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Ridotta la scorta a Beppe Lumia nonostante le minacce PDF Stampa E-mail
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Scritto da Redazione Antimafiaduemila   
Venerdì 15 Ottobre 2010 18:07
Non sono passati nemmeno due mesi da quanto le agenzie battevano la notizia che il senatore Pd, Beppe Lumia aveva ricevuto l’ennesima minaccia di morte, questa volta assieme al sindacalista Vincenzo Liarda, per il suo impegno nella difesa del feudo Verbumcaudo. Eppure questa mattina il senatore, aprendo i quotidiani, ha scoperto che la Prefettura di Palermo, senza alcun preavviso o comunicazione ufficiale, ha deciso di ridurgli la scorta, da due macchine ad una sola, in ossequio alla politica dei tagli agli sprechi.
Ora, se è vero che molte auto blindate e scorte armate sono inutili a tanti politici che più di protezione hanno bisogno di visibilità, questo proprio non è il caso in questione.
Il senatore Lumia ha improntato la sua intera attività politica sulla lotta alla mafia, non solo nelle sedi istituzionali e negli incarichi che ha ricoperto, per esempio quale Presidente della Commissione antimafia, ma soprattutto sul territorio siciliano dove lo scontro con boss e picciotti è diretto e la battaglia è combattuta centimetro per centimetro per sottrarre e riconquistare spazi di legalità e lavoro alle cosche che hanno nelle mani quasi tutti i settori dell’economia e dello sviluppo dell’isola.
“Un martello pneumatico”, così lo aveva definito il capo dei capi Bernardo Provenzano per sintetizzare il fastidio che la continua azione di Lumia gli provocava e per motivare il suo ordine irrevocabile all’allora braccio destro Antonino Giuffré di levarglielo di torno.
Giuffré era il signore di Termine Imerese, città di origine di Lumia, e a lui spettava fare gli onori di casa. Grazie al cielo il boss non aveva nessuna intenzione di caricarsi anche l’onere di un omicidio tanto eccellente e non appena furono pronte le armi lui pensò bene di pentirsi invece di usarle.
Oggi Giuffré è collaboratore di giustizia, Provenzano è dietro le sbarre, ma ormai tutti gli italiani, e tanto più le prefetture, dovrebbero sapere che una volta che Cosa Nostra emette una condanna a morte e la emette dai vertici, questa non decade, in nessun caso. Soprattutto se il “martello pneumatico” non ha finito di infastidire.
Come se non bastasse però, oltre al danno, questa mattina Lumia si è trovato pure la beffa. Perché gli articoli che riportavano la sorprendente novità il suo nome era affiancato a quello di Totò Cuffaro, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa e già condannato in due gradi di giudizio per favoreggiamento alla mafia, cui invece la scorta è stata proprio tolta. Cioè le due situazioni: di uno che da anni rischia la pelle sotto la minaccia di Cosa Nostra e un altro che a quanto emerso finora quella stessa organizzazione l’ha favorita, sono state valutate con gli stessi criteri, con la stessa ragione di riduzione dei costi.
Francamente vogliamo sperare che tutta questa faccenda sia solo una spiacevole svista, che il senatore Lumia, cui vanno tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio, possa continuare a svolgere il suo rischioso lavoro, almeno con la serenità di avere le spalle coperte e la protezione della parte sana dello Stato.

Redazione
Antimafiaduemila (15 ottobre 2010)


DOCUMENTI
La lettera di minacce ricevuta da Giuseppe Lumia il 24 agosto 2010




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