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L'appello di Domenico Gozzo a collaborare alle indagini sulla strage di via D'Amelio PDF Stampa E-mail
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Scritto da Redazione 19luglio1992.com   
Domenica 12 Dicembre 2010 19:21

12 dicembre 2010. Il procuratore aggiunto di Caltanissetta, Domenico Gozzo, in un'intervista al quotidiano La Stampa ha indicato il quadro generale sullo stato delle indagini attualmente in corso a Caltanissetta sulla strage di via D'Amelio:

A che punto sono le indagini su via D’Amelio? Da tempo si aspetta che si avvii quel procedimento che porti alla revisione del processo per gli esecutori materiali della strage Borsellino, dopo le rivelazioni di Spatuzza. Ma è vero che quel giorno era pronta a entrare in azione una seconda squadra di Cosa nostra, nel caso in cui Borsellino non fosse andato a trovare la madre in via D’Amelio?
Domenico Gozzo: «Non posso intervenire sulla prospettiva di revisione che, tra l’altro, non è decisione che dovrà prendere questo Ufficio, essendo competenza della Procura Generale di Caltanissetta, retta da una magistrato come Roberto Scarpinato, che ben conosce le indagini sulle stragi. E neanche posso dire nulla sulle altre cose richieste. Posso dire, però, genericamente, che stiamo tentando di dare una risposta a tante “leggende metropolitane” che ci sono su via d’Amelio, provando a metterle finalmente da parte, per concentrarci sui veri punti nodali delle indagini ancora insoluti».
 

Paolo Borsellino fu ucciso perché si opponeva alla trattativa tra il Ros dei carabinieri e Vito Ciancimino?
Domenico Gozzo: «Noi riteniamo la nostra competenza sulle indagini per la cosiddetta trattativa proprio su questo presupposto».
 
Arriveremo mai a dare una identità ai mandanti esterni delle stragi di Cosa nostra?
Domenico Gozzo: «Le Procure di Caltanissetta e Firenze stanno lavorando a varie ipotesi di cosiddetti mandanti esterni da quasi vent’anni, come è loro dovere. Certo, a venti anni dai fatti, questo è l’ultimo treno per l’accertamento della verità. Per questo invitiamo tutti quelli che sanno anche parti infinitesimali di quanto accadde in quegli anni di presentarsi da noi o da Firenze e rivelare quanto a loro conoscenza».

Tratto da:
La Stampa (12 dicembre 2010)


 

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