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Procura di Catania, "Tinebra sta male". Un suo certificato ostacola la nomina PDF Stampa E-mail
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Scritto da Alessandra Ziniti   
Sabato 05 Marzo 2011 18:45
Probabilmente il 26 gennaio 2010, quando avrebbe dovuto deporre in aula al processo contro il generale Mario Mori, a Giovanni Tinebra non passava neanche in testa l'idea di candidarsi alla carica di procuratore della Repubblica di Catania. Era già procuratore generale, incarico più alto e meno in prima linea, che evidentemente già sosteneva a fatica almeno a giudicare dal certificato medico inviato al tribunale di Palermo per giustificare la sua assenza e la richiesta di non essere più chiamato a deporre. 

"Sindrome parkinsoniana con riverbero neurovegetativo, disagio psicologico di base che si accentua nei momenti di stress arrivando talvolta a rallentare il flusso ideico e il rashival mnesico", certificava il dottore Erminio Costanzo dell'ospedale Cannizzaro di Catania. Oggi che Tinebra è il candidato più titolato a succedere a Vincenzo D'Agata, questo certificato - tirato fuori dal deputato radicale del Pd Rita Bernardini in una interrogazione parlamentare - pone un oggettivo ostacolo alla nomina di Tinebra di cui la commissione incarichi direttivi del Csm non potrà non tenere conto.

Anche perché agli atti del processo Mori c'è anche una lettera di accompagnamento indirizzata da Tinebra al pm Nino Di Matteo, nella quale l'alto magistrato sottolinea i suoi problemi di memoria e di reazioni emotive: "Le mie condizioni, così come descritte nella certificazione che allego - scriveva Tinebra a gennaio dell'anno scorso - consiglierebbero di soprassedere alla testimonianza richiesta. Ciò sia in relazione alla stancabilità da cui sono affetto ed alla non sempre brillante memoria di cui dispongo, sia in relazione alla scarsa coordinazione dell'attività fisica che mi affligge, scarsa coordinazione che mi comporta spesso reazioni emozionali assolutamente spropositate, circostanza questa che potrebbe viziare il giudizio di eventuali osservatori".

Condizioni di salute che appaiono poco conciliabili con gli impegni di capo di una Dda come quella di Catania alle prese con inchieste delicatissime a cominciare da quella sul governatore Lombardo indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Per questo, nella sua interrogazione al Guardasigilli Alfano, Rita Bernardini scrive che "la nomina di Tinebra costituirebbe grave pregiudizio per il funzionamento della Procura di Catania. Appare opportuno valutare una scelta coraggiosa con la nomina di un magistrato estraneo alla pervasività dei condizionamenti esterni".
(ha collaborato Rosa Maria Di Natale)

Alessandra Ziniti

da: Palermo.Repubblica.it

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