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Vigevano, la lotta solitaria di Borsellino PDF Stampa E-mail
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Scritto da v.b. e ila. cav.   
Martedì 29 Marzo 2011 20:19
VIGEVANO. Una lezione di legalità. Ieri mattina, al teatro Odeon, le associazioni "Libera" e "La Barriera" e dal Liceo Cairoli, che ha avuto per protagonista Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992. «Noi abbiamo rifiutato i funerali di Stato - esordisce il fratello del magistrato, che oggi ha 68 anni - perché per noi, la morte di mio fratello non è un semplice fatto di mafia. Dietro ci sono le istituzioni. Lo Stato ha voluto che morisse. La via sarebbe dovuta essere sgombra, invece è stato permesso il transito delle vetture e, tra quelle, anche dell'auto imbottita di un esplosivo usato dai nostri servizi segreti, non di tritolo».  «La mafia - prosegue - non era interessata ad eliminare un secondo giudice dopo soli 57 giorni dalla scomparsa di Giovanni Falcone. Ma mio fratello aveva scoperto qualcosa. Negli ultimi tempi girava in modo ossessivo, quasi come un pazzo, ripetendo "Devo fare presto, devo fare presto". E soprattutto, in molti erano interessati alla sua agenda rossa, quella in cui, dopo aver raccolto le ultime parole dell'amico Falcone, aveva iniziato ad annotare ogni cosa riguardo le sue indagini». L'esponente del movimento "Agende Rosse" (definisce infatti fondatori tutti quei giovani che gli hanno ridato la speranza nel futuro), cita poi gli errori giudiziari e gli atti di omertà nelle indagini sulla morte del fratello. Al termine Borsellino è stato salutato dai ragazzi del liceo Cairoli con un fragoroso applauso. (v.b. e ila.cav., laprovinciapavese.gelocal.it, 27 marzo 2011)



















 

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