Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla.
Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare. Paolo Borsellino
'La mafia è qui, nel Nordest, come in tutti i luoghi dove circola denaro. E qui è ancora più pericolosa perché non avete gli strumenti per individuarla, non ne avete la consapevolezza'.
Sono pesanti come macigni le parole di Salvatore Borsellino, il fratello del giudice palermitano massacrato con la scorta in via D'Amelio. Per una giornata, Isola Vicentina ha potuto scoprire il fenomeno mafioso, dai suoi aspetti più tradizionali fino alle infiltrazioni più raffinate, grazie alla presenza del fondatore del movimento Agende Rosse, del già consulente parlamentare contro la criminalità organizzata, Vincenzo Guidotto e il giornalista de Il Fatto Quotidiano Marco Lillo. I protagonisti sono stati i ragazzi delle scuole medie di Isola e di Castelnovo, che al termine di un percorso didattico sulla legalità, hanno potuto rivolgere le loro domande ai due prestigiosi esponenti della lotta alla mafia. 'Perché lo Stato non arresta i mafiosi, magari aumentando il numero di poliziotti?' è una delle domande a cui il fratello del magistrato ha saputo rispondere, come si fa con i nipoti: 'Perché la mafia è anche nello Stato, ed è questo il suo potere'. Figli delle fiction tv, i ragazzi hanno mostrato di avere un immagine della criminalità organizzata molto naive. 'Per questo qui siete a rischio di infiltrazioni, perché purtroppo la nuova mafia degli affari e delle enormi masse di denaro non viene comunicata a sufficienza', è l'analisi di Salvatore Borsellino.