Assolti per insufficienza di prove i cinque imputati per la strage di piazza della Loggia a Brescia. Alla fine del processo i giudici della Corte d’assise di Brescia hanno assolto Pino Rauti, Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Francesco Delfino, per i quali i pm avevano chiesto l’ergastolo. E’ stata revocata la misura cautelare nei confronti dell’ex ordinovista Delfo Zorzi che vive in Giappone. Nello sconcerto della città c’è chi – come
Manlio Milani (nella foto), presidente dell’associazione dei familiari delle vittime – punta il dito verso il Parlamento e le leggi sul segreto di Stato.
Il 21 ottobre scorso i pm
Roberto Di Martino e
Francesco Piantoni avevano chiesto l’assoluzione con formula dubitativa per l’ex segretario del Movimento sociale italiano
Pino Rauti e l’ergastolo per il collaboratore dei servizi segreti
Maurizio Tramonte, per i militanti di
Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi, e infine per il generale dei carabinieri
Francesco Delfino, accusati di concorso in strage e omicidio. A Maurizio Tramonte è stata riconosciuta la responsabilità per il reato di calunnia ai danni di un funzionario della questura, ma i giudici hanno disposto il non luogo a procedere per prescrizione dei termini in relazione al reato di calunnia.
La strage di piazza della Loggia avvenne il 28 maggio 1974. Quel giorno, nella piazza sede del Comune di Brescia, si stava tenendo una manifestazione contro il terrorismo neofascista. Alle 10 e 12 un autobomba nascosta in un cestino della spazzatura esplose uccidendo otto persone e ferendone oltre cento. “L’unica cosa che a cui penso in questo momento sono quegli otto morti. Eravamo in piazza quella mattina…”, ha detto
Milani, presidente dell’associazione familiari delle vittime della strage di Piazza della Loggia. “In questo processo le cose che mi hanno colpito sono state le reticenze, le falsità che hanno raccontato – ha aggiunto -. Stiamo ancora combattendo con un Parlamento che ti dice che sull’applicazione della legge sul segreto di Stato, a quattro anni dalla sua approvazione non ci sono ancora i regolamenti applicativi. Non c’è volontà di affrontare quegli anni”.
Provo un ”sentimento di impotenza” per la città di Brescia: “La città voleva due cose: verità e giustizia – ha detto il sindaco di Brescia,
Adriano Paroli – ma non si è riusciti a raggiungerle. La città continuerà comunque a cercarle”. “E’ un insulto irreparabile a quanti quella mattina sono caduti in piazza, ai loro familiari, un’offesa che umilia la città e rischia di spegnere un ansia di verità e giustizia che la ricerca storica e il giudizio politico hanno invece da tempo appagato”, ha detto
Paolo Corsini, deputato del Pd ed ex primo cittadino.
Fonte: ilfattoquotidiano.it, 16 novembre 2010