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'Nel '93 non ho rinnovato il 41bis e ho evitato altre stragi' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza   
Venerdì 12 Novembre 2010 19:53

Lo rivela l’ex Guardasigilli Conso in commissione Antimafia

Per fermare le stragi di Cosa Nostra dopo gli attentati di Roma, Firenze e Milano, il ministro della Giustizia Giovanni Conso il 4 novembre del ’93 decise di non rinnovare il 41 bis per 140 mafiosi detenuti. Lo ha detto ieri, con una dichiarazione clamorosa in commissione Antimafia, lo stesso ex Guardasigilli in carica dal febbraio del ’93 all’aprile del’94 nei governi Amato e Ciampi. È la prima ammissione proveniente da un uomo delle istituzioni di un collegamento diretto – durante il biennio stragista – tra la gestione dinamica del 41 bis e gli attentati di Cosa Nostra. Dalla memoria a orologeria dei protagonisti politici di quella stagione arriva, a sorpresa, la prova dell’esistenza della trattativa tra Stato e mafia?
“Non ci fu nessuna trattativa – ha tagliato corto Conso – né quella decisione fu l’effetto di un ricatto più o meno diretto”. Ai commissari, poi, l’ex ministro ha spiegato: “Non ebbi alcuna pressione o invito da alcuno, si tratta di una scelta che feci in solitudine pensando che una soluzione diversa avrebbe dato il destro ad una possibile minaccia di altre stragi. Quella proroga, del resto, non era necessaria”.

Ma come è giustificabile una simile ‘benevolenza’, come lo stesso Conso l’ha definita davanti all’Antimafia, da parte di un ministro della Repubblica nei confronti dei boss detenuti ? Qui l’ex Guardasigilli si è avventurato in un’analisi degli equilibri interni a Cosa Nostra, in quell’epoca, che solleva più di un interrogativo. Ha spiegato Conso: “Quella decisione fu presa non in un'ottica di pacificazione, ma per vedere di fermare la minaccia di altre stragi. C’era già stato l’arresto di Riina, e si parlava di un cambio di passo della mafia con il nuovo capo, Provenzano”. Ha aggiunto ancora Conso: “Il vice di Riina aveva un'altra visione: puntare sull'aspetto economico ed abbandonare le stragi. Ecco perché decisi di lasciar stare un atto che non era obbligatorio. I pm non dissero nulla. Fu solo una mia decisione non concordata con alcuno”. E la decisione, come sottolinea lo stesso Conso, funzionò a meraviglia. Difatti dopo quel mancato rinnovo del 41 bis, ha rimarcato l’ex uomo di governo, ‘’di stragi non ce ne sono più state’’.



I dubbi sulle dichiarazioni


MA È NORMALE che un governo conceda, anche solo di propria iniziativa, benefici carcerari in cambio di un’aspettativa di non belligeranza da parte dell’organizzazione criminale più potente del mondo? Non pensò il ministro che questo suo atteggiamento ‘morbido’ potesse essere scambiato per un inizio di trattativa? Glielo ha chiesto, in Commissione, il deputato di Fli Angela Napoli. E Conso ha così chiosato: “Non l’ho mai pensato. Per parlare di trattativa bisogna avere una lettera, un colloquio con un’altra persona”. E quando la Napoli l’ha incalzato, domandando se di questa sua decisione avesse parlato con qualcuno, l’ex ministro ha risposto: “Non ne ho parlato con nessuno”, anche se non ha escluso di aver informato l’ex direttore degli Affari penali del ministero Liliana Ferraro, definita “una collaboratrice importante”. E, dopo aver compiuto una dotta dissertazione sull’evoluzione normativa del 41 bis, ha concluso la sua audizione dicendo di non aver informato della cosa neppure il consiglio dei ministri: “Ciampi aveva fiducia in me”. E comunque non era il caso di “dare adito alla stampa - ha precisato - di compiere valutazioni che potevano essere arbitrarie”.
Se Giovanni Conso nega l’esistenza della trattativa, per Luigi Li Gotti, senatore dell’Idv, le parole dell’ex ministro suonano invece come la conferma del patto tra Stato e mafia. “Oggi Conso in Antimafia ha indirettamente confermato la trattativa” - dice Li Gotti, che fu il difensore del boss Giovanni Brusca - “i 41 bis nel novembre del '93 non furono confermati perché da Provenzano era stato manifestato l'abbandono della strategia stragista”. E sull’analisi mafiologica di Conso, Li Gotti appare perplesso sottolineando che la divergenza di linea tra Riina e Provenzano, alla fine del ’93 non era ancora nota . “Dice Conso che all'epoca ne parlavano tutti i giornali - evidenzia Li Gotti - ma non è esatto, perché addirittura Di Maggio aveva detto che Provenzano era morto”. Chiede adesso il senatore, membro dell’Antimafia: “Allora chi si fece latore delle scelte di Provenzano? Questa è la trattativa, pur ignorata da Conso”.
Anche ai familiari delle vittime delle stragi del ’93 le parole di Conso provocano grande stupore. “Siamo costernati - dice Giovanna Maggiani Chelli - siamo allo scandalo più puro: chi deve, si vergogni di averci così drammaticamente ingannato”.


