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Il prefetto: 'Niente più scorta a Ciancimino' PDF Stampa E-mail
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Scritto da Salvo Palazzolo e Francesco Viviano   
Mercoledì 08 Dicembre 2010 19:11

Il prefetto: "Niente più scorta a Ciancimino". Trattativa, spunta il telefono del signor Franco 

Da un'intercettazione ambientale è emerso che il figlio di don Vito ha raggiunto Verona senza la scorta per incontrare un imprenditore ritenuto vicino alla 'ndrangheta. Il supertestimone si rifiuta di parlare con la Procura di Caltanissetta: "Non c'è più un clima sereno". L'utenza del misterioso 007, intanto, risulta clonata e intestata a un camionista

Sarà tolta la scorta della polizia a Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco di Palermo che da un anno e mezzo vive sotto protezione per le minacce ricevute dopo le sue rivelazioni sulla trattativa fra Stato e mafia. La decisione potrebbe essere già ratificata nel prossimo comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza: a portarla all'ordine del giorno sarà il prefetto Giuseppe Caruso, che ha scritto al procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, chiedendo notizie di una trasferta a Verona di Ciancimino, fatta senza la scorta.

In quell'occasione, rivelata da un'intercettazione della Mobile di Reggio, il figlio dell'ex sindaco avrebbe incontrato un imprenditore legato alla 'ndrangheta. Al di là dei contenuti del colloquio, al vaglio dei pm, il prefetto di Palermo contesta a Ciancimino di avere violato gli obblighi previsti per chi è sottoposto a protezione.
 

Ieri, Ciancimino è stato convocato dai magistrati di Caltanissetta con un avviso di garanzia in cui si ipotizza il reato di calunnia nei confronti di Gianni De Gennaro, l'ex capo della polizia oggi coordinatore dei Servizi. Stessa accusa viene contestata a Ciancimino per le dichiarazioni fatte su un altro 007, Lorenzo Narracci. Davanti al procuratore Sergio Lari, Ciancimino ha fatto scena muta. "Non ho risposto - commenta - perché è venuto meno un clima di serenità".

Ciancimino continua invece a collaborare con la Procura di Palermo. Proprio ieri mattina, davanti ai pm Nino Di Matteo e Paolo Guido, è tornato a parlare della trattativa, del ruolo svolto dal "signor Franco" e dei rapporti che il misterioso intermediario avrebbe avuto con De Gennaro, almeno secondo le confidenze del padre. Nell'interrogatorio sarebbero state esaminate alcune intercettazioni telefoniche risalenti al 2004, in cui Massimo Ciancimino faceva riferimento al rilascio del passaporto per il figlio e al passaggio "protetto" a Fiumicino di una somma di denaro proveniente dall'estero. In entrambi i casi, "Franco" avrebbe avuto un ruolo.

L'intermediario fra Stato e mafia non ha ancora un nome, Ciancimino continua a sostenere di non conoscerlo. Il procuratore di Caltanissetta non ci crede, per questo ha contestato al supertestimone anche l'accusa di favoreggiamento nei confronti del signor Franco. I pm di Palermo vanno invece avanti sulle indicazioni di Ciancimino. Ed è arrivato un primo riscontro sull'utenza 337 che il testimone ha detto essere di mister X. Per mesi, la Telecom ha risposto che quel numero era inesistente. I magistrati hanno insistito, inviando la Dia a verificare tutti gli archivi della società.

Così è saltato fuori che il 337 era stato per davvero attivato nei primi anni Novanta, da un autotrasportatore. Interrogato, l'uomo ha spiegato di aver fatto due denunce per clonazione del suo cellulare: "Arrivavano bollette con cifre esorbitanti", ha spiegato. All'epoca, agli esposti allegò anche i tabulati delle chiamate. C'erano diversi numeri americani e alcuni intestati a stazioni dei carabinieri di Roma. Una nuova pista per cercare di dare un nome al signor Franco.


Salvo Palazzolo e Francesco Viviano (La Repubblica, 8 dicembre 2010)











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