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Malato per deporre, sano per fare il Procuratore PDF Stampa E-mail
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Scritto da Domenico Valter Rizzo   
Martedì 01 Marzo 2011 16:20
Favorito, com’è ormai noto, nella corsa per il posto di procuratore della Repubblica a Catania è l’attuale procuratore generale, Giovanni Tinebra. Nel suo vasto curriculum la gestione del pentito Scarantino, le indagini sui mandanti occulti delle stragi, i contatti con i legali di Berlusconi sempre su quelle indagini (con seguito di inchiesta affidata alla Procura di Catania e rapidamente archiviata nell’immediatezza del suo insediamento alla guida della Procura generale).

Il 26 gennaio scorso al processo Mori il dott. Tinebra era citato come teste dal pubblico ministero Nino Di Matteo ,ma ha presentato certificato medico, chiedendo, a causa delle sue precarie condizioni di salute, non solo di non testimoniare quel giorno, ma che si rinunciasse definitivamente alla sua testimonianza. Non un impedimento momentaneo, dunque, ma una condizione che non gli consente di essere interrogato in aula né ora né mai.

A questo punto si pone un interrogativo: se effettivamente Giovanni Tinebra sta così male da non potere deporre in un processo così importante, come fa a reggere l’ufficio che dirige e, soprattutto, come sarà possibile da parte del Csm affidargli la direzione della Procura distrettuale antimafia di Catania, una delle più importanti d’Italia? Se invece è in grado di reggere l’Ufficio e concorrere validamente alla guida della Procura di Catania, evidentemente quel certificato non è veritiero. Vale la pena di chiedersi allora perché non voglia testimoniare in quel processo…

Domenico Valter Rizzo

da AntimafiaDuemila e IlFattoQuotidiano

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Maurizio  - ...questione di pudore....   |2011-03-02 18:54:54
Sembrerebbe, leggendo questa notizia, che il Procuratore Generale Giovanni
Tinebra con questa nota e questo attestato medico volesse sugegrire "meglio
che io evito di rendere testimonianza" ed in questo sibillino anatema ci sta
dentro un bel pò di roba.

Tinebra, lo ricordiamo, di professione fa ancora
il Magistrato ed in quanto tutore delle Leggi dovrebbe sentire il dovere morale
e professionale di rendere testimonianza se in un procedimento si rende
necessario il suo contributo di conoscenze.

Invece lui preferisce allontanare
da se questo 'impegno', usando una formula che lascia intendere un 'non
preferisco testimoniare' o un ' meglio se non mi obbligate a testimoniare'
oppure adombra la possibilità di un nesso diretto tra possibile aggravarsi
delle sue condizioni precarie di salute e lo stress da testimonianza in
tribunale.

Certo è che usa argomenti risibili lasciando chiaramente
intendere che non vuole sottoporsi al giudizio della Legge, eppure essendo
ancora un Magistrato non dovrebbe comportarsi così.

Si può azzardare una
lettura più sociologica o psicoanalitica del soggetto Tinebra.
Preferisce, ove
possibile, evitare di dover testimoniare perchè se giura di dire la verità e
poi dovesse essere smentito rischierebbe la carriera, una condanna, ed il
prestigio personale.
Ma ancora prima di queste supposizioni: questo
comportamento è tipico di chi ha qualcosa da temere da eventuali giudizi sul
proprio operato, ed allora perchè Tinebra si comporta così?

E' ancora
pienamente titolato a ricoprire ruoli istituzionali così importanti in piena
coscienza?

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