Il ritorno alla linea dura.

NEL GENNAIO del ’94, infine, Conso tornò ad essere un ministro intransigente e rinnovo’ il 41 bis per un altro gruppo di detenuti mafiosi. “Può apparire contraddittorio” ma, come fa notare lo stesso ex Guardasigilli, stavolta “si trattava di capi: Fidanzati, Calò e tanti altri. C’era lo stesso rapporto che c’è tra i ricchi e poveri”. Proprio sulla presunta interlocuzione, a suon di bombe, tra mafia e Stato in relazione all’iter del 41 bis, si erano accesi i riflettori investigativi della Procura di Firenze quando titolare dell’indagine era il pm Gabriele Chelazzi. L’11 aprile del 2003, pochi giorni prima di morire d’infarto, Chelazzi interrogò il generale Mario Mori (oggi indagato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa) e il testo di quel verbale è oggi agli atti del processo per la mancata cattura di Provenzano in corso a Palermo. Secondo Chelazzi, esisteva un rapporto diretto tra la revoca di alcuni 41 bis e il fallito attentato dello stadio Olimpico che il pm fiorentino aveva datato al 31 ottobre del 1993. Tre giorni prima della revoca per i 140 detenuti di cui oggi parla Conso.


Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza (il Fatto Quotidiano, 12 novembre 2010)




 

Ass.Georgofili: ''Quando lo Stato scopri' che mafia voleva abolito 41 bis?''

12 novembre 2010. Firenze. A questo punto è doveroso essere informati quando lo Stato scoprì che la mafia voleva abolito il 41 bis o sarebbe stata strage. Prima o dopo le stragi del 1993? Se l’informativa c’era già prima della strage di Firenze, allora non capiamo perché decisione simile a quella del Ministro Conso del 4 novembre 1993 al momento del fallito attentato all’Olimpico, non fu presa in tempo utile per evitare il massacro di via dei Georgofili. Del resto noi sappiamo che alle 23 del 14 Maggio 1993 il Ministro Mancino sapeva già che era stata la mafia e lo comunicò al Dr. Costanzo. Se l’informativa sulla mafia ormai allergica al 41 bis, viene resa nota invece dopo tutte le stragi del 93 e in prossimità di quella fallita all’Olimpico, resta incomprensibile perché quando nel processo di Firenze si parla di trattativa e in giro ormai anche i sassi sanno che i morti di Firenze sono legati al 41 bis, il Ministro Conso e tutti gli altri non hanno parlato nelle sedi giuste, e lo fanno ora con 17 anni di ritardo in una sede che non può certo condannarli neppure moralmente. Cominciamo a pensare che le nostre cause civili non dovrebbero essere orientate verso la mafia stragista, ma verso uno Stato non all’altezza della situazione mentre deve diffendere i suoi cittadini.


Cordiali saluti.

Giovanna Maggiani Chelli
Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili







Firenze, Via dei Georgofili, 27 maggio 1993










 






 

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