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L'inchiesta: truffa alla assicurazioni? A Barcellona sono cosa nostra... PDF Stampa E-mail
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Scritto da Alessandra Serio   
Martedì 09 Novembre 2010 16:32
L’INCHIESTA: TRUFFA ALLE ASSICURAZIONI? A BARCELLONA SONO COSA NOSTRA… CON LA COMPLICITA’ DI LIQUIDATORI, PERITI E AVVOCATI. IL CASO DI NELLO CASSATA, FIGLIO DEL PROCURATORE GENERALE DI MESSINA

MESSINA -
Parte da Barcellona Pozzo di Gotto, dove ha assunto dimensioni inquietanti, e coinvolge anche Palermo e Reggio Calabria il fenomeno dei falsi incidenti. Se nel messinese l’altissimo numero di incidenti ha indotto le compagnie assicurative ad abbandonare il territorio, a Palermo le sigle più importanti si trovano alle prese con la stessa tendenza. E corrono ai ripari: diverse le indagini avviate per verificare se c’è una gestione “interna” del giro di incidenti falsi, un malcostume che da sempre le compagnie assicurative indicano come causa del perché al sud assicurare l’auto costa il doppio, spesso il triplo che al nord Italia. A Barcellona però le indagini sono in fase avanzata, e ad occuparsene c’è anche la procura di Messina. Il fascicolo è sul tavolo del sostituto procuratore Liliana Todaro, che attende le ultime informative della Polizia stradale per tirare le fila. A dare il via agli accertamenti, le relazioni di un investigatore privato incaricato dalle principali compagnie assicurative di capire perché Barcellona sembra colpita da una sorta di maledizione degli incidenti a ripetizione. Quel che ha scoperto: meno di 35 famiglie hanno incassato in circa 5 anni liquidazioni e premi di polizze assicurative per un numero elevato di incidenti stradali, la maggior parte dei quali sospetti di falso. Poi: una gestione poco chiara da parte di liquidatori, periti ed avvocati che gestiscono il contenzioso generato dai sinistri, tanto da indurre le compagnie ad assumere decisioni drastiche, dal licenziamento di un liquidatore alla sospensione, poi revocata, di un avvocato. E nomi e cognomi eccellenti, da quelli delle principali famiglie coinvolte nei sinistri sospetti, in odore di mafia, a quella degli avvocati e liquidatori allontanati, addirittura figli di alti magistrati.
Molti dirigenti delle principali compagnie, in prima fila l’Unipol, hanno spesso denunciato i troppi incidenti falsi. Salvo fermarsi alla costatazione dei dati, rivendicando l’esigenza di salvaguardare il loro personale sul territorio, esposti alle eventuali ritorsioni di chi mette in piedi il giro. A Barcellona è accaduta una cosa ancora più complessa. Qui il costo delle polizze è di quasi il 60% più alto della media nazionale. Il perché è presto detto: nel 2009, dice la banca dati Isvap, la provincia messinese era a terza in Sicilia per numero di sinistri: 33.365, con 135.944 milioni di importo e oltre 168 milioni di euro di premi pagati. Oggi nel distretto sigle importanti, a cominciare dalla Fondiaria Sai, sono letteralmente fuggite, preferendo mantenere, e non sempre, solo qualche subagenzia. Resistono la Unipol, Loyd con una subagenzia e GrupAma, ma l’ulteriore rincaro delle polizze per il 2010 fa temere anche loro. E’ stata la Fondiaria per prima ad avviare gli accertamenti, scoprendo cose incredibili.

