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Il professor Veronesi e il mafioso PDF Stampa E-mail
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Scritto da Benny Calasanzio   
Venerdì 25 Marzo 2011 16:57
No, non è proprio un bel periodo per il professor Umberto Veronesi, celebre oncologo ed ex ministro della Sanità per poco più di un anno, dal 2000 al 2001 durante il governo Amato. Il luminare, che oggi è Presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, deve fronteggiare l’ondata di polemiche e insicurezze che ha investito l’Italia dopo il disastro nucleare di Fukushima, sulla cui entità ancora è impossibile fare bilanci.

A queste magagne oggi si aggiunge la riedizione di un libro, “Mafia a Milano. Sessant’anni di affari e delitti” (Melampo editore) (qui la recensione per Micromega.it), che arriva oggi nelle librerie. Il libro, che racconta la scalata delle mafie fino ad Duomo, racconta anche un episodio che vede protagonista il gangster mafioso di origini catanesi, Angelo Epaminonda, e il celebre oncologo Umberto Veronesi, che lo va a trovare quando “il Tebano” è ricoverato a Milano. Ecco il gustoso estratto dal volume appena uscito:

Una volta, ricoverato all’Istituto dei tumori di Milano per un melanoma al piede, riceve la visita del padre dell’oncologia italiana, Umberto Veronesi. Ecco, nel racconto di Epaminonda, la dinamica dell’episodio. Il Tebano, allarmato dalla presenza del medico, esclama: “Sto così male?”, e Veronesi: “Si calmi Epaminonda. Volevo solo darle il benvenuto. Un amico mi ha parlato di lei”. “E chi è questo signore?”. “Uno che era ospite del suo stesso collegio. Proprio ieri ho ricevuto posta da San Vittore”. Veronesi si riferisce a un “professore” che Epaminonda ha conosciuto durante l’ultimo periodo di detenzione. I giorni seguenti, le visite del medico al ricoverato si intensificano e appaiono sempre più sdolcinate: “Allora, come va il nostro malato?”. Fino a quando, una mattina, Veronesi sputerebbe il rospo: “Vorrei parlare del nostro amico comune. Ho saputo che se la passa piuttosto male. Vorrei che gli desse una mano”. Ed Epaminonda non si tira indietro: “Le garantisco che d’ora in poi sarà trattato come un pascià”. Detto fatto. Con il risultato di diventare, a sua volta, il paziente più coccolato del reparto.

fonte: BennyCalasanzio.blogspot.com

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