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Trattativa Stato-Mafia. Indagato l'ex capo del Ros Antonio Subranni PDF Stampa E-mail
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Scritto da Maria Loi   
Lunedì 15 Novembre 2010 22:45
15 novembre 2010, Palermo. Ancora un’iscrizione nel registro degli indagati per la vicenda della trattativa tra mafia e Stato che si fa sempre più inquietante. E’ la volta del generale Antonio Subranni che secondo la Procura di Palermo sarebbe stato a conoscenza della natura degli incontri avuti dal generale Mario Mori e dal capitano Giuseppe De Donno con don Vito Ciancimino nell’estate del 1992 sfociati poi nello scambio del cosiddetto “papello”. Il reato ipotizzato è quello di concorso esterno in associazione mafiosa e con Subranni salgono a tre gli ufficiali del Ros indagati. Prima di lui, il generale Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno, accusati per concorso esterno e per violazione dell'articolo 338 del codice penale, vale a dire, per “violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario” assieme ai boss Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pino Lipari e del medico Antonino Cinà, che fece da postino tra i boss e don Vito. Nell’elenco figura anche un carabiniere già in servizio presso il nucleo del Quirinale, Antonello Angeli, accusato di favoreggiamento per non aver sequestrato importanti documenti, tra cui proprio il ''papello'', rinvenuti nella villa all'Addaura del figlio di Vito Ciancimino, Massimo, durante la perquisizione del 17 febbraio 2005. Avviso di garanzia anche per lui, il testimone che ha gettato spiragli di luce su quegli anni ancora pieni di misteri, per il contributo diretto e cruciale nella trattativa. Coinvolti nella stessa inchiesta ci sarebbero anche due esponenti dei Servizi segreti, il famigerato “signor Franco”, elemento di congiunzione tra l'ex sindaco di Palermo ed apparati dello Stato e l'agente dell'Aisi, Rosario Piraino. 
Subranni, nel mirino dei pm per la mancata cattura di Provenzano, sempre con Mori e il maggiore Mauro Obinu, vanta una lunga quanto ombrosa carriera, nel 2000 la Commissione Parlamentare Antimafia accertò il suo ruolo nel depistaggio delle prime indagini sull’assassinio di Peppino Impastato. Firmando due rapporti falsi aveva cercato di indirizzare le ricerche sulla pista dell’attentato terroristico-dinamitardo quale causa del decesso del militante di sinistra diventato famoso nella natia Cinisi perché sbeffeggiava, attraverso la sua Radio Aut, il boss della droga Gaetano Badalamenti.
Più recentemente il suo nome sarebbe comparso anche nei fascicoli della procura di Caltanissetta impegnata a investigare sui retroscena della strage di via d’Amelio.

Maria Loi (
Antimafiaduemila, 15 novembre 2010)


PRECISAZIONE
Attualmente non c'è conferma ufficiale dell'iscrizione nel registro degli indagati del generale Subranni con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa da parte della procura di Palermo come pubblicato da noi e dal quotidiano L'Unità.


 

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