IL BUSINESS INCIDENTI E LA MAFIA - A Barcellona Pozzo di Gotto, infatti, un solo nucleo familiare è capace di denunciare anche 100 incidenti l’anno: mariti che investono le mogli, che poi tamponano cugini che a loro volta entrano in collisione con i nipoti. Tutti si fanno seriamente male, tanto da ricorrere a cure mediche. Per una sola compagnia assicurativa, l’indagine privata ha segnalato circa 15 mila incidenti quanto meno sospetti in 4 anni, dal 2006 al 2009. In un caso una sola persona è riuscito a collezionare 4 incidenti in pochi giorni, con mezzi assicurati a diverse compagnie: a bordo parenti; e quando non lo erano, erano persone protagoniste di ulteriori incidenti, verificatisi negli stessi mesi nella stessa zona. Risalendo lungo gli intrecci dei nomi di feriti e liquidati, l’investigatore ha enucleato circa 35 famiglie barcellonesi. Che si sono “spartite” un volume d’affari di non meno di 140 milioni di euro. E nei cognomi che ritornano ce ne sono di parecchio noti alle Forze dell’Ordine. Ci sono i parenti di Carmelo Mazza, ad esempio, luogotenente del reggente Carmelo D’Amico, ammazzato nell’aprile di due anni fa dopo l’arresto del boss. Ci sono i parenti di Carmelo Giambò, gambizzato recentemente con sette colpi di pistola, indagato ed archiviato nell’ambito dell’inchiesta Pozzo dove il capitolo principale, mai adeguatamente sviscerato, riguardava un giro di assegni e di denaro la cui provenienza è ancora poco chiara. Ci sono tutti i familiari di altri cognomi eccellenti della criminalità organizzata, che fanno parte di almeno sei “clan” familiari e che si sono spartiti, semplici calcoli alla mano in base al numero dei sinistri effettuati, circa 600 milioni di euro di premi liquidati. Tra i pluri incidentati ci sono anche i parenti stretti di Maurizio Bonaceto, unico e controverso, pentito barcellonese, testimone dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano nel 1993. Ha confessato, accusato, ritrattato, dichiarato semi infermo di mente secondo tutti i periti dal ’99 al 2003. Ma nel 2007 un investigatore privato ha scoperto che conduce una vita normalissima. Il sospetto degli investigatori è che sia stato messo a tacere. Anche a casa sua, indica l’inchiesta promossa dalle assicurazioni, sembrano essere arrivati un bel po’ di soldi negli ultimi anni, attraverso gli incidenti stradali.

IL GIRO DI AVVOCATI E LIQUIDATORI - Avvocati, periti, i liquidatori non si sono accorti di nulla? Anche qui l’indagine privata sembra fornire indicazioni tutte da approfondire. Il dato: a Barcellona lo 0,035% degli assicurati in un solo anno ha generato il 70% di sinistrosità. Nella quasi totalità dei casi si tratta di incidenti che finiscono in contenziosi, civili e penali. Per lo più davanti al giudice di pace. Ad occuparsene sono non più di una ventina di avvocati, compresi quelli ai quali si appoggiano le compagnie. Uno per tutti: Nello Cassata, figlio di Franco Cassata, procuratore generale di Messina. L’avvocato Cassata almeno fino al 2008 è stato l’avvocato della Fondiaria Sai, che lo ha sospeso a metà del 2007 sulla scorta dei risultati dell’indagine. Adesso è alla Unipol. Un altro dato: alla Fondiaria nel 2005 erano stati segnalati almeno 326 incidenti sospetti a Barcellona. Nel 2009 erano scesi a poco più di 40. Proprio dallo studio dell’avvocato Cassata, hanno ammesso i dirigenti delle compagnie, ascoltati dalla polizia giudiziaria, partono gli intrecci tra periti, liquidatori avvocati e protagonisti degli incidenti che hanno indotto le compagnie a sospendere lui e licenziare un liquidatore. Nel suo studio, infatti, lavorava un’avvocata sposata col liquidatore di un’altra compagnia, che si “scontrava” davanti al giudice di pace con Cassata quando c’era da definire il contenzioso nato da un sinistro. Quando non si costitutiva come parte e per le assicurazioni, Cassata figurava come avvocato di controparte di un’altra sigla assicurativa. Oppure, lui sempre avvocato di fiducia dell’assicurazione parte, dall’altro lato aveva come avvocato della controparte un altro collega, a sua volta legato al perito di un’altra assicurazione. L’avvocato Cassata è stato reintegrato alla fine del 2007 perché, hanno spiegato ancora i dirigenti agli investigatori, non sono stati trovati riscontri alle ipotesi dell’indagine privata. L’inchiesta della magistratura messinese è in fase avanzata. A rivolgersi alla Procura erano stati gli avvocati Luigi Ragno e Alessandro Talarico, incaricati dalla Fondiaria di patrocinare le cause nate seguite ai casi sospetti segnalati dall’investigatore privato. Secondo l’investigatore, però, insieme ai sinistri sospetti, i legali hanno inserito un numero troppo alto di incidenti “altri”, rendendo di fatto impossibile leggere il fenomeno. In compenso i legali hanno allegato le relazioni riservate sui casi nei fascicoli processuali delle varie cause pendenti. Mettendo così a conoscenza le parti del lavoro che sta conducendo l’investigatore. In spregio al codice deontologico, sostiene l’investigatore, che ha chiesto i danni alle compagnie per aver reso pubbliche relazioni espressamente indicate come riservate. Dove venivano ricostruite gli intrecci familiari dietro gli incidenti sospetti. Gli avvocati hanno risposto che sarebbe stato inutile tenere in un cassetto le conclusioni dell’indagine, che ha senso solo se arriva sul tavolo dei giudici, e che hanno comunque omesso la parte più “scottante”, quella che indica la “complicità” di avvocati e periti.


ALESSANDRA SERIO - PER ‘S’ (articolo tratto dal
BLOG di Enrico Di Giacomo, 8 novembre 2010)




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