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L'incontro di Salvatore Borsellino a Casarano PDF Stampa E-mail
Video - Conferenze e Dibattiti
Scritto da Daniela Sansone   
Martedì 08 Marzo 2011 17:31

Fonte: gcvideo75
dal sito: TuttoCasarano.it


Casarano, 04/03/201

Sono Daniela Sansone e da alcuni mesi faccio parte del “Movimento delle Agende Rosse” di Salvatore Borsellino. È stato forte il richiamo verso questo movimento, colmo di valori importanti, nei quali credo.
fortemente, come la Giustizia la legalità e soprattutto la Verità, valore che invece manca da troppo, tanto tempo nella nostra Italia.

Viviamo in una società in cui tutto si sta perdendo. Dove sta realizzandosi un ribaltamento di valori morali ed etici, dove la libertà di informazione si sta sgretolando andando a rendere inattuato uno dei diritti sacrosanti della nostra Costituzione. Dove stanno venendo meno garanzie importanti in materia di amministrazione della Giustizia.

Tutto questo non mi ha lasciata indifferente, anzi mi ha spinto sempre di più a diventare parte di un movimento come quello creato da Salvatore, che grida e cerca solo una cosa: la verità.

Verità ma anche Voglia di un Italia migliore che fonda le sue basi su una politica pulita e libera da strane macchinazioni che vanno inevitabilmente a toccare anche noi cittadini che di quella amministrazione ne  siamo i primi beneficiari.

La verità che cerchiamo non è una verità solo per pochi o di pochi ma, invece, che coinvolge tutti perché, riguarda i fatti che hanno insanguinato l’Italia negli anni 92-93.

È una verità che ormai non può farci voltare dall’altra parte e restare indifferenti perché per quella verità sono morti prima Giovanni Falcone e poi Paolo Borsellino. Ed è per quella verità che oggi stanno lavorando e rischiando i magistrati di Palermo e Caltanissetta.

Su questa verità si dovranno costruire le basi di un Italia migliore e libera dai compromessi di una classe dirigente sporca e marcia, di una classe dirigente il cui leader detiene un impero economico e di informazione e che ci monopolizza, facendoci rimanere indifferenti e facendoci ritenere normali le sue esternazioni, facendoci ritenere normali i suoi comportamenti.

E io ora una cosa mi chiedo. Lo faccio da studentessa, da futuro magistrato, da cittadina Italiana. Ci sentiamo davvero rappresentati da questo personaggio? Ci sentiamo di ritenere giuste le sue leggi? Ci sentiamo di assolvere i suoi comportamenti?

Ciò che poi sconvolge, è che abbiamo al governo un leader che ha come braccio destro un condannato in primo e secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Una condanna pesantissima che mette in luce il perverso rapporto tra mafia e politica.

Oppure che si avvale della vicinanza di persone come Previti, condannato nel 2006 e nel 2007 per corruzione nei processi IMI SIR e MONDADORI.

Ma ciò che poi è bello, ed è quello che risulta dalle sentenze che definiscono i processi, che a venire condannato non è il diretto responsabile. Lui rimane magicamente impunito perché nel frattempo si è fatto leggi, leggine, scudi, lodi per garantirsi l’impunità. A venire condannati sono i suoi compari...

Noi non possiamo più rimanere inermi davanti a questo scempio dello Stato. Dobbiamo reagire. È necessario un risveglio delle coscienze, è necessario che gli italiani ma soprattutto NOI giovani italiani, riprendiamo in mano la nostra società e ci battiamo per il nostro futuro.

Abbiamo il dovere morale di mettere in carreggiata il paese, di farlo progredire di liberarlo da questo “puzzo del compromesso morale”, per usare un’espressione tanto cara a Paolo.

Ecco che la coscienza antimafia, deve necessariamente partire da una consapevolezza di fondo: occorre una politica che faccia seriamente antimafia, che aiuti i magistrati a scoprire la verità che non li ostacoli nel loro lavoro. Ma non potremmo mai farlo se prima non mandiamo a casa questa compagine governativa.

Ciò determinerebbe un passo verso il cambiamento, che però implica una buona dose di coraggio: quella di guardare in faccia la verità. Dobbiamo farci una semplice domanda. Cosa si nasconde dietro le stragi che hanno insanguinato l’Italia? Dietro di esse si celano i misteri più oscuri su cui si è costruita la Seconda Repubblica: come diceva il Dottor Ingroia, e si tratta di un concetto fondamentale, la “Seconda Repubblica affonda i suoi pilastri nel sangue”  e che la scomparsa dell’Agenda Rossa è la scatola nera in cui sono custodite le risposte al quelle domande che tormentano la mente e il cuore di Salvatore. Ma sono anche le nostre domande, perché l’Italia è la nostra terra.

Questo movimento, che è movimento spontaneo perché nasce dalla voglia di verità di Salvatore, ha trovato nei giovani e a anche in meno giovani gli interlocutori perfetti e si propone di denunciare il desiderio di verità di cui ormai sentiamo la necessità.

L’agenda rossa è simbolo di lotta, della lotta di una coscienza democratica che ama l’Italia, ama la libertà e soprattutto ama la giustizia. Affinché, questa Italia sia un paese che, libero da paure, possa avere il coraggio di fare i conti col proprio passato; di declinare al futuro i valori fatti propri dal costituente quando scrisse la nostra Carta Fondamentale nata dal sangue della Resistenza; perché la nostra Italia sia un paese democratico che non abbia paura dell’informazione e delle procure che indagano.

In questo quadro si inserisce poi il ruolo fondamentale che la scuola ha nella formazione dei giovani del domani.

La scuola deve offrire un adeguata educazione alla legalità che possa formare le future generazioni a comprendere i valori su cui si fondano le basi di una società giusta ed equa. Spero fortemente che il movimento delle Agende Rosse possa contribuire a questa formazione, affinché ogni giovane, avendo come bussola i valori di Paolo Borsellino possa orientare la propria vita alla sua opera. E soprattutto che comprenda il senso dell’istituzione che il Giudice rappresentava perché questo possa incoraggiare tutti a sostenere l’impegno e l’azione della magistratura, oggi delegittimata dai media e lasciata sola. Questa è la forma più efficace con cui oggi un giudice viene ucciso: pensiamo alle vicende che hanno visto protagonisti il dottor De Magistris per esempio. Oppure a quello del direttore del TG1, Augusto Minzolini, che in un "suo" editoriale ha attaccato il dott. Antonio Ingroia, PM della Procura di Palermo, reo di indagare sulla ormai nota "trattativa" tra stato e mafia.

Abbiamo delle guide che ci accompagnano in questo percorso: Salvatore è una di queste. Lui ci ha insegnato che ora è tempo di resistere e noi non dobbiamo deluderlo. Abbiamo deciso di lottare con te, accanto a te affinché Paolo non sia solo uno dei tanti uomini che hanno sacrificato la loro vita per lo Stato, ma sia sempre vivo in noi, in tutti coloro che lo hanno scelto come modello di vita e di valori umani.

Daniela Sansone


 

Fonte: generazionecursi1

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