5 febbario 2011. Riccardo Iacona ha esagerato. Le immagini dei politici che baciano la mano alla ‘ndrangheta non sono piaciute ai mammasantissima della politica calabrese. Il racconto del ricevimento organizzato dai fratelli
Barbieri, Vincenzo e Domenico (arrestato per i suoi rapporti con la mafia) per festeggiare i cinquant’anni del matrimonio dei genitori, neppure. E poi quella intervista de Il Fatto quotidiano.it al governatore
Scopelliti che non smentisce, anzi, giustifica la partecipazione ai festeggiamenti. Presa diretta non è andata giù ai padroni della politica in riva allo Stretto, al punto che
Luigi Fedele, capogruppo alla Regione del Pdl, ha presentato un ordine del giorno contro Iacona e la sua trasmissione. Offende la Calabria, la motivazione. Subito sottoscritta da un altro big-boss delle tessere e dei voti,
Nicola Adamo, ex padrone del Pd, ora alla ricerca di nuove sponde politiche. Cose di Calabria, la terra dove
Santi Zappalà si dimette da consigliere regionale. L’onorevole arrestato per le sue frequentazioni con
Giuseppe Pelle, erede del capomafia di San Luca,
‘Ntoni Gambazza, lascia il palazzo che aveva conquistato alle ultime elezioni diventando il quarto degli eletti nel Popolo delle Libertà. Lo fa inviando una lettera senza polemiche, senza mai un riferimento al governatore Scopelliti e al partito che lo hanno scaricato subito dopo l’arresto.
Santi Zappalà, medico, è stato sindaco di Bagnara Calabra e consigliere provinciale, nel 2010 il grande salto: la candidatura al Consiglio regionale nelle fila del centrodestra del vincente Scopelliti. La destra è destinata a stravincere contro un centrosinistra travolto da scandali e divisioni fra i capobastone, i concorrenti sono tanti, per questo servono voti, appoggi elettorali, e senza andare troppo per il sottile. È il 27 febbraio del 2010 quando Zappalà varca il cancello di una villetta di Bovalino. È la residenza marina del boss
Giuseppe Pelle, la casa è imbottita di “cimici”. I carabinieri del Ros del colonnello
Giardina sentono Zappalà chiedere il sostegno elettorale del boss e della sua famiglia. Peppe Pelle ascolta in rispettoso silenzio, poi assicura: “Da parte nostra, dottore, ci sarà il massimo impegno”. Ma a dettare le condizioni è un imprenditore presente all’incontro: “Quando sposo una causa – dice l’uomo – e quindi io e gli amici miei diamo il massimo, nello stesso tempo noi desidereremmo avere quell’attenzione per come poi ce la accattiviamo, per simpatia ma per amicizia prima di tutto”. Il summit finisce con le mani del mafioso e del politico che si stringono. Santi Zappalà arriva in Consiglio regionale con 11052 voti preziosi per il successo del centrodestra e l’affermazione di Peppe Scopelliti. “Tranquillo, dottore, qui si parla di amicizia”, aveva assicurato il boss Pelle. A dicembre le manette, l’arresto, gli articoli sui giornali, il silenzio del governatore e del suo partito, a febbraio le dimissioni. A prendere il suo posto sarà
Gesuele Viliasi, ex assessore al Comune di Reggio e fedelissimo del governatore. Col quale, stando ad una telefonata intercettata dal Ros dei carabinieri, avrebbe condiviso il famoso pranzo per il cinquantesimo anniversario dei genitori di Vincenzo e Domenico Barbieri. A parlare della presenza dell’assessore è
Cosimo Alvaro, erede degli Alvaro di Sinopoli, alta mafia. “Al matrimonio c’erano proprio tutti – racconta il boss – il sindaco, Gesuele Viliasi e quelli della Margherita e dell’Udeur”. Tutti insieme allegramente. Viliasi, appena la notizia del pranzo venne pubblicata dai giornali, andò di corsa in procura per smentire decisamente la sua presenza. Scopelliti, invece, la sua presenza non l’ha mai smentita.
Enrico Fierro (il Fatto Quotidiano, 5 febbraio 2011)