reggio Calabria, Rocco Sisci avrebbe rivelato al collega Franco Cassata, procuratore generale a Messina, notizie relative all’indagine che in quei mesi i Carabinieri stavano svolgendo. Tutto è incentrato su una conversazione avvenuta nei locali della Procura Barcellonese alle 14,15 del 5 maggio del 2005. In quella occasione il sostituto procuratore Andrea De Feis manifestò preoccupazione per un episodio avvenuto in mattinata quando nell’ufficio del procuratore Sisci si trovavano anche Olindo Canali e Franco Cassata. In pratica venne chiesto a De Feis di bloccare una informativa verso la DDA. Ora, dopo la presentazione di memorie difensive, il pm deciderà sul rinvio a giudizio del procuratore Rocco Sisci.
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Francesco Grasso
- PURTROPPO
|2010-09-26 21:35:38
nell'ambito della "ragnatela dell'illegalità" il contributo della magistratura è circostanza essenziale e determinante.
Ovviamente si spera che la componente interessata sia minima. Accertarne le dimensioni,allo stato,è quasi impossibile, in quanto solo a seguito di fatti assai eclatanti il fenomeno diventa visibile.
Il cittadino è come un topo nelle grinfie di un gatto,nessuna possibilità di difesa,
RIBADISCO, NESSUNA IN SENSO ASSOLUTO,
egli ha nei confronti di una categoria verso la quale il cittadino non dispone di strumento di difesa alcuno.
Il CSM dichiara incompetenza in ordine alla giurisdizione,
e ciò non solo non è vero ma non può essere vero.
Il Presidente della Repubblica,
se risponde, lo fa in forma inerte,
priva di qualsiasi incidenza.
Eppure l'Ordinamento costituzionale gli affida il compito di garante dell'Ordine costituzionale.
Nel nostro Paese il Capo dello Stato costituisce l'anima e soprattutto la
VOCE
del semplice cittadino inerme.