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Ingroia: ''Trattativa una pagliacciata? No un dramma'' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Adnkronos   
Venerdì 26 Novembre 2010 14:55
Ingroia: ''Trattativa una pagliacciata? No, è un dramma''

26 novembre 2010
Palermo.
La trattativa tra lo Stato e cosa nostra fu una 'pagliacciata'? «Mi pare tutto fuorchè una pagliacciata, è una cosa drammatica che dimostra che c'è un pezzo dello Stato che trattava mentre c'erano ancora i morti caldi delle stragi del '92 e del '93». Botta e risposta a distanza tra il 'Capitano Ultimo', l'ufficiale dei carabinieri che arrestò il 15 gennaio del '93 il boss dei boss Totò Riina e il procuratore aggiunto Antonio Ingroia. Ieri sera, 'Ultimo' aveva definito la trattativa su cui indagano le Procure di Palermo e Caltanissetta, «una pagliacciata». Ma Ingroia replica: «Ognuno ha il diritto di dire ciò che vuole ma non mi pare che i famigliari delle vittime delle stragi siano d'accordo con 'Ultimo' nel ritenere che la trattativa sia una 'pagliacciata'».

Adnkronos


26 novembre 2010
Palermo.
«Fortunatamente negli ultimi due anni si sono fatti molti passi avanti e si sono aperti squarci di verità, mi auguro che un passo alla volta si faccia sempre più chiarezza sulle stragi di cosa nostra con ampie zone buie».
Lo ha detto all'ADNKRONOS il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia dopo i nuovi interrogatori fatti negli ultimi giorni a Roma all'ex ministro della Giustizia Giovanni Conso e al pentito di mafia Giovanni Brusca. Fu proprio quest'ultimo, l'ex boss mafiosi di San Giuseppe Jato, a parlare per primo, subito dopo l'inizio della sua collaborazione con i magistrati dell'esistenza di una "trattativa" tra lo Stato e cosa nostra. Ingroia, parlando della richiesta di revisione del processo per la stage di via D'Amelio che sarà presto avanzata dalla Procura di Caltanissetta, spiega: «Uno squarcio di verità è già emerso grazie al nuovo collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. I colleghi di Caltanissetta hanno fatto indagini serie e rigorose». E quando gli si fa notare che la Corte d'Appello di Palermo, nella sentenza di condanna a 7 anni a Marcello dell'Utri (Pdl) hanno definito il pentito «inattendibile», il magistrato replica: «La Corte d'Appello di Palermo ha fatto una valutazione che non condivido ma che riguarda esclusivamente le dichiarazioni rese da Spatuzza su Dell'Utri che sono state ritenute tardive perchè fatte dopo i 6 mesi previste dalla legge».
Poi, Ingroia, che questa mattina partecipa a un convegno organizzato dal Centro Pio La Torre, parla ancora delle motivazioni della sentenza di condanna a Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa: «Nel complesso è stata confermata la sentenza di condanna di primo grado (a 9 anni di reclusione ndr), sostanzialmente conferma tutta la prima parte dell'impianto accusatorio». La Corte d'Appello ha, invece, ritenuto di non condividere la parte dell'accusa secondo cui ci sarebbe stato un patto tra mafia e politica grazie a Dell'Utri. Sempre la Corte d'appello ha definito 'inattendibile' anche Massimo Ciancimino che però non è stato sentito nel processo. «Ho qualche difficoltà a comprendere come facciano i giudici a definire Massimo Ciancimino 'inattendibile' solo in base alla lettura dei verbali. Ovviamente, comunque, è una decisione rispettabilissima». Infine, commentando l'intervista fatta ieri dal pentito Francesco Di Carlo ad 'Annozerò, secondo cui la mafia avrebbe voluto 'combinare' Marcello Dell'Utri, il magistrato dice «è una dichiarazione che il collaboratore aveva già reso, era a conoscenza di una intenzione ma non sa se si tradusse in concretezza».

Adnkronos


Fonte: sito web Antimafia2000

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