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Criminalità organizzata e chirurghi: in ricordo di Bosio e Beneventano PDF Stampa E-mail
Documenti - Per non dimenticare
Scritto da Serena Verrecchia   
Domenica 07 Novembre 2010 13:50

Due persone diverse, Sebastiano Bosio e Mimmo Beneventano, che, però, condivisero la stessa professione e, per certi versi, lo stesso destino.

Sebastiano Bosio era un chirurgo palermitano, nato nel capoluogo siciliano il 18 agosto del 1929. Dopo la laurea in Medicina, egli aveva seguito corsi di specializzazione in Francia, venendo anche a contatto con medici di spessore, come Michael De Backey, uno dei fondatori della moderna cardiochirurgia. Negli anni ’60, allestì una sala operatoria in un casello ferroviario abbandonato della linea Palermo – Messina, per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’inefficienza della pubblica amministrazione, problematica che gli stava molto a cuore. Nel 1974 divenne primario della Chirurgia Vascolare dell’ospedale Civico di Palermo.

Il 6 novembre del 1981, all’età di cinquantadue anni, fu ucciso da due killer di Cosa nostra, in via Simone Cuccia. La mafia seppe depistare da subito le indagini, mettendo in giro la voce che il chirurgo avesse curato il killer dei clan perdenti, Salvatore Contorno, e che per questo fu punito dalle cosche rivali. Per anni, fino al 2009, il nome di Sebastiano Bosio è stato accostato a quello di Contorno; poi si è aperta una nuova pista per gli investigatori, secondo i quali Bosio fu ucciso per la sua onestà e per la sua avversità nei confronti dei mafiosi, a cui non riservava lo stesso trattamento che riservava ai cittadini perbene. Il pentito Francesco Di Carlo ha spiegato che il chirurgo aveva trattato con estrema insufficienza un picciotto che era stato ferito durante un blitz della polizia, a Villagrazia di Palermo. L’ambiente in cui Bosio si trovava a lavorare inoltre, non era dei più trasparenti e decorosi. Sempre Di Carlo, parla di un collega del medico che intratteneva rapporti d’amicizia con il boss Vittorio Mangano e della situazione di isolamento in cui era costretto, a causa della sua tenace intransigenza e del rigore con cui portava avanti il suo lavoro. I depistaggi però, hanno congelato le indagini attorno al nome di Contorno e dopo trent’anni, la verità appare più che mai distante, anche in virtù del fatto che i quattro proiettili estratti dal corpo del medico sono misteriosamente scomparsi e risulta dunque quasi impossibile un riscontro che potrebbe arrivare dalla perizia balistica. Il processo, che si basa solo sulle dichiarazioni di un pentito, è arricchito dalle testimonianze dei familiari, che raccontano di un Sebastiano turbato in seguito ad una telefonata dell’ex direttore sanitario Beppe Lima, fratello del più noto Salvo Lima, durante la quale pare che abbia detto: “Tu non puoi impormi nulla perché nel mio reparto comando io. Se continui, ti denuncio”. Non una vicenda semplice da delineare dunque, quella che ha visto coinvolto il chirurgo palermitano Sebastiano Bosio, un’altra vittima, oltre che della mafia, di un sistema occulto di poteri criminali ed istituzionali.

La storia di un altro chirurgo, con lo stesso triste epilogo, è quella di Domenico Beneventano, detto Mimmo. Nato a Petina, nei pressi di Salerno, Mimmo si trasferì nel ’64 ad Ottaviano, in provincia di Napoli, con la famiglia. Dopo essersi laureato in Medicina e specializzato in Medicina e Chirurgia, iniziò a svolgere la sua attività di medico e chirurgo presso l’ospedale S. Gennaro di Napoli, intraprendendo, parallelamente, un cammino politico, finalizzato al bene e alla prosperità di Ottaviano, nella speranza di renderla immune alle sopraffazioni della camorra. Aggrappato al sogno di una Campania e di un’Italia libere dal veleno delle mafie, Mimmo Beneventano portò sempre avanti con convinzione le sue idee e mise al servizio della piccola realtà campana la sua intelligenza e la sua eccezionale capacità critica fino alla morte, che avvenne il 7 novembre di trent’anni fa. Mimmo fu ucciso perché aveva tentato di sfidare i pericolosi intrecci tra criminalità organizzata e politica locale e perché, in un territorio infestato dalla camorra, aveva provato ad essere un uomo libero.

In occasione del trentennale della sua morte, La Fondazione Mimmo Beneventano, in collaborazione con la Fondazione Polis, il Comune di Ottaviano, l'associazione Libera e Legambiente, ha indetto una tre giorni che ha avuto inizio venerdì 5 nella sede di Fondazione Polis (Via De Cesare 28), con una conferenza stampa di presentazione delle iniziative in programma. Presso il Palazzo Mediceo di Ottaviano, ha avuto luogo un incontro/dibattito con le scuole e, nel pomeriggio, a Sasso di Castalda (Pz), presso il Teatro Comunale, in collaborazione con Legambiente Basilicata, il Comune di Sasso di Castalda e Libera, la Fondazione Mimmo Beneventano, presieduta dalla sorella Rosalba, si è proceduto alla cerimonia di consegna del Premio Nazionale “Mimmo Beneventano” ad amministratori comunali, giornalisti e magistrati che si sono distinti per il loro impegno contro la criminalità organizzata.

Oggi, Domenica 7 novembre, nel giorno in cui ricorre il trentennale, ci sarà una fiaccolata per le strade di Ottaviano e un concerto in piazza Municipio.


Serena Verrecchia





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Francesco Grasso  - NESSUNA LI CONOSCE   |2010-11-07 19:28:35
Una lista infinita,
eppure nessuno li conosce.
In questo sito è necessario
costituirne l'ELENCO.
SI TRATTA DEGLI EROICI CADUTI DELLA
RESISTENZA!!!!!!!!!!!!!

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