Roma. I vertici della Dda di Palermo in trasferta a Roma per ascoltare le massime autorita' dello Stato nel periodo che va dal '92 al '93. Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che guida il pool di piemme che indagano sulla presunta "trattativa" fra Cosa Nostra e lo Stato, dopo aver sentito ieri l'ex Guardasigilli Giovanni Conso che ha confermato di aver disposto la revoca di centinaia di 41 bis per fermare le stragi e di aver deciso tutto da solo ("nessun magistrato si oppose" ha aggiunto in commissione Antimafia tre settimane fa), si appresta ad ascoltare oggi e nei prossimi giorni Oscar Luigi Scalfaro, all'epoca dei fatti presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi all'epoca presidente del Consiglio, nonche' Giuliano Amato (ex inquilino di palazzo Chigi) e Nicola Mancino (ex ministri dell'Interno).
I magistrati palermitani vogliono sapere come e perche' furono decise le revoche o i non rinnovi del 41bis per, pare, almeno 300 boss e perche' l'intera vicenda e' stata sollevata soltanto oggi e quasi per caso nel corso di un'audizione di routine programmata dalla commissione guidata da Giuseppe Pisanu.
La vicenda, come le rivelazioni di Gaspare Spatuzza sulle modalita' e sui responsabili della strage di via d'Amelio, sta provocando oltre che moltissimi imbarazzi anche un terremoto negli ambienti giudiziari. Le affermazioni ed i ricordi di Conso stroncherebbero infatti molte delle ricostruzioni fatte da tre o quattro procure sulla "trattativa" e sugli autori della stessa.
Fatto sta che perfino l'associazione delle vittime di via dei Georgofili a Firenze chiede polemicamente perche' Conso invece di attendere il 4 novembre del '93 per non prorogare il 41 bis a 140 boss, non lo fece anteriormente al 15 maggio dello stesso anno salvando, sostengono, con ogni probabilita' quanti morirono o furono feriti in quella strage.