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E se non fosse la ''solita'' intimidazione? PDF Stampa E-mail
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Scritto da Claudio Cordova   
Mercoledì 02 Marzo 2011 12:38

E’ la terza busta minatoria che riceve in poco più di un anno. La prima arrivò nel gennaio 2010, in un periodo caldissimo per la magistratura reggina, dopo l’attentato alla Procura Generale e il ritrovamento di un’auto con armi ed esplosivo, poi rivelatosi un bluff, nel giorno della visita del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. A maggio, invece, un’altra lettera: “Sei un uomo morto” gli scrivono. Frase accompagnata da una cartuccia caricata a pallettoni.

 

Ma l’ultima intimidazione ai danni del sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, sembra contenere in sé un sapore diverso. Il proiettile di AK-47, più comunemente noto come kalashnikov, può voler dire tante cose, soprattutto per il periodo in cui arriva. Il pm Lombardo, infatti, è impegnato, da mesi, in delicate indagini riguardanti soprattutto Reggio Calabria, il capoluogo. E’ lui il magistrato che sta ascoltando e verbalizzando le dichiarazioni dei due nuovi collaboratori di giustizia, Roberto Moio e Nino Lo Giudice.

 

In base alla legge, approvata a larga maggioranza nel 2001, infatti i pentiti hanno 180 giorni, sei mesi di tempo, per dire tutto quello che sanno e il tempo inizia a decorrere dal momento in cui il pentito dichiara la sua disponibilità a collaborare. Sia Moio che Lo Giudice hanno iniziato a collaborare con gli inquirenti nell’ottobre 2010, il periodo per acquisire importanti informazioni, dunque, si riduce ormai a poche settimane.

 

Lombardo, insomma, sta stringendo il cerchio sia sulla cosca Tegano, aiutato da Moio che, in qualità di nipote acquisito del superboss Giovanni Tegano, sta aiutando la Dda di Reggio Calabria a ricostruire l’organigramma della potente cosca di Archi, ma sta anche ascoltando Nino Lo Giudice che, mentre a Catanzaro parla di alcune intimidazioni che avrebbe ordinato contro i magistrati reggini, a Reggio sta ricostruendo l’ala militare della cosca di cui è stato il capo, come testimoniano gli arresti di Antonio Cortese e Domenico Gangemi.

 

Ma sulla scrivania di Lombardo vi è anche il delicato fascicolo dell’inchiesta “Meta”, l’operazione del giugno 2010, condotta dall’Arma dei Carabinieri che, oltre a ricostruire gli assetti di tre cosche storiche di Reggio Calabria, De Stefano, Condello e Libri, gettò uno squarcio anche su alcuni presunti intrecci tra ‘ndrangheta e politica. A reggere i fili sarebbe stato il boss Cosimo Alvaro, membro della ‘ndrina di Sinopoli, che avrebbe intrattenuto rapporti, diretti o per interposta persona, con alcuni soggetti che, a vario titolo, si sarebbero mossi, negli anni scorsi, ma non solo, nei palazzi del potere cittadino. Le indagini volgono al termine e non è detto che, nel corso dei mesi, la Dda non sia riuscita a trovare nuovi elementi per incastrare i colletti bianchi che, negli anni, di concerto con le cosche, hanno saccheggiato la città.

 

Insomma, se le precedenti intimidazioni potevano essere considerate quasi “fisiologiche” per un magistrato in prima linea come Lombardo, la terza, scoperta, presso l’ufficio postale di Lamezia Terme lunedì sera, appare ancora più inquietante soprattutto per la tempistica e per il momento, storico e investigativo, nel quale si incastra. Chiunque osservi, con competenza, le recenti evoluzioni della ‘ndrangheta reggina, non può non constatare che, nel giro di due anni e mezzo, siano finiti in galera i principali boss cittadini: da Pasquale Condello a Peppe De Stefano, fino a Giovanni Tegano.

 

E questo, negli ingranaggi della ‘ndrangheta, potrà anche significare qualcosa. Così come potrà significare qualcosa se davvero la Dda stringerà il cerchio sulle connivenze politiche e imprenditoriali, delle cosche.

 

Sugli “invisibili”.

 

Dopo la tempesta delle scorse ore su Reggio ha smesso di piovere. Ma c’è chi giura che la tempesta possa tornare presto.

Claudio Cordova

Da: Strill.it


Sostegno e solidarietà al Pm Giuseppe Lombardo della Dda di Reggio Calabria

A lui, va tutta la nostra solidarietà e sostegno, a lui diciamo: "forza!". Queste intimidazioni, da qualsiasi parte provengano, sono spregevoli e vili. Al Pm Lombardo va, inoltre, il nostro  grazie per il lavoro che svolge con coraggio e determinazione, per l’onestà e il senso dello Stato che porta avanti, nonostante la Calabria sia una Regione difficile e spesso spietata.
E come diceva Paolo Borsellino “sentire subito la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità, quindi della complicità”.

Movimento Agende Rosse

 

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