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Stragi, mafia: Violante, rifiutato incontro riservato con Ciancimino PDF Stampa E-mail
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Scritto da Asca e AdnKronos   
Martedì 29 Marzo 2011 16:43
29 marzo 2011. Luciano Violante, quando presiedeva la Commissione parlamentare antimafia, si rifiuto' di incontrare ''riservatamente'' l'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino. Lo ha rivelato lui stesso nel corso di una audizione presso la Commissione antimafia che lo ha ascoltato sui lati oscuri legati alle stragi dei giudici Falcone e Borsellino.
Violante ha riferito che fu l'allora colonnello Mario Mori ad informarlo che ''Ciancimino intendeva incontrarmi riservatamente''.
''Aggiunse che Ciancimino - ha proseguito in audizione Violante - aveva da dire cose importanti e che naturalmente avrebbe chiesto qualcosa. Gli dissi che non facevo incontri riservati - ha spiegato all'antimafia Violante - e Ciancimino, se voleva, poteva chiedere alla Commissione in forma ufficiale di essere sentito''.
Le richieste in questo senso di Mori furono almeno tre, ha poi ricordato Violante, ma ''non le interpretai come una richiesta relativa alla cosidetta 'trattativa', ne' avrei potuto farlo perche' all'epoca non c'era alcun sospetto di questo genere''.
gc/sam/rl

Fonte Asca.it

«Mori sostiene di non avermi mai chiesto un colloquio riservato con Ciancimino. Io lo ricordo con precisione. ...

In tre occasioni l'allora colonnello Mori mi disse che Ciancimino voleva avere un incontro riservato con me. E tutte e tre le volte, risposi di no». Così Luciano Violante, audito oggi dalla commissione Antimafia, da lui presieduta tra il 1992 e il 1994, parla della presunta 'trattativà tra Stato e Cosa Nostra. «Pochi giorni dopo l'istituzione della Commissione», a fine settembre '92, «Mori, che conoscevo come eccellente investigatore dai tempi della lotta al terrorismo - ricostruisce l'ex presidente della Camera - venne a trovarmi in ufficio e mi informò che Ciancimino intendeva incontrarmi riservatamente. Aggiunse che Ciancimino aveva da dire cose importanti e che naturalmente avrebbe chiesto qualcosa. Gli dissi che non facevo incontri riservati: Ciancimino, se voleva, poteva chiedere alla commissione in forma ufficiale di essere sentito». Davanti alla commissione di palazzo San Macuto presieduta da Giuseppe Pisanu, Violante ricostruisce anche la vicenda della mancata convocazione di Ciancimino, e spiega che la commissione «decise che l'audizione di Ciancimino sarebbe venuta soltanto dopo l'audizione dei procuratori distrettuali delle aree più esposte e dopo l'audizione di quei collaboratori di giustizia che potessero essere ritenuti particolarmente utili per tracciare un quadro generale del fenomeno mafioso». «Prima di ascoltare Ciancimino - rimarca Violante - la commissione intendeva infatti acquisire le informazioni necessarie a disporre di un quadro attendibile e preciso dello stato della mafia e dei suoi rapporti con la politica». Nella lettera, arrivata alla segreteria della commissione il 29 ottobre 1992 e probabilmente «consegnata a mano alla portineria di palazzo San Macuto», Ciancimino scriveva di «voler intervenire sull'omicidio dell'onorevole Lima». «Se avesse voluto fornire informazioni rilevanti dal punto di vista giudiziario - osserva Violante - avrebbe chiesto ai magistrati di essere sentito. Dal contenuto delle lettera, e come era stato a me anticipato dal colonnello Mori, Ciancimino intendeva fornire anche interpretazioni politiche degli omicidi di mafia». «Era quindi necessaria la più ampia cautela - rimarca Violante nella sua audizione in Antimafia - per non trasformare la commissione in una sorta di palcoscenico di questo discutibile personaggio. Ciancimino -sottolinea- non era un collaboratore di giustizia, era legato a Cosa Nostra e, dati i trascorsi, era improbabile che intendesse rivelare tutta la verità e contribuire alla lotta alla mafia». «Insomma -scandisce Violante- Ciancimino avrebbe potuto avere un proprio specifico interesse a fornire alla commissione elementi devianti. A quel tempo la commissione era ancora priva di un quadro dei rapporti mafia e politica che fosse attendibile e non condizionato dalle appartenenze di ciascuno di noi». «Non volevamo -ribadisce Violante- che la commissione potesse essere utilizzata da questo discutibile personaggio per lanciare messaggi che avrebbero potuto inquinare il nostro lavoro e anche le indagini giudiziarie». Così si decise di sentire Ciancimino «solo dopo aver acquisito ogni elemento chiarificatore sui rapporti tra mafia e politica, tanto più che nella lettera non era indicata alcuna ragione di urgenza». Perciò, «solo dopo aver acquisito ogni elemento chiarificatore sui rapporti tra mafia e politica, la commissione avrebbe potuto valutare compiutamente le dichiarazioni di Vito Ciancimino e non essere depositaria passiva e disinformata delle sue valutazioni». Ma Ciancimino venne arrestato il 23 dicembre 1992. «A quel punto -spiega Violante- nel rispetto delle distinte competenze, la commissione doveva attendere che l'autorità giudiziaria terminasse i suoi interrogatori. Ciancimino -ricorda l'ex presidente dell'Antimafia- venne interrogato dall'autorità giudiziaria per tutto il 1993. Le Camere vennero sciolte il 16 gennaio 1994. Questa -conclude Violante- è la ragione della mancata convocazione».

Adnkronos

Fonte AntimafiaDuemila
 









 

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