L'ex ministro della Giustizia è stato sentito questo pomeriggio dal procuratore capo Francesco Messineo, dall'aggiunto Antonio Ingroia e dai sostituti Antonino Di Matteo e Lia Sava. L'esponente della Lega aveva rivelato il suo rifiuto ad una proposta di trattativa da parte della mafia nel 2004
19 aprile 2011. Questo pomeriggio i magistrati della Dda di Palermo che indagano sulla trattativa tra lo Stato e la mafia hanno sentito l'ex Ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli. Due settimane fa l'esponente della Lega aveva rivelato l'esistenza di alcune avances da parte boss di Cosa Nostra nei confronti dello Stato nel 2004, proprio nel periodo in cui era ministro del secondo governo Berlusconi. Secondo l'ex guardasigilli alcuni boss detenuti in regime di 41 bis avevano proposto di dissociarsi da Cosa Nostra in cambio di alcuni benefici carcerari. Le dichiarazioni di Castelli avevano "sconcertato" il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari che aveva smentito in toto le dichiarazioni dell'ex ministro: "Non mi risulta alcuna trattativa con Cosa Nostra nel 2003 - 2004 - aveva dichiarato Lari - Castelli ha comunque l'obbligo di andare dinanzi alla competente autorità giudiziaria e dire chi lo ha contattato, e come mai di questa vicenda non sia stata informata l'autorità giudiziaria". La Procura di Palermo ha subito acquisito i verbali delle interviste in cui Castelli rivelava la "trattativa del 2004". Ora l'ex guardasigilli è stato chiamato a chiarire come si svolsero i fatti davanti al procuratore capo Francesco Messineo, all'aggiunto Antonio Ingroia e ai sostituti Antonino Di Matteo e Lia Sava.